13.12.19

Casa di riposo di Badia. Il CdA non si fida dell'assessore Lanzarin e aumenta le rette


A ottobre una delegazione di familiari degli ospiti della casa di riposo di Badia Polesine strappano alcune promesse all'assessore regionale alla sanità e ai servizi sociali. L'amministrazione regionale si è impegnata ad aumentare il fondo per la non autosufficianza e a incrementare il numero delle impegnative di residenzialità, scandalosamente esigue rispetto alle esigenze. In sostanza, a venire incontro alle difficoltà economiche delle strutture pubbliche.
Ma evidentemente il consiglio di amministrazione della casa di riposo non si fida delle promesse dell'amministrazione regionale e ha mantenuto in vigore l'aumento delle rette appena deciso. Rette altissime che, oltre a mettere in difficoltà le famiglie, potrebbero aggravare la situazione finanziaria della struttura.
Con un lungo e dettagliato comunicato i familiari degli ospiti informano la cittadinanza sui motivi che causano una grave difficoltà alle famiglie e minacciano il futuro della struttura.
La decisione di aumentare le rette viene definita "iniqua, ingiusta e improponibile" e ne chiedono con determinatezza il ritiro. E concludono: "Entro il mese di Marzo del 2020 sapremo se la Regione avrà mantenuto le sue promesse. Prima di quella data auspichiamo che la delibera N° 51 del 17 Ottobre 2019 venga ritirata".
Riporto il resto integrale del comunicato e il link per scaricarlo in formato pdf.

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Comunicato del Comitato famigliare e dei famigliari

Ai famigliari della Casa del Sorriso, alle cittadine e cittadini della nostra città.


Come vi abbiamo comunicato, il 21 ottobre 2019, una delegazione dei famigliari della Casa del Sorriso è stata ricevuta dalla Dott.ssa Lanzarin; le motivazioni le conosciamo, difficoltà dell’Ente, aumento del fondo per la non autosufficienza, aumento delle impegnative di residenzialità.
Come abbiamo detto, ci sono state fatte delle proposte “speranzose” dall’Assessore ai Servizi Socio Sanitari della Regione.
Queste proposte ci sono sembrate concrete nel merito e nella sostanza. L’aumento del Fondo per la non autosufficienza, l’aumento della copertura delle impegnative di residenzialità al 90% per le strutture accreditate, una particolare attenzione per le strutture in difficoltà.
A più di un mese da quell’incontro, nella nostra casa di riposo, abbiamo osservato un graduale aumento delle impegnative residenziali, a vari livelli, che pur non avendo raggiunto la percentuale programmata, ci fa ben sperare.
Da fonti, attendibili sappiamo che questa percentuale (90%) dovrà essere raggiunta entro il prossimo marzo 2020.
Purtroppo
Con la delibera N° 51 del 17 ottobre 2019, l’attuale CDA della Casa del Sorriso, guidato dal Presidente Avv. Tommaso Zerbinati, il Vice Presidente Daniele Rossi e i consiglieri Adino Rossi, Anna Scanavacca, Carlina Valle, si è deciso di approvare, con decorrenza immediata le nuove rette di ospitalità per i nuovi ingressi di ospiti a libero mercato di € 98 al giorno per un ospite in stanza doppia e € 103 per una stanza singola.
Questa decisione scelta unilateralmente dal CDA, senza nessuna previa consultazione né con il Comitato Famigliari né con le forze sindacali, non è stata condivisa, anzi in alcune sedi è stato fatto presente quanto questa scelta sia controproducente ma soprattutto iniqua e quindi improponibile.
Controproducente, perché facciamo fatica a pensare che ci possano essere famiglie che si possano permettere una retta alberghiera pari a più di 3000 € al mese.
Che sia una struttura a 5 stelle ci sembra un po’ esagerato anche se sicuramente la professionalità degli operatori e la qualità dei servizi sono indiscutibili.
Probabilmente molte famiglie sceglieranno altre strutture meno care a parità di servizi.
Il Presidente Tommaso Zerbinati, eletto dalla giunta municipale guidata dal Sindaco Giovanni Rossi, in varie sedi ha affermato che questo aumento delle rette a 98 € in realtà si tratta di uno sconto che viene applicato all’ospite che entra in struttura senza l’impegnativa residenziale.
Questa “scontistica”, come viene chiamata, in realtà è un vero salasso per le famiglie che devono affrontare un costo così elevato.
Se invece si vuole impedire l’entrata di persone non sufficientemente abbienti rispetto a quelle con disponibilità economiche maggiore, allora lo si dica chiaramente, che si vuole creare una casa di riposo per un’elite di persone.
Con questo aumento si vuole scongiurare l’entrata di persone che non hanno già un’impegnativa residenziale. Ciò significa ridurre l’attuale numero di ospiti fino a raggiungere quelli per cui la struttura è accreditata.
Questa “soluzione” provocherebbe dei problemi a livello occupazionale ma anche per le famiglie che si troverebbero in difficoltà ad inserire il proprio caro.
Grave sarebbe se questo aumento fosse giustificato per ragioni di “cassa”, vorrebbe dire che ancora una volta, si và a chiedere ai famigliari di coprire i deficit di cassa creati in questi anni, per una o più cattive gestioni dell’Ente in questi anni.
Un'altra considerazione da fare è legata agli ospiti presenti nel nucleo SAPA (Alzheimer); al termine dei 60 giorni previsti al costo di 36 euro al giorno, si trovano ad affrontare una retta di 98 euro superiore di ben22 euro rispetto a quella precedente.
E’una proposta iniqua, perché a parità dei servizi prestati ci sarebbero degli ospiti che pagherebbero due cifre ben diverse che oscillano tra i 2350 € e i 3000 €.
Per tutte queste ragioni, pensiamo che questa delibera sia:
Iniqua, ingiusta e improponibile, chiediamo con determinatezza il suo ritiro.
Chiediamo, inoltre, che anche le attuali rette a libero mercato a 76€ al giorno, per chi è in struttura dalla data precedente alla delibera, vengano sensibilmente ridotte. Per le altre chiediamo che non vengano ulteriormente aumentate.
Crediamo fermamente che non spetti solamente ai famigliari il compito di risollevare le sorti di questo Ente, ma che spetti, alla politica, alle scelte oculate e lungimiranti, delle quali per il momento non ne vediamo né l’efficacia nè i risultati positivi.
Entro il mese di Marzo del 2020 sapremo se la Regione avrà mantenuto le sue promesse.
Prima di quella data auspichiamo che la delibera N° 51 del 17 Ottobre 2019 venga ritirata.

