26.11.08

Consiglio provinciale, interpellanza sulla sanità nell’Ulss 18

Perse importanti professionalità all’ospedale di Rovigo.
Sul “San Luca” un anno di dibattito senza risultati. Le “false comunicazioni sociali” del direttore generale e le carenze della presidenza della conferenza dei sindaci. Informazione e trasparenza.
Il Pd propone l’istituzione di sportelli sulla sanità e la creazione di uno spazio web per sindaci e cittadini.


Importante iniziativa in consiglio provinciale. Giuliana Gulmanelli, capogruppo del Partito Democratico, ha presentato una interpellanza sulla sanità nell’Ulss 18.
Dal documento, che sarà discusso nella seduta di venerdì 28 novembre 2008, emergono motivi di preoccupazione per l’ospedale di Rovigo che ha perduto numerose professionalità. Sul “San Luca” di Trecenta, si evidenzia che, per un anno, si è discusso a vuoto in conferenza dei sindaci, non senza responsabilità della presidenza.
Centrale il problema dell’informazione e della trasparenza. Per questo l’interpellanza chiede che la giunta provinciale si faccia promotrice, presso i comuni sedi di punto sanità, dell’apertura di sportelli presso i quali raccogliere le segnalazioni degli utenti. Inoltre, chiede che l’amministrazione provinciale metta a disposizione di sindaci e cittadini uno spazio in internet dedicato alla discussione dei problemi della sanità.


Avvertenza. Riporto di seguito il testo dell’interpellanza. Quando possibile ho aggiunto gli opportuni link agli articoli pubblicati su questo blog.

Abbreviazioni. SOC, struttura operativa complessa; SOS Dpt, struttura operativa semplice dipartimentale.


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A: Presidente della Provincia di Rovigo
Presidente del Consiglio Provinciale
Assessore Provinciale alla Sanità

Oggetto: interpellanza sulla sanità nell'Ulss 18.

