15.10.06

La realtà delle cose


Dopo l’accorpamento mancano i posti letto.
Solo i Comuni possono ottenerne il ripristino.


Il reparto di Pneumologia dell’ospedale di Trecenta è stato oggetto di un recente decreto del direttore generale dell’Ulss col quale è stato accorpato a Medicina e Geriatria. Lo stesso decreto assicurava il mantenimento dei servizi sanitari e domiciliari che il reparto di pneumologia presentava al momento della decisione. Più volte il direttore generale dell’Ulss, anche supportato da vari alti dirigenti, ha affermato, a mezzo stampa, che nulla sarebbe cambiato e che, anzi, sarebbero migliorati i servizi resi all’utenza.

Ma le cose stanno realmente così? Purtroppo no.

I pazienti pneumologici ricoverati nel reparto, sono stati frettolosamente dimessi o trasferiti in altri reparti nei giorni immediatamente successivi all’adozione del decreto.
Per circa un mese le attività di assistenza domiciliare per i pazienti sono state ridotte. Riteniamo che solo il sostegno che abbiamo avuto dall’opinione pubblica (oltre mille firme sul nostro appello alle istituzioni, tra cui quelle di cinque sindaci) e dalle amministrazioni comunali (se ne è parlato nei consigli comunali di Badia, Lendinara, Castelguglielmo e Trecenta) abbia convinto la dirigenza dell’Ulss a riprendere pienamente il servizio sul territorio.
Ma la mancanza di posti letto, ridotti, in pratica, da quattordici a due soltanto, rappresenta un gravissimo problema per i pazienti pneumologici più gravi, i tracheostomizzati e i ventilati. Allo stato delle cose, un paziente di questo tipo, e sono decine e decine nel territorio del distretto sanitario, non può essere accolto nel reparto di Medicina. Per questi, l’alternativa è il ricovero in terapia semintensiva, che dispone soltanto di quattro posti, o il trasferimento in pneumologia a Rovigo, perdendo il bagaglio di esperienze maturato a Trecenta in anni di esperienza ospedaliera - domiciliare sui pazienti tracheostomizzati e/o ventilati.
Esiste la realtà di famiglie che assistono i propri cari a casa, inseriti nel proprio ambiente, per migliorare la loro qualità di vita, senza particolari supporti da parte delle strutture socio-sanitarie, contenendo i costi dei ricoveri ospedalieri e sul servizio sanitario nel suo complesso. Solo l’assistenza domiciliare specialistica e continuativa, coadiuvata dal supporto del pneumologo e del medico di base, può prevenire, con terapie adatte, molti ricoveri.
Chi può accudire un familiare spera che non si presenti la necessità del ricovero ospedaliero e di poter continuare ad assisterlo a casa. Ma non può durare per sempre, un paziente pneumologico può incorrere in riacutizzazioni e, prima o poi, accadrà di doverlo ricoverare. Possono essere necessarie rivalutazioni sanitarie della patologia, mediante accertamenti che possono essere condotti solo in ambito ospedaliero, mantenendo ai familiari la possibilità di assistere i parenti, anche solo con la loro presenza, evitando lo stress del ricovero in terapia intensiva, dove i congiunti non sono ammessi.
Ancora una volta confidiamo nel sostegno delle amministrazioni comunali, dei sindaci, degli assessori, dei consiglieri, affinché sia approvato dai consigli comunali del distretto sanitario un ordine del giorno, o una mozione, che chieda esplicitamente alla direzione dell’Ulss il ripristino dei posti letto e dei livelli di assistenza sanitaria erogati dal reparto di pneumologia di Trecenta.

Pazienti e loro familiari del Reparto di Pneumologia di Trecenta

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