Badia Polesine 04/12/2019
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13.10.19

Rette alla Casa di riposo di Badia. I familiari scrivono una lettera aperta a Zaia, "siamo delusi"


Due inviti ignorati dal presidente della giunta regionale, il leghista Luca Zaia.
"Prima i veneti" è solo uno slogan. propaganda, un inganno per raccattare voti in campagna elettorale.


E' una lettera amara quella che un gruppo di familiari dei degenti della casa di riposo di Badia indirizza pubblicamente al presidente della giunta regionale veneta. Due gli inviti a Zaia per venire a discutere dei problemi della Casa del sorriso e delle elevate rette poste a carico dei congiunti. Il presidente li ha ignorati completamente, nessun riscontro, nessun cenno di vita.
Mancanza di tempo? Difficile come scusante viste le numerose partecipazioni alle iniziative di partito, alle inaugurazioni o ai festeggiamenti per il prosecco patrimonio dell'umanità.
Tempo per i veneti in casa di riposo non ne ha trovato, neanche un minuto.

Chi ha un po' di memoria, in particolare a Badia Polesine e nei comuni dove è stata tentata la privatizzazione delle case di riposo, ricorderà che Zaia presentò in pompa magna, subito dopo le vittoriose elezioni del 2015, occupando per giorni lo spazio dei giornali e dei tg locali, una serie di progetti di legge.
Tra questi, il 29/06/2015, ne presentò uno sulla riforma delle case di riposo (Ipab), materia sulla quale la Regione Veneto era rimasta l'unica a dover legiferare. Bene, dopo più di quattro anni il progetto di legge n. 25 è rimasto lettera morta.
Nel frattempo la regione ha autorizzato altri centri privati convenzionati che, godendo di un più favorevole regime fiscale, hanno lasciato vuoti molti letti nelle strutture pubbliche. E non è una coincidenza.

---- il testo della lettera dei familiari

Signor Presidente, ai primi di luglio i familiari di persone ricoverate, l’hanno invitata in casa di riposo a Badia Polesine senza aver ricevuto alcuna risposta.
A metà agosto le abbiamo scritto una seconda lettera senza avere risposta.
Signor Presidente speriamo che quelle due lettere non siano finite nel cestino.
Signor Presidente Lei dal Sole 24 ore è stato classificato come il primo e più amato di tutti i presidenti di regione d’Italia.
Signor Presidente Lei va a tutte le feste della Lega. Ci sta bene.
Signor Presidente Lei va ad inaugurare l’A31. Ci sta bene.
Signor Presidente Lei va ad inaugurare piste da sci. Ci sta bene.
Signor Presidente Lei va a festeggiare il prosecco patrimonio dell’umanità. Ci sta bene.
Signor Presidente non ci credevamo quando alcuni familiari della “Casa del Sorriso” ci dicevano di non illuderci perché il Presidente non avrebbe risposto a questo invito.
Signor Presidente i nostri anziani sono patrimonio del Veneto, sono emigrati in vari paesi del mondo e dopo anni sono tornati a casa, nella nostra Regione, con i soldi.
Signor Presidente il vostro slogan “Prima i veneti”. I nostri anziani sono veneti.
Signor Presidente noi diciamo prima i nostri anziani che hanno fatto il Veneto.
Signor Presidente il Veneto non lo hanno fatto Bossi, Zaia, Salvini e Galan. Lo hanno fatto i nostri vecchi.
Signor Presidente qui a Badia Polesine non la invitiamo più. Per i familiari della “Casa del Sorriso” lei è stato una delusione. Vada pure alle feste della polenta e della salsiccia dove la Lega prende voti. Perché alla fine è questo che vi interessa.
Signor Presidente il vostro slogan “prima i veneti” è buono solo per raccattare voti in campagna elettorale.
Signor Presidente a Badia Polesine comanda la Lega, in provincia la Lega, in regione la Lega, avete fatto un buon lavoro Signor Presidente.
Ma a lei Signor Presidente non interessa il destino delle famiglie degli anziani ricoverati nelle case di riposo.
Signor Presidente lei è il presidente di tutti, non solo dei votanti della Lega.
Signor Presidente alla festa della Lega a Conselve ha detto che vuole fare una rivoluzione.
Signor Presidente non la vediamo vestito da Zapata, Che Guevara, Danton o Roberspierre. Per fare una rivoluzione ci vuole del coraggio, visto che non ha trovato né il tempo né il coraggio per venire a confrontarsi con noi, allora, come dite voi, forse le mancano gli “attributi”?
Signor Presidente questa lettera volevamo mandarla a Lei. Invece la mandiamo ai giornali per fare capire alla gente chi è il governatore più amato dagli italiani.
Buona giornata Signor Presidente
Un gruppo di familiari della Casa del Sorriso  di Badia  Polesine
30/09/2019
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5.6.19