Parlare di sanità è sempre difficile ma sempre più necessario. La nostra provincia è strutturata in due Ulss e la n. 18 conta su due strutture ospedaliere. Prevalentemente, nell’Ulss 18, è stato l’ospedale “San Luca” di Trecenta a suscitare l’attenzione delle amministrazioni locali a causa dei profondi cambiamenti di cui è stato oggetto negli ultimi anni. Ma la struttura rodigina non è esente da problemi. Abbiamo appreso che recentemente l’assessore Guglielmo Brusco ha visitato il Day Hospital oncologico dell’Ospedale di Rovigo e l’accoglienza è risultata problematica per carenze strutturali, per l’alto numero di pazienti e per un livello non ottimale di privacy. Inoltre, in questi mesi, si sono registrate le dimissioni del primario di neurologia, dott Domenico De Grandis, e quella del responsabile del laboratorio analisi; entro dicembre si concretizzeranno, se già non è avvenuto, le dimissioni del primario di radiologia, dott. Navarro e di quello di urologia. Un’emorragia di professionalità che deve suscitare attenzione da parte delle amministrazioni locali.
Per quanto riguarda l’ospedale di Trecenta, oggetto di numerosissimi interventi pubblici da parte dell’assessore alla sanità Guglielmo Brusco, la situazione è ancor più problematica. Ricordo soltanto, a titolo esemplificativo, la riduzione della piena operatività del pronto soccorso, la riduzione delle prestazioni di oculistica e la perdita secca del reparto di riabilitazione pneumologica.
Dal agosto 2007, per iniziativa del sindaco di Trecenta, c’è stato un tentativo di fare sintesi e di predisporre una serie di obiettivi essenziali finalizzati al rilancio della struttura. Nata come iniziativa circoscritta ai comuni del distretto 2, si è allargata a tutti i comuni dell’Ulss 18 e alla Conferenza dei Sindaci. La Conferenza ha prodotto due documenti, il primo in data 22 ottobre 2007, particolarmente critico nei confronti della direzione dell’Ulss, e un secondo, in data 29 novembre 2007, che definiva tre richieste precise che ricordo di seguito:
istituire presso il Presidio Ospedaliero di Trecenta almeno due Dipartimenti strutturali autonomi di cui uno Medico Multidisciplinare (l’attuale Dipartimento di Continuità Assistenziale con le dovute integrazioni) e uno Chirurgico e dell’Urgenza;
prevedere nei Dipartimenti, oltre alle attuali SOC e SOS Dpt, un numero adeguato di SOS Dpt che garantisca una reale autonomia clinica e gestionale soprattutto nelle branche specialistiche mediche e chirurgiche;
riacquisire le SOC di Pronto Soccorso e di Radiologia con relative le apicalità.
I documenti vengono inviati ai comuni dell’Ulss 18 per essere approvati dai rispettivi consigli. Alcuni comuni lo fanno subito, altri se ne dimenticano, altri approvano ma non ne informano il presidente della conferenza. Passano così lunghi mesi e riscuote scarsa partecipazione la riunione della conferenza dei sindaci convocata a Badia Polesine il 13 marzo 2008. I pochi intervenuti concordano di chiedere l’intervento degli assessori regionali Renzo Marangon e Isi Coppola. Incontro che avviene il 9 giugno scorso e al quale partecipa anche il consigliere regionale Carlo Alberto Azzi. Infine, il 26 agosto scorso, un’ulteriore riunione della conferenza dei sindaci, dopo un anno, conclude questo dibattito. Alla riunione viene invitato anche il direttore generale dell’Ulss 18 il quale ha ricordato l’apertura della “casa del parto” e l’inaugurazione delle vasche per l'idrokinesi terapia, avvenuta lo scorso 21 luglio. La presidenza della conferenza dei sindaci non ha ritenuto invece di invitare l’amministrazione provinciale che pure, in tante occasioni, ha dimostrato il proprio interessamento per l’ospedale San Luca. Il direttore generale non ha fatto alcun cenno ai servizi che, durante la sua gestione, sono stati ridotti, circoscritti o del tutto cancellati.
Ma non si tratta solo di omissioni. Ad esempio, il 20 settembre 2006, ha dichiarato «smentisco tutte le voci che vedono il reparto di riabilitazione pneumologica di prossima chiusura» (Il Resto del Carlino), e «non capisco tutti gli allarmismi diffusi nei giorni scorsi» (Il Gazzettino). Ebbene, sei giorni dopo, il 26 settembre 2006, firmava il decreto n. 699 con cui il reparto è stato accorpato a medicina e ha cessato di esistere.
Queste non sono omissioni, sono false comunicazioni sociali. E questo apre il vero problema: avere informazioni certe.
In questo senso non siamo stati supportati dalla presidenza della conferenza dei sindaci che non è stata nemmeno in grado di dare notizia , e men che meno rilievo, alle iniziative che ha adottato. Il sito internet della conferenza, ospitato dall’azienda Ulss 18, è straordinariamente privo di informazioni; non risulta aggiornato nemmeno l’elenco delle riunioni della conferenza stessa e della rappresentanza. Inoltre c’è chi ha dovuto spendere cinque mesi in richieste reiterate per ottenere copia di due verbali della conferenza in cui si è discusso dell’ospedale di Trecenta.
Il problema della trasparenza si pone, in primo luogo, rispetto all’azienda stessa che ha profuso ogni sforzo per evitare il rilascio di copia del decreto 699/2006 per poi, finalmente, cedere dopo tre mesi di insistenze. Dal sito aziendale, dopo questo episodio, è stato deciso di eliminare anche la semplice pubblicazione dell’elenco dei decreti adottati dal direttore generale.
Quale fiducia possono avere i cittadini di fronte a questi esempi? E quale fiducia possiamo nutrire noi amministratori locali?

Occorre qualcosa di nuovo. Un sistema di comunicazione che raccolga le segnalazioni dei cittadini e le informazioni dell’Ulss e che verifichi le une e le altre. Uno spazio in cui gli amministratori locali parlino dei problemi della sanità con la necessaria continuità e concretezza, senza perdere il filo degli eventi. Un luogo in cui conservare documenti e testimonianze per averli, come amministratori locali, sempre accessibili, e per garantire al pubblico la stessa accessibilità.
Va poi considerato un altro ordine di problemi che va a rafforzare l’esigenza di iniziative urgenti. La legge affida tutto il potere gestionale al direttore generale dell’Ulss. Proprio per questo è ormai indispensabile contemperare questo fattore con un contatto diretto con la popolazione e con le associazioni che si occupano, in varie forme, di sanità.

