4.3.13

Pronto Soccorso di Rovigo e Ospedali Polesani


Una migliore organizzazione è possibile, per gli ospedali pubblici e per le strutture convenzionate.
Una proposta, anche economica, di Guglielmo Brusco.

Pubblico il testo del comunicato dell'assessore provinciale alle sanità.

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Ieri sera alle ore 23, mi sono recato, come ogni tanto faccio, al Pronto Soccorso di Rovigo per verificare la situazione, dal lato dell’utenza. C’erano molte persone e i tabelloni informavano che i pazienti presenti erano 29, di cui 21 in Trattamento e 8 in Attesa. Per i codici Bianchi (i meno gravi ma pur sempre riferiti a persone sofferenti) i tempi di attesa erano previsti in 3 ore e 50 minuti. Per i codici Verdi, 1 ora e 20 minuti.
Per il P.S. di Trecenta, c’erano 5 persone in trattamento e nessun paziente in attesa. Ora, sapendo che studi recenti indicavano che il 20% delle persone soccorse dalle ambulanze di Castelmassa e Trecenta, non andavano al Pronto Soccorso del San Luca, bensì a Rovigo, mi sono chiesto: perché non si potenzia l’organizzazione del nosocomio altopolesano, onde evitare a tanti cittadini spese e disagi e contemporaneamente favorire un alleggerimento di lavoro per il sovraffollato Pronto Soccorso di Rovigo?
Persino una signora presente ha detto sostanzialmente queste cose: “Era meglio andare a Trecenta. Io ci sono stata e ci sono bravi operatori e i tempi di attesa non esistono”.

Detto questo, credo di dover ringraziare tutto il personale del Pronto Soccorso di Rovigo e del San Luca di Trecenta. Ho avuto notizie di un possibile indebolimento della squadra del Pronto Soccorso di Rovigo. Spero non sia vero e auspico invece che il personale di queste unità, sia rafforzato in modo che questi operatori guidati dal Dr. Kusstatscher, fondamentali per salvare vite umane, siano messi nelle condizioni migliori e non nelle peggiori.

Detto questo, credo che qualcuno si chiederà: dove troviamo le risorse?

Io credo che sia la stessa domanda che si è posto in questi giorni il Direttore Generale dell’ULSS 18, quando ha affermato che 6 ospedali per acuti sono troppi per 240 mila abitanti.

La risposta certamente non è semplice, ma non può partire come fatto in questi ultimi due decenni, dal taglio dei posti letto e dei servizi gestiti dal pubblico e dalla quasi intoccabilità dei posti letto e dei servizi dei privati.
Basta con questo comportamento della Regione. Prima, con i fatti e non solo a parole, faccia gli interessi delle strutture pubbliche. Faccia funzionare bene gli ospedali pubblici per acuti, li rafforzi sia nella loro pianta organica (acquisendo al proprio servizio, eventualmente anche personale proveniente dalle strutture private) che nell’ambito impiantistico e tecnologico. Le macchine per diagnosi e cura pubbliche, devono essere fatte funzionare molto di più. Anche dal punto di vista economico questa è la strada vincente.

I soggetti privati vanno salvaguardati, per i ruoli che possono svolgere al di fuori di quello che fanno e possono fare gli ospedali ed ambulatori pubblici. Ad esempio, il settore Urgenza-Emergenza di Porto Viro, non deve essere indebolito.
Si potrebbe pensare all’uso di qualche struttura privata quasi solo per utenza extraregionale, oppure alla conversione di gran parte degli attuali posti letto privati polesani, adibiti a prestazione già erogate dagli ospedali pubblici (i cosiddetti doppioni) a letti di ospedale di Comunità, quelle strutture intermedie di cui parla il Piano Regionale Socio Sanitario.

Dopo vent’anni sarebbe ora che la regione pensasse molto di più al pubblico, rispetto a quello che è stato fatto fino ad oggi. Questo indipendentemente dalle indagini in corso sul discutibile uso di tanto denaro pubblico andato ai privati della sanità veneta, in questi ultimi anni.

Auspico anche che a difesa degli ospedali pubblici, le amministrazioni comunali interessate facciano veramente una difesa forte, chiamando in causa se purtroppo ce ne fosse bisogno, sia l’autorità giudiziaria (interruzione di pubblico servizio?) sia la giustizia amministrativa (TAR).

Rovigo, 2 marzo 2013

Brusco Guglielmo – Assessore Provinciale alla Salute
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