Benazzo (Cgil): all'Ulss 5 Polesana, nonostante l'azione dei sindaci e del sindacato, pesanti i tagli negli ospedali pubblici

fonte: RovigoOggi.it

Davide Benazzo, segretario provinciale di FP Cgil Rovigo fa un resoconto dei posti letto e delle apicalità che si sono perse in provincia di Rovigo dopo l’approvazione delle schede ospedaliere


“I comunicati dell’Ulss e molti messaggi nei social mi ricordano molto la sindrome di Stoccolma. La sanità pubblica del Polesine non ha avuto regali da nessuno, si è semplicemente, grazie alle manifestazioni di protesta in primis dei sindaci e della Cgil, ridotto i tagli e ha conservato parti estremamente importanti per i nostri servizi (tra questi la chirurgia e urologia di Adria e la terapia intensiva di Trecenta, oltre alla classificazione “Spoke” di Adria)”. A parlare è il rappresentante della Cgil di Rovigo, Davide Benazzo che commenta le schede ospedaliere da poco approvate dalla giunta regionale.  
“Di fatto - analizza Benazzo - anche con le ultime modifiche, confrontando il tutto con la situazione esistente (diversa dalla programmazione del 2013 mai arrivata a completa applicazione), questo è il risultato: l’ospedale di Trecenta perde l’apicalità di chirurgia e di anestesia e rianimazione, perde 2 posti letto in chirurgia, 10 in ginecologia e, cosa più rilevante, perde 5 posti letto di riabilitazione spinale”
Il rappresentante della Cgil prosegue rilevando che l’ospedale di Rovigo perde l’Usd di ematologia, di dermatologia, di fisica sanitaria e della terapia del dolore, perde 29 posti letto tra lungodegenza e riabilitazione. 
“L’ospedale di Adria perde l’apicalità di Orl, di pediatria, della direzione medica, della farmacia ospedaliera, della radiologia e l’Usd di cardiologia, anatomia patologica e di medicina trasfusionale, perde 9 posti letto di chirurgia, 2 di oculistica, 4 di Orl, 9 di ortopedia (perde i posti letto ordinari e il Centro trauma di riferimento passa a Porto Viro), 12 di ostetricia e ginecologia, 4 di pediatria”. 
Benazzo spiega anche che nell’area materno infantile si sono create le stesse condizioni di 10 anni fa a Trecenta che poi hanno portato alla chiusura del punto nascite. “A questo si aggiunga che tutte le strutture, compresa la classificazione in “Spoke” di Adria, rimangono sotto esame della direzione dell’Area sanità e sociale della Regione con valutazione finale in base al decreto ministeriale 70 e al Piano nazionale esiti dell’Agenas che, alla luce dell’importante sofferenza degli organici che sta mettendo in discussione la stessa erogazione dei servizi, del bacino d’utenza chiaramente troppo basso anche a causa della legge regionale di riforma delle Ulss, della forte competizione del privato, vero vincente di queste schede ospedaliere, rimanda solo di due anni ulteriori tagli con il forte rischio di marginalizzazione della nostra provincia, in barba all’articolo 4 del Piano socio sanitario regionale che prevede la salvaguardia delle specificità tra cui il Polesine. Da sottolineare poi il tentativo di giustificare i tagli con l’evoluzione della sanità che dovrebbe vedere sempre più ridurre l’attività ospedaliera a vantaggio del territorio quando le stesse schede decretano un rafforzamento degli ospedali privati. 
Secondo Benazzo, l’ospedale di Porto Viro quasi raddoppia l’attività chirurgica (più 11 posti letto di chirurgia e 10 di ortopedia) diventando Centro trauma di riferimento del Basso Polesine e aumenta di 4 posti la riabilitazione, a cui si aggiungono 15 posti di extra Regione e 12 di comunità.  
“L’ospedale privato di Rovigo cede 10 posti di chirurgia a fronte dell’aumento di 20 posti di medicina e 20 di riabilitazione, passando da 70 posti letto totali a 100 (incremento posti letto di quasi il 50%). L’ospedale di Santa Maria Maddalena vede fortemente implementare l’attività chirurgica dove i posti letto diventano ordinari e ai quali si sommano altri 31 posti letto per l’extra regione”.
Benazzo ritiene utile anche sottolineare che dal 2010 al 2017 (“dati Ulss”) “il costo della produzione, cioè quanto speso per la nostra sanità, è passato da circa 580 milioni a 547 e il costo del personale da 152 a 147 milioni. In merito poi agli investimenti strutturali utile ricordare che quanto finalmente ora si sta realizzando, compreso il nuovo laboratorio, sono progetti che risalgono a ben prima che arrivasse il dottor Compostella e che risolvono situazioni fortemente in difficoltà soprattutto nella parte vecchia dell’ospedale.
Per vedere anche il bicchiere mezzo pieno, oltre a riconoscere positivo il risultato delle iniziative di protesta con il recupero di parte dei tagli, riteniamo positiva la scelta di invertire la precedente programmazione del 2013 mantenendo con un leggero aumento i posti letto dell’Area medica anche alla luce di una mancata riforma del territorio, da circa 8 anni fiore all’occhiello della Regione come le mai realizzate medicine di gruppo integrate, che purtroppo continua a determinare un intasamento dei pronto soccorsi e dei reparti medici che spesso ricoverano ben oltre alla normale capienza”. 
Articolo di Sabato 18 Maggio 2019