Tutto ciò premesso,
si chiede alla Giunta
se intenda farsi promotrice presso i Comuni, in particolare quelli sedi di punto sanità, dell’istituzione di appositi sportelli per la raccolta delle segnalazioni degli utenti;
se intenda attivare opportuni strumenti informatici al fine di favorire la circolazione delle informazioni raccolte e di stimolare gli amministratori locali alla trattazione dei problemi riguardanti la sanità in Polesine.

Rovigo, 21/11/2008

Il Capogruppo
Giuliana Gulmanelli

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25.11.08

Adi, confermati i tagli ai presidi



Confermati i tagli ai presidi sanitari destinati ai pazienti in assistenza domiciliare integrata (Adi).

Ho verificato questo pomeriggio l'impossibilità di ottenere: amuchina, perette, Luan (pomata), sonde rettali. Scarseggiano gli schizzettoni per la PEG.

L'infermiera che mi ha consegnato il resto del materiale non ha saputo dirmi se si tratta di una situazione temporanea o permanente.

Ripeto l'appello che ho fatto in occasione del post "Assistenza domiciliare, tagliati i presidi sanitari a supporto dei pazienti": è necessario che i sindaci intervengano presso l'Ulss per evitare che nuovi costi vadano a gravare sulle famiglie dei pazienti.

24.11.08

Il Difensore Civico della Regione Veneto

La Difesa Civica Regionale del Veneto
La Difesa Civica regionale del Veneto è stata istituita con la Legge Regionale n.28 del 6 giugno 1988, ed è divenuta operativa nell'anno 1994. A norma della presente legge, il difensore civico non è sottoposto ad alcuna forma di controllo gerarchico e funzionale.
Il difensore civico, una volta nominato, presta giuramento davanti al Consiglio Regionale giurando di svolgere l'incarico "nell'interesse della collettività e al servizio dei cittadini, in piena libertà e indipendenza".
Il difensore civico interviene, nei casi di disfunzioni o di abusi della Pubblica Amministrazione su istanza dei cittadini singoli o associati, o di formazioni sociali che abbiano una pratica in corso, nonché a tutela degli interessi diffusi. Può intervenire altresì d'ufficio qualora rilevi, presso qualsiasi Amministrazione pubblica, disfunzioni. Il difensore civico regionale è altresì competente, in attesa della nomina del difensore civico nazionale, per quanto riguarda le Amministrazioni centrali dello Stato.
Per l'adempimento dei suoi compiti può accedere, senza il limite del segreto di ufficio, a tutti gli atti e documenti relativi all'oggetto del proprio intervento. Al difensore civico regionale si può ricorrere anche quando siano già stati proposti ricorsi giurisdizionali o amministrativi.

Cosa può fare il Difensore Civivo per aiutarti?
Se pensi di aver subito un torto
o che sia stato violato un tuo diritto da parte della Pubblica Amministrazione, ti puoi rivolgere al difensore civico il quale, dopo averti ascoltato interverrà, se ne ravvisa la necessità, presso gli organi competenti per porre rimedio a tale situazione.
Se vuoi accedere a documenti
che ti riguardano, e questo ti viene negato, il ricorso al difensore civico sospende addirittura i termini per il ricorso alla giurisdizione ordinaria.
Se hai pratiche in corso
con la Pubblica Amministrazione e vuoi informazioni sullo svolgimento della procedura, rivolgiti al difensore civico che ti fornirà tutte le informazioni necessarie.
In ogni caso
il difensore civico e i suoi collaboratori sono a tua disposizione per offrirti consiglio e assistenza.

Chi può rivolgersi al Difensore Civico?
II singolo cittadino
Più' cittadini collettivamente
Imprese Enti Associazioni

Il Difensore Civico ti tutela perche il suo intervento:
è gratuito

Nulla è dovuto per il suo intervento, neppure a titolo di spese.
è immediato
Non è richiesta alcuna formalità per il suo intervento.
è amichevole
Risolve i problemi senza ricorrere ad una lite giudiziaria.
è tempestivo
Alcune istanze sono risolte addirittura in giornata.

ufficio del difensore civico regione Veneto
e-mail: difciv@consiglio.regione.veneto.it
Via Brenta Vecchia, 8 - 30172 Mestre-Venezia - tel. 041 2383411
Piazzale Cadorna, 2 - 37126 Verona - tel. 045 8676560
Numero verde: 800 294 000

