Un seminario della Fondazione per la Sicurezza in sanità rilancia il tema della tenuta del sistema. I dati presentati da Spandonaro (Tor Vergata) dimostrano che spendiamo molto meno dei principali Paesi UE. E viene fuori la proposta di un ticket "mobile" in base alle necessità di finanziamento.
E’ giusto parlare ancora di sostenibilità del sistema sanitario italiano? La domanda non è retorica perché, nonostante i dati dimostrino inequivocabilmente che la nostra spesa sanitaria (sia pubblica che privata) sia molto inferiore a quella dei nostri partner europei più importanti, il tema della tenuta del sistema alla luce della crisi economica resta di massima attualità.
A dire il vero nessuno dei programmi elettorali dei partiti oggi rappresentati in Parlamento mette in discussione l’esistenza di un sistema sanitario pubblico e universale e nessuno sembra, almeno sulla carta, propenso a intraprendere strade alternative.
Ma resta il fatto che tutti, tranne il Movimento 5 Stelle che in campagna elettorale ha detto di voler restituire al Ssn le risorse tagliate dalle ultime manovre, sembrano convinti che con la penuria di soldi pubblici a disposizione si dovrà per forza fare i conti.
Per questo il seminario di studio promosso l'altro ieri dalla Fondazione per la Sicurezza in Sanità presieduta da Vasco Giannotti, ha fatto bene a porre la sostenibilità come il primo nodo da affrontare se si vuole provare a parlare della sanità del futuro.
In questo contesto la scelta di affidare a Federico Spandonaro la relazione introduttiva dei lavori è emblematica di un approccio diverso al tema.
Per il docente di Economia di Tor Vergata, infatti, piuttosto che parlare ancora di sostenibilità è bene che si inizi a discutere di “compatibilità”, intesa come compatibilità tra finanziamento disponibile e obiettivi di assistenza da perseguire come espressione di una precisa scelta politica.
I dati di Spandonaro, infatti, non lasciano dubbi. Comunque li si intrecci, e considerando anche l’aliquota di spesa privata, l’italiano ha un “portafoglio” sanità a disposizione inferiore del 34% a quello dei cittadini dell’Europa a 10, se si considera pubblico e privato, e del 32% in meno se si prende in esame solo la sanità pubblica.
A dire il vero nessuno dei programmi elettorali dei partiti oggi rappresentati in Parlamento mette in discussione l’esistenza di un sistema sanitario pubblico e universale e nessuno sembra, almeno sulla carta, propenso a intraprendere strade alternative.
Ma resta il fatto che tutti, tranne il Movimento 5 Stelle che in campagna elettorale ha detto di voler restituire al Ssn le risorse tagliate dalle ultime manovre, sembrano convinti che con la penuria di soldi pubblici a disposizione si dovrà per forza fare i conti.
Per questo il seminario di studio promosso l'altro ieri dalla Fondazione per la Sicurezza in Sanità presieduta da Vasco Giannotti, ha fatto bene a porre la sostenibilità come il primo nodo da affrontare se si vuole provare a parlare della sanità del futuro.
In questo contesto la scelta di affidare a Federico Spandonaro la relazione introduttiva dei lavori è emblematica di un approccio diverso al tema.
Per il docente di Economia di Tor Vergata, infatti, piuttosto che parlare ancora di sostenibilità è bene che si inizi a discutere di “compatibilità”, intesa come compatibilità tra finanziamento disponibile e obiettivi di assistenza da perseguire come espressione di una precisa scelta politica.
I dati di Spandonaro, infatti, non lasciano dubbi. Comunque li si intrecci, e considerando anche l’aliquota di spesa privata, l’italiano ha un “portafoglio” sanità a disposizione inferiore del 34% a quello dei cittadini dell’Europa a 10, se si considera pubblico e privato, e del 32% in meno se si prende in esame solo la sanità pubblica.
16 marzo 2013
Leggi la notizia completa.
Nessun commento:
Posta un commento