4.6.19

Le nuove schede ospedaliere. Tutti i tagli della giunta Zaia ospedale per ospedale

Come previsto, passate le elezioni, ecco comparire sul Bur, il bollettino ufficiale della regione, la delibera della giunta regionale con cui vengono approvate le schede di dotazione ospedaliera. Si completa così il programma di tagli alla sanità pubblica voluto dal presidente della giunta regionale Luca Zaia. Ormai i voti li hanno presi: passato lo giorno, gabbato lo santo!
Per consultare la delibera e gli allegati, vai alla pagina del BurVeT, la versione elettronica del Bur.

3.5.19

Tagli alla sanità polesana. Oggi si riunisce la conferenza dei sindaci

Dopo la bocciatura delle proposte polesane di modifica delle schede ospedaliere regionali.
Quale sarà la reazione dei sindaci?

Oggi Venerdì 3 Maggio 2019, alle ore 14.30, presso l’Aula Magna dell’Azienda ULSS 5 Polesana, in Cittadella Socio Sanitaria, si riunisce la Conferenza dei Sindaci per esprimere il proprio parere sulle nuove schede ospedaliere, devastanti per la sanità pubblica polesana.

Quale sarà la reazione dei sindaci alla bocciatura delle loro proposte?

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Vedi anche Le nuove schede ospedaliere sono realtà, Rovigo in diretta, 2 maggio 2019.

9.4.19

Ospedali di Trecenta, Adria e Rovigo. Mobilitazione straordinaria sabato 13 aprile 2019



Mobilitazione straordinaria per difendere gli ospedali di Trecenta, Adria e Rovigo
E' venuto il momento di partecipare
Un'iniezione di coraggio e di orgoglio per i sindaci polesani

7.4.19

Casa di riposo di Badia Polesine. I familiari degli ospiti in conferenza dei sindaci dell'Ulss 5


Appello ai sindaci polesani: insostenibili i costi delle rette e insufficienti i contributi economici regionali




Lo scorso giovedì 4 aprile una delegazione di familiari degli ospiti della casa di riposo di Badia ha distribuito un appello ai sindaci polesani presenti alla conferenza dei sindaci dell'Ulss 5.
Il costo delle rette è salito a 1.650 euro mensili per gli anziani con il posto letto in convenzione con la regione, e a 2.280 euro per chi non vede riconosciuta la propria non autosufficienza.
"E’ per noi un vero e grave problema affrontare ogni mese il costo di queste rette. La maggior parte dei nostri cari hanno pensioni che sono sensibilmente inferiori a queste somme e il famigliare spesso deve integrare con le proprie risorse" si legge nel documento.
Mancano 41 impegnative, il contributo economico che l'amministrazione regionale eroga per ogni anziano non autosufficiente, e questo crea grandi difficoltà alle case di riposo pubbliche.
L'appello si conclude con una richiesta ben precisa: "Chiediamo a VOI e alla POLITICA di farvi carico di questo problema che non riguarda solamente la nostra casa di riposo ma anche molte IPAB che sono presenti nel territorio polesano.
Chiediamo che vi facciate portatori delle nostre istanze con gli organi competenti in primis con la Regione Veneto.
I famigliari, hanno fatto fino a questo momento la loro parte, ora è il momento che anche la politica faccia la sua.
Chi ci governa ha il dovere morale di prendere in esame anche il problema degli anziani non autosufficienti che hanno contribuito a costruire il nostro paese e dare un futuro migliore ai propri figli".


Vedi anche “La politica ha il compito di farsi carico degli anziani non autosufficienti” su rovigoindiretta.it

Nella foto, alcuni dei familiari durante la seduta del consiglio comunale di Badia Polesine lo scorso 30 novembre 2018.

1.4.19

Le schede ospedaliere in conferenza dei sindaci. Ultima occasione per dimostrare di esistere


ALL'ODG SCHEDE OSPEDALIERE E "PAGELLA" DEL DIRETTORE GENERALE




Per i sindaci polesani sarà l'ultima occasione per dimostrare che si fanno carico dei bisogni sanitari dei propri cittadini. L'ultima possibilità perché la conferenza dei sindaci non si riveli un vuoto teatrino, un'inutile passerella.


Giovedì 4 aprile 2019, alle ore 15.00, presso l'aula magna della cittadella sanitaria a Rovigo, si riunirà la conferenza dei sindaci.