(fonte: pieghevole informativo diffuso nell'estate del 2008 dalla Regione Veneto)

22.11.08

Assistenza domiciliare, il Pd da voce alle famiglie: "No ai tagli che compromettano il prezioso servizio"

Circa la comunicazione del Pd sull'assistenza domiciliare trascriviamo l'articolo apparso su La Voce di Rovigo

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La Voce di Rovigo, 22 novembre 2008

L'APPELLO
Diego Crivellari e Giuliana Gulmanelli





ROVIGO - Diego Crivellari, vicesegretario provinciale del Pd e Giuliana Gulmanelli, capogruppo Pd a Palazzo Celio, esprimono la propria preoccupazione per i tagli che potrebbero compromettere l'assistenza do­miciliare integrata, che "è un servizio pub­blico che persegue lo scopo di mantenere a casa propria quei pazienti che risultano affetti da patologie anche gravi e spesso croniche"
Invece, sottolineano i due esponenti demo­cratici, "c'è ora il rischio concreto, segnala­to da alcune famiglie altopolesane che han­no quotidianamente a che fare con queste tipologie di pazienti, che questo servizio venga drasticamente tagliato, nonostante sia proprio grazie all'assistenza domiciliare integrata che molti malati hanno potuto conservare nel tempo abitudini e consuetudini di vita in famiglia e che la stessa Ulss 18 ha potuto in definitiva conseguire un notevole risparmio, evitando il più delle volte ricoveri presso le strutture sanitarie. Le famiglie di questi pazienti devono far fronte a un delicato e difficile lavoro di assistenza, ma lo sforzo compiuto risulta comunque compensato dalla consapevolezza di miglio­rare così, per quanto è possibile, la qualità della vita dei propri cari. Collaborano inol­tre i medici di base che hanno in carico gli assistiti e interviene, quando necessario, il personale infermieristico dedicato al man-
tenimento di questo importante servizio".
"Ora - proseguono Crivellari e la Gulmanelli - queste stesse famiglie che ricevevano dall'Ulss 18 farmaci e presidi sanitari idonei alla cura dei pazienti e a supporto delle molte complicanze che persone non auto­sufficienti, in molti casi costrette a letto, sviluppano, si trovano a dover fronteggiare una emergenza in più e denunciano l'inizio di una serie di sostanziali riduzioni del
servizio fin qui effettuato. Tagli che signifi­cano concretamente: meno personale a di­sposizione, meno strumenti, meno farma­ci, meno risorse per le famiglia. Se questa politica fosse confermata ci troveremmo di fronte a un fatto grave: riteniamo piuttosto che questo importante servizio vada tutela­to e mantenuto nell'interesse della nostra collettività. Nessuna scelta di razionalizzazione, nessuna opzione efficientistica da parte di chi gestisce la politica sanitaria nei comuni della nostra provincia possono giu­stificare il taglio dell'assistenza a malati di questo tipo e alle rispettive famiglie, senza negare nel contempo i principi su cui si regge la sanità pubblica".

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Garantire l'assistenza ai non autosufficienti

Presa di posizione del Partito Democratico sul problema dei tagli all'assistenza domiciliare integrata. Questo è l'articolo apparso sul Gazzettino

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Il Gazzettino, 22 novembre 2008

