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16.9.21

Quattro indizi sul rischio privatizzazione SSN

di Rosy Bindi, Nerina Dirindin e Marco Geddes

Associazione Salute diritto fondamentale

14 settembre 2021

Segnalo questo importante articolo dell' Associazione Salute diritto fondamentale, a cura di Rosy Bindi, Nerina Dirindin e Marco Geddes.

I quattro indizi.

Primo indizio: il personale del SSN al palo

Secondo indizio: la lentezza nella ripresa dell’attività ordinaria

Terzo indizio: concorrenza sleale

Quarto indizio: il modello lombardo è OK

Invito a leggere il testo integrale a questo link https://salutedirittofondamentale.it/quattro-indizi-sul-rischio-privatizzazione-ssn/ Al termine è possibile sottoscrivere il documento, personalmente l'ho fatto.


5.6.19

Benazzo (Cgil): all'Ulss 5 Polesana, nonostante l'azione dei sindaci e del sindacato, pesanti i tagli negli ospedali pubblici

fonte: RovigoOggi.it

Davide Benazzo, segretario provinciale di FP Cgil Rovigo fa un resoconto dei posti letto e delle apicalità che si sono perse in provincia di Rovigo dopo l’approvazione delle schede ospedaliere


“I comunicati dell’Ulss e molti messaggi nei social mi ricordano molto la sindrome di Stoccolma. La sanità pubblica del Polesine non ha avuto regali da nessuno, si è semplicemente, grazie alle manifestazioni di protesta in primis dei sindaci e della Cgil, ridotto i tagli e ha conservato parti estremamente importanti per i nostri servizi (tra questi la chirurgia e urologia di Adria e la terapia intensiva di Trecenta, oltre alla classificazione “Spoke” di Adria)”. A parlare è il rappresentante della Cgil di Rovigo, Davide Benazzo che commenta le schede ospedaliere da poco approvate dalla giunta regionale.  
“Di fatto - analizza Benazzo - anche con le ultime modifiche, confrontando il tutto con la situazione esistente (diversa dalla programmazione del 2013 mai arrivata a completa applicazione), questo è il risultato: l’ospedale di Trecenta perde l’apicalità di chirurgia e di anestesia e rianimazione, perde 2 posti letto in chirurgia, 10 in ginecologia e, cosa più rilevante, perde 5 posti letto di riabilitazione spinale”
Il rappresentante della Cgil prosegue rilevando che l’ospedale di Rovigo perde l’Usd di ematologia, di dermatologia, di fisica sanitaria e della terapia del dolore, perde 29 posti letto tra lungodegenza e riabilitazione. 
“L’ospedale di Adria perde l’apicalità di Orl, di pediatria, della direzione medica, della farmacia ospedaliera, della radiologia e l’Usd di cardiologia, anatomia patologica e di medicina trasfusionale, perde 9 posti letto di chirurgia, 2 di oculistica, 4 di Orl, 9 di ortopedia (perde i posti letto ordinari e il Centro trauma di riferimento passa a Porto Viro), 12 di ostetricia e ginecologia, 4 di pediatria”. 
Benazzo spiega anche che nell’area materno infantile si sono create le stesse condizioni di 10 anni fa a Trecenta che poi hanno portato alla chiusura del punto nascite. “A questo si aggiunga che tutte le strutture, compresa la classificazione in “Spoke” di Adria, rimangono sotto esame della direzione dell’Area sanità e sociale della Regione con valutazione finale in base al decreto ministeriale 70 e al Piano nazionale esiti dell’Agenas che, alla luce dell’importante sofferenza degli organici che sta mettendo in discussione la stessa erogazione dei servizi, del bacino d’utenza chiaramente troppo basso anche a causa della legge regionale di riforma delle Ulss, della forte competizione del privato, vero vincente di queste schede ospedaliere, rimanda solo di due anni ulteriori tagli con il forte rischio di marginalizzazione della nostra provincia, in barba all’articolo 4 del Piano socio sanitario regionale che prevede la salvaguardia delle specificità tra cui il Polesine. Da sottolineare poi il tentativo di giustificare i tagli con l’evoluzione della sanità che dovrebbe vedere sempre più ridurre l’attività ospedaliera a vantaggio del territorio quando le stesse schede decretano un rafforzamento degli ospedali privati. 
Secondo Benazzo, l’ospedale di Porto Viro quasi raddoppia l’attività chirurgica (più 11 posti letto di chirurgia e 10 di ortopedia) diventando Centro trauma di riferimento del Basso Polesine e aumenta di 4 posti la riabilitazione, a cui si aggiungono 15 posti di extra Regione e 12 di comunità.  
“L’ospedale privato di Rovigo cede 10 posti di chirurgia a fronte dell’aumento di 20 posti di medicina e 20 di riabilitazione, passando da 70 posti letto totali a 100 (incremento posti letto di quasi il 50%). L’ospedale di Santa Maria Maddalena vede fortemente implementare l’attività chirurgica dove i posti letto diventano ordinari e ai quali si sommano altri 31 posti letto per l’extra regione”.
Benazzo ritiene utile anche sottolineare che dal 2010 al 2017 (“dati Ulss”) “il costo della produzione, cioè quanto speso per la nostra sanità, è passato da circa 580 milioni a 547 e il costo del personale da 152 a 147 milioni. In merito poi agli investimenti strutturali utile ricordare che quanto finalmente ora si sta realizzando, compreso il nuovo laboratorio, sono progetti che risalgono a ben prima che arrivasse il dottor Compostella e che risolvono situazioni fortemente in difficoltà soprattutto nella parte vecchia dell’ospedale.
Per vedere anche il bicchiere mezzo pieno, oltre a riconoscere positivo il risultato delle iniziative di protesta con il recupero di parte dei tagli, riteniamo positiva la scelta di invertire la precedente programmazione del 2013 mantenendo con un leggero aumento i posti letto dell’Area medica anche alla luce di una mancata riforma del territorio, da circa 8 anni fiore all’occhiello della Regione come le mai realizzate medicine di gruppo integrate, che purtroppo continua a determinare un intasamento dei pronto soccorsi e dei reparti medici che spesso ricoverano ben oltre alla normale capienza”. 
Articolo di Sabato 18 Maggio 2019