Si discuterà delle schede ospedaliere approvate dalla giunta regionale e della valutazione annuale del direttore generale dell'Ulss 5.

Con le schede ospedaliere la giunta Zaia prevede l'eliminazione della terapia intensiva presso l'ospedale Trecenta (vedi post precedente) e la decimazione dei primari all'ospedale di Adria.

Una proposta inaccettabile, senza se e senza ma, senza distinguo e senza sfumature. Inaccettabile e basta.

Qualunque documento venga approvato dalla conferenza dei sindaci, o respingerà completamente la programmazione della giunta regionale o sarà inutile, assolutamente privo di efficacia, definitivamente lontano dai bisogni della popolazione polesana. Serve una terapia d'urto, dichiarare lo scontro frontale contro chi vuole affossare la sanità pubblica.

La conferenza dei sindaci dovrà poi valutare l'operato del direttore generale dell'Ulss, dirigente che è diretta emanazione del presidente della giunta regionale e che ne attua, pena il licenziamento, le politiche sanitarie. Le politiche di cui sopra.
Logica vorrebbe che se ne traessero le conseguenze.


Conferenza dei sindaci, se ci sei batti un colpo


29.3.19

Ospedale di comunità, è giusto precisare


Comitato altopolesano dei cittadini per il “San Luca”
presso Jenny Azzolini, Via Matteotti 82 – 45027 Trecenta (Ro)
Tel. 0425701126 – Cell.  3473490340
sito internet: http://ospedaletrecenta.blogspot.it/

Data,  26 marzo 2019

E’ giusto precisare


Parlando del servizio offerto dall’Ospedale di comunità presso il San Luca, nello scorso articolo non abbiamo dato sufficiente risalto all’impegno e alla disponibilità del personale.
Perciò denunciamo ancora le difficoltà cui sono legati gli operatori: mancanza di  personale (detto e ridetto) e servizio di medicina in generale che non offre disponibilità di letti tale da soddisfare la richiesta crescente. Questa carenza incide sul servizio di Pronto soccorso, medicina, lungodegenza, ospedale di comunità.
Ciò nonostante, l’impegno, la collaborazione, l’organizzazione che al San Luca  medici ed infermieri sono riusciti a creare riesce a dare spesso risposte positive ai bisogni della popolazione polesana.
E in situazioni di particolare difficoltà nell’ospedale di comunità si riesce ad offrire  assistenza anche per periodi prolungati.
Di fronte ai problemi già pesanti, che con le nuove schede ospedaliere sembrano anche più gravosi, vogliamo ripetere il nostro grazie al personale tutto.

Per il Comitato Altopolesano dei cittadini per il "San Luca"
Jenny Azzolini Rossi

25.3.19

Ospedale di Trecenta senza terapia intensiva. Conseguenze drammatiche

La giunta regionale vuole eliminare la terapia intensiva dall'ospedale "San Luca" di Trecenta.
Quali saranno le conseguenze?


La terapia intensiva del "San Luca" ha sempre avuto come principale nemico il suo stesso primario che, da quanto ci viene segnalato, a più riprese ne ha proposto la chiusura. Ora ci si mette anche la giunta regionale.
Con le nuove schede ospedaliere i posti letto saranno 16 a Rovigo e 4 a Adria. E tutto ciò senza che nessun politico alzi la testa e la voce.
Perdere quei posti letto significa, per l'ospedale di Trecenta, togliere preziose possibilità di cura soprattutto ai pazienti anziani con patologie di tipo medico, mentre a Rovigo la priorità dei posti letto è per i pazienti chirurgici.
A riforma esecutiva gli anziani ricoverati al San Luca, senza la terapia intensiva, dovranno farcela con le loro forze e con il solo supporto del reparto medico.
Ovviamente togliere la terapia intensiva significa anche togliere la presenza del medico rianimatore di notte e nei festivi.
Infine, l'attività chirurgica. Senza terapia intensiva non potranno più essere eseguiti interventi complessi che ne prevedono il supporto. La chirurgia diventerà un'attività residuale, patetica.
La drammatica carenza di anestesisti (nella nostra Ulss ne mancano 15), di cui è responsabile prioritariamente l'amministrazione regionale, farà il gioco della giunta Zaia che troverà un ottimo appiglio per proseguire nella sua opera di devastazione della sanità pubblica.

23.3.19

Piano socio sanitario regionale. Iniziativa della Cgil

La Cgil organizza un question time con Domenico Mantoan, direttore generale dell'area sanità e sociale della regione.

Mercoledì 27 marzo 2019, ore 17.30, aula magna della cittadella sanitaria a Rovigo.


Ospedale di Trecenta, sparita la Terapia Intensiva. Nemmeno una parola sui giornali

Nell'immagine potete vedere la scheda ospedaliera proposta dalla giunta regionale a corredo del nuovo piano socio-sanitario. Deliberazione n. 22 del 13 marzo 2019.


