18.11.08

Assistenza domiciliare, tagliati i presidi sanitari a supporto dei pazienti

L’assistenza domiciliare integrata (ADI) è un servizio pubblico che persegue lo scopo di mantenere a casa propria pazienti affetti da patologie anche gravi e spesso croniche. L’ammalato ha il vantaggio di conservare abitudini e consuetudini, l’Ulss consegue un sensibile risparmio evitando numerosi ricoveri presso le strutture sanitarie.
Le famiglie dei pazienti devono far fronte a un gravoso lavoro di assistenza ma lo sforzo è compensato dalla consapevolezza di migliorare così, per quanto è possibile, la qualità della vita dei propri cari. Collaborano i medici di base che hanno in carico gli assistiti e interviene, quando necessario, il personale infermieristico dedicato a questo importante servizio.
Le famiglie ricevono dall’Ulss farmaci e presidi sanitari idonei alla cura dei pazienti e a supporto delle molte complicanze che persone, permanentemente o temporaneamente non autosufficienti, in molti casi costrette a letto, sviluppano nel decorso della malattia. Pomate antidecubito, materiale per medicazioni, lassativi, perette per clistere, siringhe per iniezioni e per l’alimentazione, sono esempi che valgono a dare un’idea di ciò che serve.
Ogni paziente è un caso particolare e, infatti, è compito del medico di base richiedere i presidi sanitari più adatti all’assistenza a domicilio degli ammalati.
M. è un ragazzo cerebroleso che dipende completamente dalla famiglia. La sua patologia lo costringe a letto o su una poltrona a rotelle. A Badia lo conoscono tutti e tutti conoscono sua madre che lo porta in giro per la città tutte le volte che il tempo e la salute di M. lo consentono. E’ tracheostomizzato e portatore di PEG, un foro nello stomaco attraverso il quale scorre una cannula che consente di iniettare l’acqua e gli alimenti di cui ha bisogno. Il tracheostoma e la PEG richiedono un’attenzione costante e medicazioni assidue per evitare infezioni e malfunzionamenti dei dispositivi. L’immobilizzazione implica una serie di problemi che devono essere prevenuti o circoscritti con particolari accorgimenti e trattamenti. La famiglia ha imparato a utilizzare tutti i numerosi presidi che servono a mantenere M. in condizioni igieniche e sanitarie paragonabili a quelle ottenibili presso un reparto ospedaliero.
Mi telefona la madre. Sabato scorso il marito si è recato a Trecenta, al “San Luca”, dove è stato da poco trasferito il servizio infermieristico, per ritirare i presidi sanitari che abitualmente si utilizzano per M. Incredibilmente viene informato che non riceverà più tutta una quantità di ausilii e che, pertanto, la famiglia dovrà provvedere a propria cura e spese all’acquisto di amuchina, clisma e sonde per il clistere, lassativo e guanti in lattice per le medicazioni. E il resto viene dimezzato: i guanti per l’igiene, gli schizzettoni (siringhe da 60 o 100 cc) per l’alimentazione via PEG, le garze per le medicazioni.
E’ la prima concreta attuazione dei tagli che il responsabile del servizio, dott. Romagnoli, ha deciso per tutti i pazienti in ADI. La madre di M. prende il telefono e lo chiama. Apriti cielo, senza appuntamento? Ma scherziamo? Il dott. Romagnoli dimostra immediatamente di non avere alcuna consapevolezza del carico assistenziale che la malattia di M. comporta per la famiglia e che, probabilmente, la cosa gli importa assai poco. L’intervento del medico di base di M. non ottiene alcun risultato ma serve ad apprendere che i tagli ci saranno, addirittura, anche per gli ospedali.
Riporto questo episodio perché anticipa quanto accadrà a tutti altri pazienti in ADI. E più la persona è grave e maggiori saranno le restrizioni. Lo scrivo perché possa arrivare quanto più rapidamente ai sindaci dell’Ulss 18. Sarà mia cura inviare il testo di questo post a tutti comuni. E’ necessario che i sindaci IMPEDISCANO la realizzazione di questo progetto.

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