Il Pd contro le riduzioni dei presidi

A pagare sarebbero solo le famiglie

(f.p.) «I tagli all'assistenza domiciliare integrata non sono tollerabili. Le esigenze di razionalizzazione non sono giustificate in questo delicato settore». A dirlo sono Diego Crivellari e Giuliana Gulmanelli , responsabili provinciali del Partito democratico, dopo le avvisaglie di riduzioni di presidi saniatri che interssano proprio l'Adi e si riflettono negativamnte su tante famiglie con parenti che necessitano di questo servizio.
«L'Adi ha lo scopo di mantenere a casa propria quei pazienti che risultano affetti da patologie anche gravi e spesso croniche - spiegano Crivellari e Gulmanelli - Il rischio concreto segnalato da alcune famiglie altopolesane, è che questo servizio venga drasticamente tagliato, nonostante sia proprio grazie all'assistenza domiciliare integrata che molti malati hanno potuto conservare nel tempo abitudini e consuetudini di vita familiari e che la stessa Ulss 18 ha in definitiva conseguito un notevole risparmio evitando ricoveri in strutture sanitarie».
Le famiglie devono far fronte a un delicato e difficile lavoro di assistenza, ma lo sforzo compiuto risulta compensato dalla consapevolezza di migliorare la qualità della vita dei propri cari. Collaborano i medici di base e interviene anche il personale infermieristico che si dedica a questo servizio.
«Ora, queste famiglie che ricevevano dall'Ulss 18 farmaci e presidi sanitari idonei alla cura dei pazienti e a supporto delle molte complicanze che i non autosufficienti accusano se allettati - precisano i responsabili del Pd - dovrano fronteggiare una emergenza in più, perché stanno denunciado l'inizio di una serie di sostanziali riduzioni del servizio fin [qui] ricevuto. Tagli sottoforma di minor personale a disposizione, meno strumenti, meno farmaci, meno risorse per le famiglia. Sarebbe grave se queste scelte fossero confermate. Questo è un servizio che va tutelato e mantenuto nell'interesse della nostra collettività. Nessuna scelta di razionalizzazione, nessuna opzione efficientistica da parte di chi gestisce la politica sanitaria nei Comuni possono giustificare il taglio all'assistenza a questi malati e alle loro famiglie».

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19.11.08

«L’Ulss sta tagliando l’assistenza domiciliare»



La stampa locale ha dato ampio spazio al problema dei tagli all'assistenza domiciliare integrata. Ringraziamo per l'attenzione e trascriviamo il testo degli articoli pubblicati. Questo è il lavoro del Resto del Carlino.

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Il Resto del Carlino, 19 novembre 2008

BADIA

L’allarme di Tosarello: «Il caso di un ragazzo tracheostomizzato rimasto senza ausilii»
ILPUNTO«La patologia lo costringe a letto o su una poltrona a rotelle»

«SONO INIZIATI i drastici tagli all’Assistenza domciliare integrata decisi dal responsabile del servizio dottor Romagnoli. E’ necessario che i sindaci altopolesani impediscano la realizzazione di questo progetto». L’allarme viene da Pietro Tosarello, il badiese rappresentante del Comitato dei familiari e dei pazienti del rearto di pneumologia del ‘San Luca’ che, dal 2006, cura il blog in difesa dell’ospedale altopolesano. Un allarme che parte da un caso concreto, cioè il taglio di alcuni importanti supporti ad un ragazzo cerebroleso di Badia. «La sua patologia — spiega Tosarello in una lettera-denuncia che invierà a tutti i sindaci dell’Ulss 18—lo costringe a letto o su una poltrona a rotelle. A Badia lo conoscono tutti e tutti conoscono sua madre che lo porta in giro per la città quando le sue condizioni lo consentono. E’ tracheostomizzato e portatore di PEG, un foro nello stomaco attraverso il quale scorre una cannula che consente di iniettare l’acqua e gli alimenti di cui ha bisogno. Il tracheostoma e la PEG — continua — richiedono un’attenzione costante e medicazioni assidue per evitare infezioni e malfunzionamenti dei dispositivi. L’immobilizzazione implica una serie di problemi che devono essere prevenuti o circoscritti con particolari accorgimenti e trattamenti». Tosarello spiega che la famiglia, col tempo, ha imparato a utilizzare tutti i numerosi presidi che servono a mantenere il ragazzo in condizioni igieniche e sanitarie paragonabili a quelle ottenibili presso un reparto ospedaliero.
Che è successo?«Mi telefona la madre — risponde il curatore del blog —: sabato scorso il marito si è recato al San Luca, dove è stato da poco trasferito il servizio infermieristico, per ritirare i presidi sanitari che abitualmente si utilizzano per il figlio. Incredibilmente viene informato che non riceverà più tutta una quantità di ausilii e che, pertanto, la famiglia dovrà provvedere a propria cura e spese all’acquisto di amuchina, clisma e sonde per il clistere, lassativo e guanti in lattice per le medicazioni. E il resto viene dimezzato: i guanti per l’igiene, le siringhe da 60 o 100 cc per l’alimentazione via PEG, le garze per le medicazioni».
Che significa secondo lei tutto questo? «E’ la prima concreta attuazione dei tagli che il responsabile del servizio, dott. Romagnoli, ha deciso per tutti i pazienti in Adi — risponde Tosarello, che continua a raccontare —. La madre prende il telefono e lo chiama. Apriti cielo, senza appuntamento? Ma scherziamo? Il dott. Romagnoli dimostra di non avere alcuna consapevolezza del carico assistenziale che la malattia del giovane badiese comporta per la famiglia. L’intervento del medico di base non ottiene alcun risultato ma serve ad apprendere che i tagli ci saranno, addirittura, anche per gli ospedali». Un episodio che, secondo Tosarello, autore di tante battaglie per salvare il reparto di pneumologia, anticipa quanto accadrà a tutti altri pazienti in ADI.

