29.3.19

Ospedale di comunità, è giusto precisare


Comitato altopolesano dei cittadini per il “San Luca”
presso Jenny Azzolini, Via Matteotti 82 – 45027 Trecenta (Ro)
Tel. 0425701126 – Cell.  3473490340
sito internet: http://ospedaletrecenta.blogspot.it/

Data,  26 marzo 2019

E’ giusto precisare


Parlando del servizio offerto dall’Ospedale di comunità presso il San Luca, nello scorso articolo non abbiamo dato sufficiente risalto all’impegno e alla disponibilità del personale.
Perciò denunciamo ancora le difficoltà cui sono legati gli operatori: mancanza di  personale (detto e ridetto) e servizio di medicina in generale che non offre disponibilità di letti tale da soddisfare la richiesta crescente. Questa carenza incide sul servizio di Pronto soccorso, medicina, lungodegenza, ospedale di comunità.
Ciò nonostante, l’impegno, la collaborazione, l’organizzazione che al San Luca  medici ed infermieri sono riusciti a creare riesce a dare spesso risposte positive ai bisogni della popolazione polesana.
E in situazioni di particolare difficoltà nell’ospedale di comunità si riesce ad offrire  assistenza anche per periodi prolungati.
Di fronte ai problemi già pesanti, che con le nuove schede ospedaliere sembrano anche più gravosi, vogliamo ripetere il nostro grazie al personale tutto.

Per il Comitato Altopolesano dei cittadini per il "San Luca"
Jenny Azzolini Rossi

25.3.19

Ospedale di Trecenta senza terapia intensiva. Conseguenze drammatiche

La giunta regionale vuole eliminare la terapia intensiva dall'ospedale "San Luca" di Trecenta.
Quali saranno le conseguenze?


La terapia intensiva del "San Luca" ha sempre avuto come principale nemico il suo stesso primario che, da quanto ci viene segnalato, a più riprese ne ha proposto la chiusura. Ora ci si mette anche la giunta regionale.
Con le nuove schede ospedaliere i posti letto saranno 16 a Rovigo e 4 a Adria. E tutto ciò senza che nessun politico alzi la testa e la voce.
Perdere quei posti letto significa, per l'ospedale di Trecenta, togliere preziose possibilità di cura soprattutto ai pazienti anziani con patologie di tipo medico, mentre a Rovigo la priorità dei posti letto è per i pazienti chirurgici.
A riforma esecutiva gli anziani ricoverati al San Luca, senza la terapia intensiva, dovranno farcela con le loro forze e con il solo supporto del reparto medico.
Ovviamente togliere la terapia intensiva significa anche togliere la presenza del medico rianimatore di notte e nei festivi.
Infine, l'attività chirurgica. Senza terapia intensiva non potranno più essere eseguiti interventi complessi che ne prevedono il supporto. La chirurgia diventerà un'attività residuale, patetica.
La drammatica carenza di anestesisti (nella nostra Ulss ne mancano 15), di cui è responsabile prioritariamente l'amministrazione regionale, farà il gioco della giunta Zaia che troverà un ottimo appiglio per proseguire nella sua opera di devastazione della sanità pubblica.

23.3.19

Piano socio sanitario regionale. Iniziativa della Cgil

La Cgil organizza un question time con Domenico Mantoan, direttore generale dell'area sanità e sociale della regione.

Mercoledì 27 marzo 2019, ore 17.30, aula magna della cittadella sanitaria a Rovigo.


Ospedale di Trecenta, sparita la Terapia Intensiva. Nemmeno una parola sui giornali

Nell'immagine potete vedere la scheda ospedaliera proposta dalla giunta regionale a corredo del nuovo piano socio-sanitario. Deliberazione n. 22 del 13 marzo 2019.


