25.6.13

I dati clinici e il ruolo della terapia intensiva al “San Luca”

Piccola storia di ordinaria periferia

Gli indici statistici e il rapporto con gli altri reparti


Le schede ospedaliere approvate dalla giunta regionale del Veneto prevedono il dimezzamento dei posti letto assegnati alla terapia intensiva dell’ospedale di Trecenta. Ecco cosa si vuole dimezzare.

La terapia intensiva del San Luca ha aperto i battenti il 2 novembre 1998.
Nell’iniziale progetto ospedaliero doveva essere una semintensiva postoperatoria per il monitoraggio dei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico ma fin da subito è stata una terapia intensiva polivalente a tutti gli effetti.

Accoglie 250-300 pazienti/anno, con queste caratteristiche, confrontate con i dati italiani tra parentesi:
Tipologia medico 46.3 (47.2)
chirurgico elezione 28.4 (30.5)
chirurgico urgenza 25.3 (22.3)
SAPS II (indice di gravità) 38.7 (36.9)
Mortalità 14.4 (17.8)
Degenza media 5.6 (6.2)

E’ dotata di 4 letti con monitoraggio singolo e centralizzato + 1 letto di stabilizzazione, 12 infermieri (con un rapporto ottimale infermiere : paziente 1:2) e un medico h 24. L'indice di occupazione della terapia intensiva è sempre stato superiore al 100% (media italiana 84.7), fondamentalmente perché anche il letto di stabilizzazione viene, secondo necessità, utilizzato per ricoverare pazienti.

In virtù della centralità clinica riservata ai pazienti più fragili e critici ricoverati negli altri reparti, in terapia intensiva è presente una centrale di monitoraggio cui afferiscono i segnali provenienti dai 4 letti monitorati in medicina (2 in reparto femminile e 2 in reparto maschile) e dai letti monitorizzabili in chirurgia multidisciplinare e in ostetricia-ginecologia. Questo tipo di organizzazione permette di gestire, in collaborazione con i colleghi dei reparti, i pazienti di media intensità anche al di fuori della terapia intensiva. E permette di seguirne l'evoluzione clinica e di prevederne l'eventuale trasferimento in ambiente intensivistico.

Circa il 60% dei pazienti ricoverati in terapia intensiva ha un'età > 75 anni ed una gran parte è affetta da patologie respiratorie croniche.
La nostra provincia ha un alto indice di vecchiaia (204% nel 2012), e in altopolesine ci sono ben 7 strutture residenziali per anziani. Nell'arco dei 15 anni trascorsi dall'apertura della terapia intensiva, è aumentata l'età media dei pazienti ricoverati e la loro complessità clinica sostenuta da importanti comorbilità, motivo per cui si è reso necessario un maggior ricorso al trattamento intensivo.

Nel nostro territorio è presente anche un elevato numero di pazienti affetti da patologie respiratorie croniche, in carico agli pneumologi del San Luca: gli OSAS sono 150, i BPCO in ventilazione meccanica domiciliare 140, quelli in ossigenoterapia 75, e 7 sono i tracheostomizzati ventilati h 24.

Sulla scorta di tali dati, e sul frequente ricorso alla struttura ospedaliera da parte di questi pazienti nei periodi di riacutizzazione della malattia respiratoria, abbiamo iniziato con i colleghi internisti una collaborazione, supportata da cicli di eventi formativi, che ha permesso di attuare, per pazienti selezionati e a minor criticità, la terapia ventilatoria non invasiva in reparto di degenza.
I medici della terapia intensiva poi, seguono direttamente, per quanto riguarda la gestione delle vie aeree, 3 giovani pazienti gestionalmente complessi, ma che grazie a questo tipo di integrazione assistenziale con l'ADI, possono rimanere a domicilio.

Pertanto il ruolo di questa terapia intensiva, va ben al di là della cura dei pazienti critici in essa ricoverati, in quanto l’operato della sua equipe medica ha funzione di stabilizzazione dei pazienti “borderline” ricoverati nei reparti di degenza.

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