Cristiano Bendin

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Peggiora l'assistenza domiciliare




La stampa locale ha dato ampio spazio al problema dei tagli all'assistenza domiciliare integrata. Ringraziamo per l'attenzione e trascriviamo il testo degli articoli pubblicati. Questo è il lavoro del Gazzettino.

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Il Gazzettino, 19 novembre 2008

BADIA POLESINE
Le proteste nel blog sul San Luca contro i tagli dell'Ulss 18
Peggiora l'assistenza domiciliare
Aumentano i costi per le famiglie in proporzione diretta alla gravità del paziente


L'assistenza domiciliare integrata fornisce meno servizi e aumentano di conseguenza i costi per le famiglie. Dal 2006 il badiese Piero Tosarello tiene attivo un blog sull'Ospedale di Trecenta con il preciso scopo di denunciare quello che non funziona, ma anche per contribuire a salvare l'ospedale dell'Alto Polesine. Ieri Tosarello sul suo blog ha segnalato una prima disfunzione sul funzionamento dell'Adi (assistenza domiciliare integrata): si tratta di un primo caso, ma la cosa potrebbe ripetersi anche per altre famiglie di pazienti. «L'Adi - scrive Tosarello - è un servizio pubblico che persegue lo scopo di mantenere a casa propria pazienti affetti da patologie anche gravi e spesso croniche. L'ammalato ha il vantaggio di conservare abitudini e consuetudini, mentre l'Ulss consegue un sensibile risparmio evitando numerosi ricoveri presso le strutture sanitarie. Le famiglie dei pazienti devono far fronte a un gravoso lavoro di assistenza, ma lo sforzo è compensato dalla consapevolezza di migliorare per quanto è possibile, la qualità della vita dei propri cari. Le famiglie ricevono dall'Ulss 18 farmaci e presidi sanitari idonei alla cura dei pazienti e a supporto delle molte complicanze che persone, permanentemente o temporaneamente non autosufficienti, in molti casi costrette a letto, sviluppano nel decorso della malattia».
L'Adi non è più a Badia Polesine, ma concentrata presso l'Ospedale di Trecenta: con le ultime disposizioni il carico delle famiglie è aumentato e non sempre sono in grado di svolgere le nuove mansioni imposte e per giunta stanno scoprendo che i costi sono aumentati. Tosarello cita il caso segnalato dalla madre di M.G. un ragazzo cerebroleso di Badia Polesine: «La sua patologia lo costringe a letto o su una poltrona a rotelle: è tracheostomizzato e portatore di Peg, un foro nello stomaco attraverso il quale scorre una cannula che consente di iniettare l'acqua e gli alimenti di cui ha bisogno. Il tracheostoma e la Peg richiedono un'attenzione costante e medicazioni assidue per evitare infezioni e malfunzionamenti dei dispositivi. L'immobilizzazione implica una continua serie di problemi, ma la famiglia ha imparato a utilizzare tutti i numerosi presidi che servono a mantenere M. in condizioni igieniche e sanitarie accettabili».
Continua Tosarello: «Il papà sabato scorso il marito si è recato al San Luca di Trecenta per ritirare i presidi sanitari che abitualmente si utilizzano per M. e viene informato che non riceverà più tutta una quantità di ausilii e che, pertanto, la famiglia dovrà provvedere a propria cura e spese al loro acquisto; il resto viene dimezzato. Questa è la prima concreta attuazione dei tagli decisi per tutti i pazienti in Adi. Questa situazione dimostra di non avere alcuna consapevolezza del carico assistenziale che la malattia di M. comporta per la famiglia. Questo episodio anticipa quanto accadrà a tutti altri pazienti in Adi. E più la persona è grave e maggiori saranno le restrizioni. Dovranno intervenire i sindaci affinchè impediscano la realizzazione di questo progetto che riguarda tutto il territorio».