19.3.19

Nel Polesine, periferia degradata del Veneto


Comitato altopolesano dei cittadini per il “San Luca”
presso Jenny Azzolini,Via Matteotti 82 45027 Trecenta (Ro) Tel. 0425701126 –Cell.3473490340
sito internet: http://ospedaletrecenta.blogspot.it/

Data, 19 marzo 2019

Nel Polesine, periferia degradata del Veneto

1. Il fatto che nell’ospedale pubblico trecentano, si sia raggiunto il record di 14 posti letto bis (e non solo per il picco influenzale!!!) conferma che tra Pronto Soccorso – Medicina – Lungodegenza,  non sempre si riesce a dare accoglienza e cura ai tanti pazienti di una popolazione anziana come quella altopolesana.
Perché al San Luca, la direzione generale ha tagliato tanti posti letto soprattutto nell’Area Medica.
Senza che i sindaci abbiano (molto) protestato.
Piccola considerazione: il punto nascite è stato chiuso in altopolesine perché la popolazione è anziana, dice la regione Veneto.
Ma se la popolazione è anziana, perché a medicina - lungodegenza sono stati tolti posti letto?

2. Nell’ospedale di comunità non si è mai concretizzata la possibilità (come dice il precedente piano socio-sanitario) di offrire al paziente la degenza superiore a 1 mese, con partecipazione economica. Perché?

3. Pronto Soccorso, promessa ufficiale del dg.(lo scorso anno in consiglio comunale aperto, a Trecenta): una nuova sala d’attesa e due camere di astanteria. Fatta SOLTANTO la nuova sala d’attesa (quindi letti bis in astanteria).

4. Lunghe liste d’attesa: si scarica la responsabilità sui medici di famiglia,quando si sa che i veri motivi sono altri.
Ora la legge del 1998 è riproposta (come novità) e un limite massimo viene fissato anche per le prestazioni programmate.
Come facciamo a crederci?

5. PREVENZIONE (la chiamano così...):per screening mammario tempi lunghi per refertare. Mesi! anche in casi problematici.
Perché certi medici in servizio (ottimi per i pazienti) non possono refertare e i medici pensionati  sì?
E chi deve sottoporsi ad ulteriori controlli deve attendere sperando di non avere un male da intervento rapido.

6. ZAIA è costretto a denunciare una fuga numericamente consistente di personale medico qualificato. Dal pubblico al privato.
Il governatore vuol sembrare preoccupato ma evita di assumersi la sua (grossa) fetta di responsabilità. Insieme ai suoi devoti ed obbedienti direttori generali.
Perché sa bene che il personale è pagato poco e soprattutto ha spesso un orario di servizio pesante; anche la reperibilità notturna, magari con turno regolare il giorno dopo.
Quindi perché fingere di stupirsi di conseguenze sgradevoli ma ampiamente prevedibili?

7. Le difficoltà quotidiane, gli spostamenti abbastanza ripetuti di appuntamenti, la mancanza di informazione precisa, la dislocazione variabile di ambulatori ci portano a una conclusione: forse sarebbe il caso di definire un calendario che preveda anche la frequenza e la collocazione degli ambulatori.
Chiaro - preciso - facilmente comprensibile.
Per tutti e 3 gli ospedali pubblici: Rovigo - Adria - Trecenta.

Ora, le nuove schede ospedaliere che dicono l’ospedale di Rovigo Hub provinciale,  definiscono l’ospedale di Trecenta "ospedale in zona disagiata". (Alibi per giustificare l’impoverimento / scadimento?)
Per l’ospedale di Adria è prevista la richiesta di deroga per il punto nascita. (repetita NON iuvant).

Non son chiusi ospedali, per ora sopravvivono, ma si continua a svuotarli senza investire in tecnologia e in personale qualificato.

I comuni cittadini altopolesani sentono di essere considerati una categoria inferiore. Sensazione giustifica dai piccoli-grandi eventi sanitari di ogni giorno.

Ma il problema, evidentemente, non tocca da vicino i sindaci dell’Altopolesine.

Per il Comitato Altopolesano - Jenny Azzolini Rossi.

3.3.19

Mense ospedaliere, bocciato il maxi appalto a Serenissima Ristorazione. Per l'Ulss 5 gara da rifare

da La Tribuna di Treviso, 27 febbraio 2019
Renzo Mazzaro
27 FEBBRAIO 2019

Azienda Zero bocciata, per il Consiglio di Stato vanno rifatte tre gare su sei. In ballo c’erano 303,5 milioni: «Operazione diretta a conseguire un determinato esito»