18.12.16

Agenas, l'agenzia sanitaria delle Regioni italiane, mette online l'edizione 2016 del Pne, ovvero Programma nazionale esiti.

fonte: repubblica.it

Le classifiche degli ospedali che funzionano meglio: il nord primeggia, il sud insegue

Agenas, l'agenzia sanitaria delle Regioni italiane, mette online l'edizione 2016 del Pne, ovvero Programma nazionale esiti. È uno strumento che, attraverso una serie di indicatori, rende conto della qualità dell'attività sanitaria

27.12.15

Impennata della mortalità ospedaliera nel 2015: +11,3%

5.000 decessi in più al mese. Il calo delle vaccinazioni antinfluenzali non spiega il fenomeno. Gli studiosi si interrogano su un dato statistico che ci riporta agli anni quaranta del secolo scorso.
Si fa strada l'ipotesi che la causa siano i tagli alla spesa sanitaria.

fonte: sito web di La Repubblica, 23 dicembre 2015

Come durante la guerra, ma senza la guerra. Come se vivessimo sotto i bombardamenti. Uno studio interroga e preoccupa esperti in mezza Italia: nel 2015 il numero di morti nel nostro Paese è salito dell'11,3%. In un anno significherebbe 67mila decessi in più rispetto al 2014 (ad agosto sono già 45mila), per un incremento che davvero non si vedeva da decenni.
...
«Il numero è impressionante. Ma ciò che lo rende del tutto anomalo è il fatto che per trovare un'analoga impennata della mortalità, con ordini di grandezza comparabili, si deve tornare indietro sino al 1943 e, prima ancora, occorre risalire agli anni tra il 1915 e il 1918», scrive sul sito di demografia Neodemos il professor Gian Carlo Blangiardo. «Certo, si tratta di dati provvisori, ma negli anni scorsi l'Istat ha sempre confermato alla fine dell'anno i numeri pubblicati mensilmente. Magari ci saranno correzioni, ma nell'ordine di alcune centinaia di casi. L'unità di grandezza che ci aspetta è quella», chiarisce il docente. Nel 2013 e nel 2014, tra l'altro, il numero dei morti era calato, ma sempre di poco: mai si erano raggiunte percentuali in doppia cifra.
Che cosa sta succedendo? Non è ancora chiaro. Anche Agenas, l'agenzia sanitaria delle Regioni, ha deciso di avviare un approfondimento. «Stiamo lavorando per dare una spiegazione a questo fenomeno», dice il direttore Francesco Bevere. I ricercatori raccolgono i dati dei decessi negli ospedali, perché in quel modo è più semplice risalire alle cause.
...
E sullo sfondo c'è un timore, sollevato sempre su Neodemos che la crisi economica e i tagli al Welfare c'entrino qualcosa. Ci vorranno mesi di studio per capire se davvero tra le cause della "nuova guerra" ci sono anche queste.
Vedi anche, su questo blog, il post Conteremo i morti del 5 marzo 2015.