19.3.19

Nel Polesine, periferia degradata del Veneto


Comitato altopolesano dei cittadini per il “San Luca”
presso Jenny Azzolini,Via Matteotti 82 45027 Trecenta (Ro) Tel. 0425701126 –Cell.3473490340
sito internet: http://ospedaletrecenta.blogspot.it/

Data, 19 marzo 2019

Nel Polesine, periferia degradata del Veneto

1. Il fatto che nell’ospedale pubblico trecentano, si sia raggiunto il record di 14 posti letto bis (e non solo per il picco influenzale!!!) conferma che tra Pronto Soccorso – Medicina – Lungodegenza,  non sempre si riesce a dare accoglienza e cura ai tanti pazienti di una popolazione anziana come quella altopolesana.
Perché al San Luca, la direzione generale ha tagliato tanti posti letto soprattutto nell’Area Medica.
Senza che i sindaci abbiano (molto) protestato.
Piccola considerazione: il punto nascite è stato chiuso in altopolesine perché la popolazione è anziana, dice la regione Veneto.
Ma se la popolazione è anziana, perché a medicina - lungodegenza sono stati tolti posti letto?

2. Nell’ospedale di comunità non si è mai concretizzata la possibilità (come dice il precedente piano socio-sanitario) di offrire al paziente la degenza superiore a 1 mese, con partecipazione economica. Perché?

3. Pronto Soccorso, promessa ufficiale del dg.(lo scorso anno in consiglio comunale aperto, a Trecenta): una nuova sala d’attesa e due camere di astanteria. Fatta SOLTANTO la nuova sala d’attesa (quindi letti bis in astanteria).

4. Lunghe liste d’attesa: si scarica la responsabilità sui medici di famiglia,quando si sa che i veri motivi sono altri.
Ora la legge del 1998 è riproposta (come novità) e un limite massimo viene fissato anche per le prestazioni programmate.
Come facciamo a crederci?

5. PREVENZIONE (la chiamano così...):per screening mammario tempi lunghi per refertare. Mesi! anche in casi problematici.
Perché certi medici in servizio (ottimi per i pazienti) non possono refertare e i medici pensionati  sì?
E chi deve sottoporsi ad ulteriori controlli deve attendere sperando di non avere un male da intervento rapido.

6. ZAIA è costretto a denunciare una fuga numericamente consistente di personale medico qualificato. Dal pubblico al privato.
Il governatore vuol sembrare preoccupato ma evita di assumersi la sua (grossa) fetta di responsabilità. Insieme ai suoi devoti ed obbedienti direttori generali.
Perché sa bene che il personale è pagato poco e soprattutto ha spesso un orario di servizio pesante; anche la reperibilità notturna, magari con turno regolare il giorno dopo.
Quindi perché fingere di stupirsi di conseguenze sgradevoli ma ampiamente prevedibili?

7. Le difficoltà quotidiane, gli spostamenti abbastanza ripetuti di appuntamenti, la mancanza di informazione precisa, la dislocazione variabile di ambulatori ci portano a una conclusione: forse sarebbe il caso di definire un calendario che preveda anche la frequenza e la collocazione degli ambulatori.
Chiaro - preciso - facilmente comprensibile.
Per tutti e 3 gli ospedali pubblici: Rovigo - Adria - Trecenta.

Ora, le nuove schede ospedaliere che dicono l’ospedale di Rovigo Hub provinciale,  definiscono l’ospedale di Trecenta "ospedale in zona disagiata". (Alibi per giustificare l’impoverimento / scadimento?)
Per l’ospedale di Adria è prevista la richiesta di deroga per il punto nascita. (repetita NON iuvant).

Non son chiusi ospedali, per ora sopravvivono, ma si continua a svuotarli senza investire in tecnologia e in personale qualificato.

I comuni cittadini altopolesani sentono di essere considerati una categoria inferiore. Sensazione giustifica dai piccoli-grandi eventi sanitari di ogni giorno.

Ma il problema, evidentemente, non tocca da vicino i sindaci dell’Altopolesine.

Per il Comitato Altopolesano - Jenny Azzolini Rossi.

3.3.19

Mense ospedaliere, bocciato il maxi appalto a Serenissima Ristorazione. Per l'Ulss 5 gara da rifare

da La Tribuna di Treviso, 27 febbraio 2019
Renzo Mazzaro
27 FEBBRAIO 2019

Azienda Zero bocciata, per il Consiglio di Stato vanno rifatte tre gare su sei. In ballo c’erano 303,5 milioni: «Operazione diretta a conseguire un determinato esito»


