23.12.18

Il Servizio sanitario nazionale compie 40 anni. Lunga vita al Ssn! Le riflessioni di Gimbe


Purtroppo il 40° compleanno del SSN, la più grande conquista sociale dei cittadini italiani, avrebbe richiesto un clima ben diverso, visto che ormai da anni il centro del dibattito è inevitabilmente occupato dal tema della sostenibilità del SSN, che vive una “crisi esistenziale” senza precedenti.  Considerato che numerosi paesi hanno già abbandonato il modello di sanità pubblica, i 40 anni del SSN devono rappresentare un momento di riflessione per chiedersi a cosa serve realmente un servizio sanitario nazionale

23 DIC - Il 23 dicembre 1978 il Parlamento approvava a larghissima maggioranza la legge 833 che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per attuare l’art. 32 della Costituzione. Un radicale cambio di rotta nella tutela della salute delle persone, un modello di sanità pubblica ispirato da princìpi di equità e universalismo, finanziato dalla fiscalità generale, che ha permesso di ottenere eccellenti risultati di salute e che tutto il mondo continua ad invidiarci.

Uno studio molto complesso della Fondazione GIMBE.
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20.12.18

CITTADINANZaTTIVA, presentato il XXI Rapporto PIT Salute

fonte: cittadinanzattiva.it Studio condotto nel 2017

Costi e liste di attesa bloccano l’accesso alle cure: abrogare il Superticket in Legge di Bilancio e approvare subito il nuovo Piano Nazionale sulle Liste di Attesa.

Sempre di più le segnalazioni di cittadini che denunciano di non poter accedere ai servizi sanitari: nel 2017 si tratta di oltre un cittadino su tre (37,3%, il 6% in più rispetto all’anno precedente) fra quelli che si sono rivolti a Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Le liste di attesa, soprattutto per esami diagnostici come mammografie, risonanze e tac, e i costi a carico dei cittadini, in particolar modo per ticket, farmaci e prestazioni in intramoenia, restano le note dolenti per curarsi nel nostro Paese.
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Assistenza territorialeCirca il 15% dei cittadini segnala carenze nell’assistenza territoriale, in particolare incontrano difficoltà nell’assistenza primaria di base, ossia quella erogata da medici di famiglia, pediatri e guardie mediche: si segnala il rifiuto delle prescrizioni (30,6%), l’inadeguatezza degli orari (20,7%), la sottostima del problema segnalato dal paziente (15,6%).
Seconda voce è quella dell’assistenza residenziale, per la quale i cittadini lamentano i costi eccessivi (35%), la scarsa assistenza medico-infermieristica (28,9%), le lunghe liste di attesa (24,6%).
Scarsa qualità del servizio, carenza di strutture e di posti letto sono invece i problemi indicati come prioritari per la riabilitazione in ricovero (50,3%), domiciliare (26,9%) e ambulatoriale(23,7%). In particolare, per i servizi di riabilitazione a domicilio, le persone lamentano disagi nella erogazione del servizio (58,7%) e ore insufficienti (41,3%).
In tema di assistenza domiciliare, un terzo circa dei cittadini segnala problemi di informazione e di eccessiva burocrazia, mentre circa il 14% lamenta l’inesistenza del servizio sul proprio territorio.
Chi ne risente di più sono adulti con gravi disabilità (47.3%), anziani appena operati o dimessi (27,7%), malati cronici (18%) e bambini con disabilità (7%).
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Invalidità ed handicapPur in calo rispetto allo scorso anno, le segnalazioni inerenti l’invalidità civile (12,2%) evidenziano come sempre la lentezza dell’iter burocratico (50,5%), a seguire l’esito negativo degli accertamenti (26,7%) e i lunghi tempi per l’erogazione dei benefici e delle agevolazioni (16,6%). Per la convocazione a prima visita si può attendere fino a 7 mesi e mezzo, per la ricezione del verbale fino a 9 mesi e mezzo e per la erogazione dei benefici economici anche 12 mesi. In media per tutto l’iter il cittadino attende 12 mesi.

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19.12.18

Crisi della sanità. Parte prima, l'informazione


Tutto sommato, anche se con qualche crepa, ancora regge la leggenda del buon servizio sanitario italiano. E come un mantra ci viene ripetuto che in Veneto c'è la miglior sanità d'Italia.

Leggende e miti che si sostengono anche grazie alla pigrizia con cui l'informazione tratta l'argomento: pronta a gridare allo scandalo per qualche macroscopico caso di malasanità, trascura ciò che accade tutti i giorni, lo stillicidio che erode piano piano la qualità e la quantità dei servizi; ignora la progressiva, strisciante, privatizzazione; registra le rassicurazioni dei direttori generali delle Ulss senza verificarle poi nei fatti.

