fonte: Il mattino di Padova 03 05 2021
Il Covesap e il prof Fulvio Ursini in difesa del microbiologo dell'Università di Padova
Non
ci sarà il professor Andrea Crisanti domani in commissione Sanità,
a palazzo Ferro Fini, a spiegare i suoi dubbi scientifici
sull'efficacia dei tamponi rapidi nella prevenzione al Covid. I
rappresentanti dell'opposizione restano convinti che la sede del
dibattito sia il consiglio regionale, che inizia alle 15, ma sarà
difficile che il presidente Zaia partecipi al dibattito. Lui ci sarà
alle 12, quando Sonia Brescacin aprirà i lavori con le audizioni dei
9 consulenti chiamati a spiegare nel dettaglio su quali basi siano
stati adottati i provvedimenti per contrastare la pandemia.
La
trasmissione Report Rai 3 ha portato a galla l'altra faccia della
medaglia, quella della sofferenza di chi a Montebelluna e nelle case
di riposo ha visto la sanità al collasso, con il boom di ricoveri e
decessi quando il Veneto era in zona gialla.
Il
Covesap, il coordinamento della sanità pubblica con una nota firmata
da 66 esponenti, scrive che la trasmissione Rai ha portato a galla
l'anomalia veneta, di una «Zona Gialla conservata malgrado la
situazione pandemica fosse fuori controllo.
Di
fronte a questa situazione, il Covesap condanna la denuncia per
diffamazione al professor Crisanti presentata da Azienda Zero» in
merito alla ricerca sull'esito dei tamponi rapidi. Il coordinamento
esprime solidarietà al professor Crisanti e gli riconosce il ruolo
fondamentale svolto fin dalle prime ore della lotta alla pandemia.
«Non si può accettare che chi lavora al servizio della scienza
possa essere oggetto di minacce e denunce a causa dei risultati dei
propri studi», conclude la nota.
Sulla
vicenda prende posizione per la seconda volta il professor Fulvio
Ursini, decano del dipartimento di Chimica biologica, confluito
nell'Istituto di medicina molecolare dell'ateneo di Padova. Dopo aver
ribadito «stima e rispetto scientifico al professor Crisanti», il
docente esprime «una forte perplessità per un fatto cui mai mi
sarei aspettato di dover assistere. Mai, almeno in tempi moderni, si
è visto che fare ricerca e presentare dati verificabili potesse
suscitare in chicchessia una reazione che configuri un'azione
diffamatoria. Mai mi sarei aspettato una simile mancanza di rispetto
non solo di una persona, quanto dell'operare scientifico e accademico
stesso. La libertà di pensiero non si può scindere dall'attività
di ricerca».