VENEZIA. Esce con le ossa rotte Azienda Zero dalla sentenza del Consiglio di Stato che fa a pezzi il mega appalto per la fornitura di pasti negli ospedali veneti. Azienda Zero è il nome in codice della giunta regionale quando indossa la giacca di amministratore della sanità veneta.
L’appalto per 303.510.618 euro era stato assegnato un anno fa a Serenissima Ristorazione, l’azienda vicentina di Mario Putin che già deteneva la maggioranza delle forniture e così è arrivata a coprire il 95% del mercato. Un monopolio che oggi incassa, almeno sulla carta, un colpo che mette al tappeto.
Come esce male il Tar del Veneto che l’anno scorso, con una velocità augurabile in tutti i tribunali, aveva respinto in cinque giorni il ricorso presentato da Dussmann Service, una delle ditte battute da Serenissima.
La sentenza del Consiglio di Stato, datata 6 dicembre 2018, capovolge il verdetto del Tar. Il mega appalto era suddiviso in sei lotti, tutti assegnati a Serenissima che aveva sbaragliato la concorrenza (in Ati con Euroristorazione su alcuni lotti).
La sentenza accoglie in pieno le motivazioni di Dussmann e annulla l’assegnazione di tre lotti su sei. Precisamente il lotto numero 1, ospedali di Belluno e Marca Trevigiana; il lotto numero 6, ospedali di Dolo, Mirano, Noale; il lotto numero 3, ospedali di Rovigo.
Quello che impressiona è il linguaggio che i giudici usano nei confronti della stazione appaltante, cioè la Regione Veneto, che «ha dato luogo alla formazione di un mercato chiuso, per un importo rilevantissimo, e per un periodo prolungato, 5 anni più altri 2 prorogabili». Arrivando a parlare di «condizionamenti provenienti da intenzionali scelte di programmazione che appaiono finalizzate a orientare un certo assetto produttivo per un tempo indefinito». Pare di capire che se Dussmann avesse presentato appello su sei lotti, avrebbe fatto l’en plein.
Tutte le eccezioni presentate dagli avvocati di Azienda Zero vengono respinte. Stessa sorte per le istanze in appoggio a Serenissima di Camst-Ladisa, ditta piazzatasi seconda nel lotto numero 1.
Aveva ragione Dussmann nel puntare «a far dichiarare illegittima l’impostazione complessiva della gara» per «l’elevatissima dimensione economica e operativa, la strutturazione in soli sei lotti, con il risultato di impedire la libera concorrenza, dato che il valore economico dei lotti andava da un mino di 31 milioni del lotto 3 Rovigo, ai 66 milioni del lotto 6 Venezia».

È stato un errore, ribadisce il Consiglio di Stato, non prevedere il «vincolo di aggiudicazione», che in una gara a lotti impedisce a un concorrente di vincerli tutti. Non si capisce perché Belluno e Treviso siano stati uniti in un lotto unico, date le distanze dei due territori e la dimensione della domanda, 600.000 pasti ognuna, fabbisogno equivalente agli ospedali di Rovigo, che invece è in lotto unico.
C’è soprattutto la titolarità di un centro di cottura inserito come condizione essenziale nel capitolato d’appalto, con Serenissima Ristorazione unico concorrente a possederne uno (Boara Pisani). La scelta di Azienda Zero era collegata alla decisione di smantellare le cucine degli ospedali, indirizzo molto contrastato dai sindacati. Che adesso hanno un argomento in più:
«Anche sotto il profilo economico», si legge nella sentenza, «resta da chiedersi come mai, senza una reale analisi sulla loro eventuale disfunzionalità ovvero obsolescenza delle attrezzature e senza, anche qui, alcuna motivazione al riguardo, si sia decisa la rottamazione – con oneri di 700.000 euro a carico delle Azienda sanitarie – di tutte le strutture di produzione dei pasti presso le strutture sanitarie della Regione Veneto». «Eccesso di potere», è la conclusione, «di un’operazione artatamente diretta a conseguire un determinato risultato e un determinato assetto del settore».

Difficile non definirla una stangata. Come replica Azienda Zero? Con un serafico comunicato che cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: «Resta confermata l’aggiudicazione definitiva per tre lotti della gara, non oggetto di impugnazione. Sarà cura dell’Azienda Zero procedere celermente ad una nuova gara, relativamente ai tre lotti su cui si è pronunciato il Consiglio di Stato, rivisitando la predisposizione del capitolato alla luce della pronuncia». Del tipo: ops, abbiamo sbagliato, che sarà mai? —

22.2.19

Ulss 5 Polesana. “Non c’è alternativa. Molti reparti chiuderanno”

fonte: rovigoindiretta.it

L'allarme lanciato dai sindacati di medici e comparto ospedaliero oggi in assemblea: raccolte le prime 300 firme per una petizione

ROVIGO – Si sono travati questa mattina tutti insieme, sia medici che personale del comparto ospedaliero, per lanciare un grido d’allarme: così non si può più continuare. Medici e infermieri, radunati in assemblea insieme ai sindacati denunciano la riduzioni degli investimenti in ambito sanitario oltre alla drammatica mancanza di personale. Per non parlare degli specialisti, tanto che il dottor Francesco Chiavilli commenta: “Dovranno essere prese delle decisioni drastiche sia per la sicurezza dei pazienti che del personale ridotto all’osso. Questo significa che andranno chiusi i reparti. Se anche cambiasse la programmazione della Regione e delle Università, saremo ancora in carenza di medici specialisti per almeno 5 anni. Non c’è alternativa alla chiusura”.

Leggi l'articolo completo, con video.

Vedi anche l'articolo del Resto del Carlino

Ospedali della provincia di Rovigo, manca il personale

I sindacati riuniti sottolineano la preoccupante emergenza

7.1.19

Rette nelle case di riposo, Adria chiama a raccolta tutti i sindaci del polesine

Case di riposo. A fronte di 2.026 posti letto accreditati la regione versa agli enti la quota sanitaria di soli 1.437 ospiti. E' questo che provoca l'aumento delle rette e la difficoltà delle strutture pubbliche.
L'iniziativa di Adria porterà gli altri sindaci a rivendicare quanto dovuto dalla regione?