Chi segue questo blog e ciò che accade in Veneto e, in particolare, in polesine, sa che la nostra sanità è in gravissima crisi.
Il personale scarseggia, mancano infermieri, tecnici e operatori sociosanitari. I medici ospedalieri vanno in pensione e non vengono sostituiti, quelli che restano sono costretti a turni massacranti e, chi può o non ce la fa più, scappa verso le cliniche private.
Ora cominciano a scarseggiare anche i medici di famiglia o medici di base o medici di medicina generale come dir si voglia (vedi il post Incognite sull'ambulatorio di medicina di base di Castelguglielmo). Entro due o tre anni una grossa fetta di questi andrà in pensione e non si vede chi li possa sostituire perché mancano laureati specializzati.

Una sanità con l'acqua alla gola, insomma. A conferma arriva uno studio di Eurostat rilanciato da quotidianosanità.it che titola:
Spesa sanitaria. Eurostat certifica gap negativo tra Italia e i maggiori partner UE: spendiamo il 68% in meno della Germania, il 47% in meno della Francia e il 19% in meno del Regno Unito.
Per la sanità investiamo troppo poco e, per il momento, nessuno fa miracoli.

13.12.18

Badia Polesine, la Casa di riposo verso forti aumenti delle rette. La protesta dei famigliari

Aumenti per 200mila euro l'anno

Il Comitato Famigliari degli ospiti della Casa di riposo, preoccupato per le pesanti ricadute economiche, ha diffuso il comunicato sotto riportato.


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RETTE CASA DI RIPOSO


Perché sono sempre gli anziani a pagare?


Il Consiglio di amministrazione della Casa di riposo di Badia intende aumentare considerevolmente le rette, tra i 60 e i 150 euro al mese per ospite.
Secondo gli amministratori ciò è dovuto all'aumento dei costi per il personale, alle spese per la manutenzione straordinaria di alcuni impianti e all'aumento delle spese ordinarie per luce, acqua, gas e, persino, degli alimenti.
Eppure più volte nel corso degli ultimi anni ci è stato detto che la retta pagata era sufficiente per mantenere il servizio. Ora, improvvisamente, le rette aumentano per 200mila euro l'anno.
Chiediamo al CdA:

Perché non si impegna la politica, locale e regionale, a sollecitare l'approvazione della riforma delle case di riposo (Ipab)? La regione Veneto è l'unica a non averlo fatto.
Perché non si chiede all'Ulss un effettivo riconoscimento dei casi di non autosufficienza? Eppure il CdA ammette che, in tal caso, non ci sarebbe bisogno di aumentare le rette: la Regione dovrebbe corrispondere un consistente contributo.
E perché non sollecitare il consiglio comunale, i partiti, a promuovere una riforma del trattamento fiscale che parifichi le strutture pubbliche a quelle private convenzionate?

Badia Polesine, 12 dicembre 2018


Comitato Famigliari degli ospiti della Casa di riposo

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Scarica il comunicato in formato pdf

6.12.18

Incognite sull'ambulatorio di medicina di base di Castelguglielmo


A fine dicembre il dott. Maurizio Passerini andrà in pensione ma non si sa ancora chi lo sostituirà nell'ambulatorio di Via Magenta.


L'Ulss ha fatto recapitare ai pazienti del dott. Passerini (circa 1.700) l'invito a scegliere un nuovo medico. Nessuna indicazione su chi farà servizio a Castelguglielmo nell'ambulatorio recentemente ristrutturato dall'amministrazione comunale.

Ai cittadini che si sono rivolti al punto sanità sono state date risposte che non mancano di preoccupare. Dall'invito a scegliere un nuovo medico nelle vicinanze, prima che raggiunga il massimale, all'affermazione che nell'ambulatorio di Castelguglielmo non verrà nessuno.

Oggi pomeriggio c'è stata la riunione della conferenza dei sindaci dell'Ulss 5 ma, invece di chiarirsi, il problema si è complicato. Oltre al dott. Passerini, infatti, andrà in pensione anche il dott. Ferrigato (quasi 1.300 pazienti) della medicina di gruppo di Ceneselli-Trecenta. Si assottiglia così il ventaglio dei professionisti tra i quali poter scegliere mentre aumenta il numero dei pazienti che rimarranno senza medico di fiducia.

Al momento non si sa se, ed eventualmente chi, farà servizio presso l'ambulatorio di Via Magenta a Castelguglielmo.