VENEZIA. Esce con le ossa rotte Azienda Zero dalla sentenza del Consiglio di Stato che fa a pezzi il mega appalto per la fornitura di pasti negli ospedali veneti. Azienda Zero è il nome in codice della giunta regionale quando indossa la giacca di amministratore della sanità veneta.
L’appalto per 303.510.618 euro era stato assegnato un anno fa a Serenissima Ristorazione, l’azienda vicentina di Mario Putin che già deteneva la maggioranza delle forniture e così è arrivata a coprire il 95% del mercato. Un monopolio che oggi incassa, almeno sulla carta, un colpo che mette al tappeto.
Come esce male il Tar del Veneto che l’anno scorso, con una velocità augurabile in tutti i tribunali, aveva respinto in cinque giorni il ricorso presentato da Dussmann Service, una delle ditte battute da Serenissima.
La sentenza del Consiglio di Stato, datata 6 dicembre 2018, capovolge il verdetto del Tar. Il mega appalto era suddiviso in sei lotti, tutti assegnati a Serenissima che aveva sbaragliato la concorrenza (in Ati con Euroristorazione su alcuni lotti).
La sentenza accoglie in pieno le motivazioni di Dussmann e annulla l’assegnazione di tre lotti su sei. Precisamente il lotto numero 1, ospedali di Belluno e Marca Trevigiana; il lotto numero 6, ospedali di Dolo, Mirano, Noale; il lotto numero 3, ospedali di Rovigo.
Quello che impressiona è il linguaggio che i giudici usano nei confronti della stazione appaltante, cioè la Regione Veneto, che «ha dato luogo alla formazione di un mercato chiuso, per un importo rilevantissimo, e per un periodo prolungato, 5 anni più altri 2 prorogabili». Arrivando a parlare di «condizionamenti provenienti da intenzionali scelte di programmazione che appaiono finalizzate a orientare un certo assetto produttivo per un tempo indefinito». Pare di capire che se Dussmann avesse presentato appello su sei lotti, avrebbe fatto l’en plein.
Tutte le eccezioni presentate dagli avvocati di Azienda Zero vengono respinte. Stessa sorte per le istanze in appoggio a Serenissima di Camst-Ladisa, ditta piazzatasi seconda nel lotto numero 1.
Aveva ragione Dussmann nel puntare «a far dichiarare illegittima l’impostazione complessiva della gara» per «l’elevatissima dimensione economica e operativa, la strutturazione in soli sei lotti, con il risultato di impedire la libera concorrenza, dato che il valore economico dei lotti andava da un mino di 31 milioni del lotto 3 Rovigo, ai 66 milioni del lotto 6 Venezia».

È stato un errore, ribadisce il Consiglio di Stato, non prevedere il «vincolo di aggiudicazione», che in una gara a lotti impedisce a un concorrente di vincerli tutti. Non si capisce perché Belluno e Treviso siano stati uniti in un lotto unico, date le distanze dei due territori e la dimensione della domanda, 600.000 pasti ognuna, fabbisogno equivalente agli ospedali di Rovigo, che invece è in lotto unico.
C’è soprattutto la titolarità di un centro di cottura inserito come condizione essenziale nel capitolato d’appalto, con Serenissima Ristorazione unico concorrente a possederne uno (Boara Pisani). La scelta di Azienda Zero era collegata alla decisione di smantellare le cucine degli ospedali, indirizzo molto contrastato dai sindacati. Che adesso hanno un argomento in più:
«Anche sotto il profilo economico», si legge nella sentenza, «resta da chiedersi come mai, senza una reale analisi sulla loro eventuale disfunzionalità ovvero obsolescenza delle attrezzature e senza, anche qui, alcuna motivazione al riguardo, si sia decisa la rottamazione – con oneri di 700.000 euro a carico delle Azienda sanitarie – di tutte le strutture di produzione dei pasti presso le strutture sanitarie della Regione Veneto». «Eccesso di potere», è la conclusione, «di un’operazione artatamente diretta a conseguire un determinato risultato e un determinato assetto del settore».

Difficile non definirla una stangata. Come replica Azienda Zero? Con un serafico comunicato che cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: «Resta confermata l’aggiudicazione definitiva per tre lotti della gara, non oggetto di impugnazione. Sarà cura dell’Azienda Zero procedere celermente ad una nuova gara, relativamente ai tre lotti su cui si è pronunciato il Consiglio di Stato, rivisitando la predisposizione del capitolato alla luce della pronuncia». Del tipo: ops, abbiamo sbagliato, che sarà mai? —