Omar Barbierato, sindaco di Adria, dichiara a rovigoindiretta.it: "In questi giorni stiamo predisponendo la delibera comunale che chiede alla Regione Veneto di adeguare il numero delle impegnative di residenzialità per l’ingresso nelle strutture accreditate per l’assistenza socio-sanitaria a favore dei cittadini non auto-sufficienti, con riferimento al decreto del 12 gennaio 2017".
E ancora: "“La nostra amministrazione è la prima a porre questo problema all’interno dell’agenda politica, e questo è significativo: come l’hanno affrontata i partiti politici in questi anni, dato che la situazione è conosciuta ed è stata evidenziata da anni ormai dai Comitati, tra cui il Comitato Impegno per il Bene Comune?".

E' presumibile che nella prossima riunione del consiglio comunale verrà approvata la delibera proposta dal sindaco di Adria. Subito dopo sarà coinvolta la conferenza dei sindaci dell'intera Ulss 5.
Come risponderanno gli altri comuni?

Sul problema dell'aumento delle rette nelle case di riposo si veda il post "Badia Polesine, la Casa di riposo verso forti aumenti delle rette. La protesta dei famigliari".

Ulss 5 Polesana. Attivazione Sportelli di promozione dell'Amministratore di Sostegno


L'Ulss 5 ha attivato, a partire dal 17/12/2018 nei giorni e con gli orari indicati nell'allegato, tre Sportelli di promozione dell'Amministratore di sostegno presso le sedi di Adria, Trecenta e Rovigo.

Il servizio è rivolto a favore della rete dei servizi, degli aspiranti amministratori di sostegno, degli amministratori di sostegno già in attività, dei familiari di persone in condizione di fragilità e, in generale, della popolazione afferente all'A.ULSS 5 Polesana.
Agli Sportelli si potrà accedere previo appuntamento (telefono 389 7921 588 mail: sportello.ads.rovigo@gmail.com) e sarà attivata la possibilità di videoconferenza al fine di agevolare le persone con disabilità fisiche e/o psichiche.

Calendario e orari degli sportelli di Adria, Rovigo e Trecenta

Normativa:

Legge regionale 14 aprile 2017, n. 10 "NORME PER LA VALORIZZAZIONE DELL’AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO A TUTELA DEI SOGGETTI DEBOLI"

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE n. 241 del 06 marzo 2018

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE n. 337 del 21 marzo 2018

3.1.19

Ospedale San Luca. Risolto, nel corso della mattinata, il caso della signora che aveva dimenticato le impegnative

La paziente ha potuto eseguire la visita ortopedica e l'esame radiografico.

Rimane il problema della dipendenza dei servizi da quei pezzi di carta che sono nei computer dell'Ulss già dal momento della stampa.


Quella che segue è la mail ricevuta dall'infermiera citata nel precedente post che ci informa di come, durante la stessa mattinata, superati alcuni scogli burocratici, la paziente abbia ricevuto le prestazioni di cui aveva bisogno.

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3 gen 2019, 20:37

Mi permetto di informare, per la tranquillità della Sig.ra Pradella, ma soprattutto per difendere il nome del San Luca e l’impegno, la disponibilità e l’attenzione del personale infermieristico, che la signora con il braccio che pareva ingessato (ma non lo era), dopo qualche problema di tipo amministrativo, ha fatto sia l’esame radiografico che il controllo ortopedico.
Risultato: la signora è ritornata a Rovigo libera dal tutore e serena.
Molto meno serena è stata l’operatrice che dopo avere letto la lettera della Sig.ra Pradella che ha , si spera, involontariamente travisato la situazione e non ha aspettato la soluzione di un problema, ripeto, soprattutto amministrativo, prima di prendere carta e penna e lanciare accuse rivelatesi infondate.

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2.1.19

Ulss 5, ospedale San Luca. Salta la visita ortopedica, manca il promemoria e anche un po' di buona volontà

Siamo nel 2019 ma non sembra.
E' ancora una volta il "promemoria" a creare problemi agli utenti. In questo caso ci ha messo del suo anche il personale.
Alla paziente, col suo braccio ingessato, viene consigliato di prenotare la visita a Rovigo.


Quella che segue è la mail inviata da Patrizia Pradella, assessore ai servizi sociali del Comune di Castelguglielmo, testimone dell'accaduto, all'ufficio relazioni con il pubblico dell'Ulss 5.

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mer 2 gen 2019 alle ore 14:17

Questa mattina mi sono trovata per una visita ortopedica presso l'ospedale di Trecenta.
Ho assistito ad una scena disgustosa.
Una signora di Rovigo accompagnava la mamma con un braccio ingessato che doveva fare raggi e visita.
Aveva con sè il foglio di prenotazione ma si era dimenticata a casa le impegnative.
L'infermiera presente in ambulatorio dopo aver anche controllato e verificato che la signora era in appuntamento, senza dire niente al medico presente, ha mandato via in malo modo la signora dicendole che non poteva fare nulla, consigliandola di disdire le prenotazioni di oggi e di prenotare per ROVIGO visto che là è residente.
Mi mangio le mani ora per non essere intervenuta.
Se la signora era in elenco vuol dire che aveva prenotato con l'impegnativa.
Quindi si poteva recuperare in rete.
Una vergogna.
Sono anche assessore ai servizi sociali del mio paese e queste cose mi fanno imbestialire.
Una persona aspetta per mesi e poi basta una infermiera lunatica per fare spostare un appuntamento senza neanche sentire il medico?
Confido in una sua risposta in merito e sicuramente riferirò il fatto ai dirigenti dell'Azienda sanitaria nella prossima conferenza dei sindaci.

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