Paolo Aguzzoni

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18.11.08

Assistenza domiciliare, tagliati i presidi sanitari a supporto dei pazienti

L’assistenza domiciliare integrata (ADI) è un servizio pubblico che persegue lo scopo di mantenere a casa propria pazienti affetti da patologie anche gravi e spesso croniche. L’ammalato ha il vantaggio di conservare abitudini e consuetudini, l’Ulss consegue un sensibile risparmio evitando numerosi ricoveri presso le strutture sanitarie.
Le famiglie dei pazienti devono far fronte a un gravoso lavoro di assistenza ma lo sforzo è compensato dalla consapevolezza di migliorare così, per quanto è possibile, la qualità della vita dei propri cari. Collaborano i medici di base che hanno in carico gli assistiti e interviene, quando necessario, il personale infermieristico dedicato a questo importante servizio.
Le famiglie ricevono dall’Ulss farmaci e presidi sanitari idonei alla cura dei pazienti e a supporto delle molte complicanze che persone, permanentemente o temporaneamente non autosufficienti, in molti casi costrette a letto, sviluppano nel decorso della malattia. Pomate antidecubito, materiale per medicazioni, lassativi, perette per clistere, siringhe per iniezioni e per l’alimentazione, sono esempi che valgono a dare un’idea di ciò che serve.
Ogni paziente è un caso particolare e, infatti, è compito del medico di base richiedere i presidi sanitari più adatti all’assistenza a domicilio degli ammalati.
M. è un ragazzo cerebroleso che dipende completamente dalla famiglia. La sua patologia lo costringe a letto o su una poltrona a rotelle. A Badia lo conoscono tutti e tutti conoscono sua madre che lo porta in giro per la città tutte le volte che il tempo e la salute di M. lo consentono. E’ tracheostomizzato e portatore di PEG, un foro nello stomaco attraverso il quale scorre una cannula che consente di iniettare l’acqua e gli alimenti di cui ha bisogno. Il tracheostoma e la PEG richiedono un’attenzione costante e medicazioni assidue per evitare infezioni e malfunzionamenti dei dispositivi. L’immobilizzazione implica una serie di problemi che devono essere prevenuti o circoscritti con particolari accorgimenti e trattamenti. La famiglia ha imparato a utilizzare tutti i numerosi presidi che servono a mantenere M. in condizioni igieniche e sanitarie paragonabili a quelle ottenibili presso un reparto ospedaliero.
Mi telefona la madre. Sabato scorso il marito si è recato a Trecenta, al “San Luca”, dove è stato da poco trasferito il servizio infermieristico, per ritirare i presidi sanitari che abitualmente si utilizzano per M. Incredibilmente viene informato che non riceverà più tutta una quantità di ausilii e che, pertanto, la famiglia dovrà provvedere a propria cura e spese all’acquisto di amuchina, clisma e sonde per il clistere, lassativo e guanti in lattice per le medicazioni. E il resto viene dimezzato: i guanti per l’igiene, gli schizzettoni (siringhe da 60 o 100 cc) per l’alimentazione via PEG, le garze per le medicazioni.
E’ la prima concreta attuazione dei tagli che il responsabile del servizio, dott. Romagnoli, ha deciso per tutti i pazienti in ADI. La madre di M. prende il telefono e lo chiama. Apriti cielo, senza appuntamento? Ma scherziamo? Il dott. Romagnoli dimostra immediatamente di non avere alcuna consapevolezza del carico assistenziale che la malattia di M. comporta per la famiglia e che, probabilmente, la cosa gli importa assai poco. L’intervento del medico di base di M. non ottiene alcun risultato ma serve ad apprendere che i tagli ci saranno, addirittura, anche per gli ospedali.
Riporto questo episodio perché anticipa quanto accadrà a tutti altri pazienti in ADI. E più la persona è grave e maggiori saranno le restrizioni. Lo scrivo perché possa arrivare quanto più rapidamente ai sindaci dell’Ulss 18. Sarà mia cura inviare il testo di questo post a tutti comuni. E’ necessario che i sindaci IMPEDISCANO la realizzazione di questo progetto.

