5.10.06

Alcuni sindaci incontrano il direttore dell'Ulss

Un gruppo ristretto di amministratori locali, formato da Oscar Tosini, presidente della conferenza dei sindaci dell'Ulss 18, Paolo Meneghin, sindaco di Badia, e da Gianpietro Pizzo, sindaco di Trecenta, ha incontrato il direttore generale dell'Ulss Marcolongo. Argomento della riunione, il reparto di pneumologia dell'ospedale di Trecenta. Marcolongo ha illustrato i contenuti della riorganizzazione dei reparti di Pneumologia, Medicina e Geriatria da lui decisi col decreto n. 699 del 26 settembre 2006.
Il direttore generale ha inizialmente sostenuto non ci saranno modifiche nei servizi resi all'utenza, anzi che si tratta di un ampliamento. Seconda importante precisazione per i pazienti è che verrà mantenuto il servizio domiciliare per i pazienti tracheostomizzati o ventilati.

In mezzo a tante rassicurazioni una conferma negativa: i pazienti tracheostomizzati saranno indirizzati a Rovigo ma, afferma il direttore, "si tratta solo di quattro persone".

Un orientamento grave per due motivi: perché colpisce i pazienti più gravi e perché i tracheostomizzati, nel territorio dei comuni del distretto 2, non sono quattro ma circa il triplo.
Inoltre, contraddice apertamente le deliberazioni contenute nel decreto 699 del 26.9.2006 del medesimo direttore generale, che, in proposito, dispone "Di far confluire la ex struttura complessa di Trecenta e la struttura di Pneumologia nella struttura operativa complessa Medicina di Trecenta, attivando così l'Area Medica Multidisciplinare di Trecenta, in cui confluiscono i posti letto e le risorse umane e strumentali di Pneumologia e Geriatria di Trecenta, a far data dal 1° ottobre 2006".
Balza all'occhio come, a fronte del mantenimento dei posti letto, del personale e della strumentazione, dichiarati nel decreto 699, il direttore generale intenda precludere ai pazienti più gravi, i trachestomizzati e i ventilati, la possibilità di essere ricoverati a Trecenta.
Una preclusione inaccettabile e illegittima! Si, illegittima in quanto non prevista da nessun atto deliberativo del medesimo direttore generale.
I sindaci devono sentire sulle proprie spalle la necessità di impedire che il direttore generale dell'Ulss attui propositi addirittura peggiorativi rispetto a quanto previsto dai suoi stessi decreti.


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