9.12.13

In sanità non si spende troppo, a volte si spende male


Il Comitato dei cittadini per il "San Luca" sollecita le istituzioni

Non considerati suggerimenti per risparmiare 14 milioni di euro

E ora si taglia al San Luca per contenere la spesa

Jenny Azzolini, portavoce del Comitato altopolesano dei cittadini per il “San Luca” ha inviato una mail al presidente dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), Giovanni Bissoni, al direttore generale della programmazione sanitaria, Bevere, ai consiglieri regionali, ai sindaci, alla presidente della provincia, ai consiglieri regionali e agli assessori Coppola e Coletto, ad altre istituzioni e ai giornali.

-----inizio documento
Ho seguito recentemente un intervento del dottor Bissoni : lamenta che in sanità si spende male, non si spende troppo.
Il direttore generale dell’ULS18 dott. Marcolongo, nel marzo del 2012, aveva suggerito alla regione Veneto come risparmiare 14.000.000,00 di euro l’anno, ma il suggerimento non è stato preso in considerazione.

Il Comitato di cui sono portavoce ha segnalato il fatto alla Corte dei Conti ed all’ex ministro Balduzzi. Ci è stato risposto che il caso sarà esaminato, ma non ne sappiamo più niente.
Noi vorremmo una risposta soddisfacente, perché per l’ospedale San Luca le nuove schede ospedaliere, accanto a una proposta aggiuntiva interessante, prevedono tagli che non riteniamo propri di una sanità pubblica equa. Una politica di contenimento dei costi non deve impoverire l'offerta di servizi.
Alleghiamo volantino con le considerazioni del Comitato Altopolesano, relazione del Direttore Generale Marcolongo e le risposte al Comitato della Corte dei Conti e del Ministero.
Contiamo di ottenere attenzione e risposte.
Per il Comitato la portavoce Jenny Azzolini.
-----fine documento

Da scaricare:

11.11.13

Bissoni (Agenas): “Non è vero che spendiamo troppo in sanità”

fonte: http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?approfondimento_id=4381&fr=n

08 NOV - La manovra del 2011 di Tremonti, la spending review, il Patto per la salute in discussione in queste settimane, senza dimenticare la legge di stabilità e il percorso fatto dal paese per arrivare alla riforma del Titolo V. Quello di Giovanni Bissoni, presidente Agenas, è stato un intervento in cui punto per punto ha analizzato, dal suo osservatorio, lo stato dell’arte sull’universo sanità.

“Il periodo 2011-2013 a partire dai provvedimenti Tremonti fino alla spending review – ha spiegato Bissoni – hanno toccato pesantemente la sanità. Sono stati anni difficili in cui la sanità ha dato uno dei contributi principali alle manovre finanziarie del bilancio dello stato. Siamo attorno ai 30mld”.

I tagli alla sanità, secondo Bissoni, sono stati fatti sulla scorta di affermazioni: “si spende molto, la spesa è fuori controllo, ci sono vaste aree di inefficienza”. Ma questo modo di agire e tagliare per il presidente dell’Agenas “fa parte fortunatamente di un passato. Almeno spero”.

Leggi tutto l'articolo su quotidianosanità.it 
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