9.11.08

Assegno di cura. Novità per il 2008

(dal sito del sindacato pensionato della Cgil del Veneto)

Con deliberazione n. 287 del 12 febbraio 2008, la Regione Veneto, dopo l’avvio di transizione del 2007, riconferma anche per il 2008 l’assegno di cura, stabilendo alcuni chiarimenti procedurali per la presentazione della domanda, per il riconoscimento del diritto e per l’erogazione del contributo economico.

Sull’assegno di cura la Consulta Welfare CGIL Veneto, riconferma la propria condivisione perché:

- sono state accolte le richieste sindacali;
- vengono unificate tre precedenti provvidenze;
- introduce la semplificazione procedurale;
- avvia il percorso per l’istituzione del fondo per la non autosufficienza.

Inoltre la Consulta Welfare CGIL Veneto, ribadisce che l’assegno di cura:

- è il riconoscimento dei diritti istituzionali e sociali ai non autosufficienti;
- è il riconoscimento da parte delle pubbliche amministrazioni alle famiglie che con abnegazione accudiscono ai propri congiunti non autosufficienti;
- è una componente della rete pubblica dei servizi sociosanitari ed assistenziali territoriali e domiciliari;
- non è un semplice buono economico - voucher;
- non è un’integrazione al reddito familiare.

Le principali disposizioni per il 2008

Valore ISEE (del nucleo familiare) calcolato: nel 2007 era su redditi 2006 = 14.612,15 euro e nel 2008 sarà su redditi 2007 = 14.992,07 euro (per gli anni successivi tale valore verrà incrementato dell’indice ISTAT – FOI al 31 dicembre).

Entità dell’assegno di cura per l’anno 2008 (2,6% è l’indice ISTAT al 31.12.2007 per il 2008):
√ l’assegno in funzione della scheda base, varia da 53,00 € a 267,00 € mensili;
√ la maggiorazione per l’assistente familiare, varia da 51,00 € a 267,00 € mensili;
√ l’assegno in presenza di demenza, varia da 373,00 € a 534,00 € mensili.

Per ulteriori approfondimenti, per altre informazioni e per essere aiutati nella presentazione della domanda per l’assegno di cura, rivolgetevi alle strutture sindacali ed ai servizi della CGIL:
SPI – CGIL / Camere del Lavoro - CGIL Territoriali / Funzione Pubblica – CGIL AUSER / INCA – CGIL / FEDERCONSUMATORI / CAAF – CGIL

4.11.08

CUORE: RIABILITAZIONE IN TRASFERTA

4 novembre 2008
(dal sito dell'amministrazione provinciale di Rovigo)

“Vale la pena continuare a pagare oltre 820 mila euro all’anno a cliniche private venete o extraregionali per non attivare una riabilitazione cardiologia in Polesine? Perché poi è stato chiuso il servizio sperimentale di Trecenta?”.

E’ quanto si chiede l’assessore provinciale alla Sanità Guglielmo Brusco facendo i conti sul numero delle persone “costrette ad andare lontano da casa centinaia di chilometri per le cure riabilitative e pagarsi spesso anche le spese di albergo per l’accompagnatore”. Nel 2007 – comunica l’Asl 19 di Adria - solo in cliniche private di altre regioni ci sono stati 57 ricoveri di pazienti per un totale di 974 giornate pari ad un importo complessivo di oltre 265 mila euro.
Per l’Asl 18 “i cui dati – secondo una nota del direttore Adriano Marcolongo – sono in corso di elaborazione per la relazione socio – sanitaria che verrà diffusa entro la fine dell’anno” – l’assessore Brusco è andato per similitudine ipotizzando circa 120 ricoveri per complessive 2040 giornate con 559 mila euro di costi.
“In totale – prosegue Brusco oltre 820 mila euro che vanno ai privati ed a sostegno di attività alberghiere di altre province ed al Polesine restano solo i sacrifici”.
Sulla non comunicazione dei dati da parte dell’Asl 18 Rovigo “…se li vuoi te li vai a leggere a fine anno sulla relazione…Insomma uno così anche per il poco rispetto avuto ancora una volta nei confronti della più importante istituzione polesana – conclude Brusco - prima se ne va e meglio è".