12.12.12

La sanità polesana vista dal Comitato per il San Luca

Jenny Azzolini, portavoce del Comitato altopolesano dei cittadini per il 'San Luca', tira le somme di quasi due anni di attività e mette a fuoco i problemi dell'ospedale di Trecenta e della sanità in polesine, gravemente minacciata dalle anticipazioni sulle schede ospedaliere pubblicate dal Gazzettino del 25 novembre scorso.

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Il Comitato Altopolesano, che vede al suo interno volontari di tutti i 25 paesi dell’Altopolesine, come presenza agli incontri o in contatto costante via telefono o grazie all’offerta informatica, vuole andare avanti nell’impegno fino a che il discorso salute, che prevede chiarezza sul San Luca e sulla sanità nel territorio, non è ben definito.
L’attività di coinvolgimento di Sindaci, Provincia, Vescovo e Parroci che il Comitato ha avviato nel 2011 ha portato all’incontro dal Prefetto del 27 gennaio 2012, da cui è partito un Tavolo Tecnico che ha prodotto formato proposte cui il Comitato ha affiancato riflessioni inviate in regione, in provincia, a tutti i sindaci.
Noi continuiamo a farci sentire perché vogliamo la stesura delle schede ospedaliere con la contemporanea istituzione delle AGGREGAZIONI FUNZIONALI TERRITORIALI ( aggregazioni dei medici di base, distretti efficienti e Amministrazioni Comunali con ruolo e possibilità di integrazione socio-sanitaria, gestione della persona a domicilio o in strutture ).
Se condividiamo che la sanità moderna è una sanità territoriale che cura e accompagna l’ammalato a casa, temiamo che in realtà si cerchi di smantellare il San Luca senza garanzie per l’attività di assistenza sul territorio.
Noi non siamo tranquilli.
Se da una parte ci confortano certe rassicurazioni (“non ci sarà nessun accorpamento”) ci creano però ansia altre esternazioni, come quelle del dottor Noce, presidente dell’ordine dei medici, che prevede una situazione critica per l’ospedale di Rovigo e una fine tragica per gli ospedali di Trecenta ed Adria.
Ed invita le amministrazioni a difendere i servizi.
In questi giorni continuano all’ospedale San Luca segnali di malessere, di incertezza, di “PROVVISORIETA’” (o improvvisazione).
Facciamo degli esempi: densitometria e visite per patologia osteoarticolare.
A Trecenta c’è la macchina per densitometria, ma poiché c’è anche problema di personale, è usata un solo giorno la settimana. Va aggiunta anche una simpatica curiosità: l’esame con ticket costa 69€; in libera professione, sempre al San Luca, costa meno di 40€.
E dopo l’esame densitometrico bisogna andare magari ad Adria per trovare posto per una visita: il dott. Nardi non è stato sostituito e quindi un problema tipico di persone anziane passa in secondo piano, anche se siamo un’area ad alta presenza di anziani.
A Trecenta c’è pure un apparecchio per la Tac, ma è utilizzato solo la mattina; ci sono altre apparecchiature che, forse, con un uso diverso potrebbero esaurire in tempi più brevi le liste d’attesa.
Ci sono problemi al Centro Trasfusionale, a Cardiologia, al Day Surgery, cui vanno aggiunti i disagi alla Cassa Ticket , spostamenti di personale al CUP e nel settore Radiologia .
L’assunzione a tempo indeterminato di 2 medici anestesisti-rianimatori ci dà speranza; ma ci preoccupano le segnalazioni di disagio che riguardano il servizio di Cardiologia, solo ambulatoriale e coperto da un solo cardiologo, non da due come era stato deciso in Prefettura. E si teme che l’orario 8-17 si riduca a 8-14 con il prossimo pensionamento di un infermiere.
Ci è stato riferito poi che il martedì ed il venerdì non è possibile sottoporre ad ecocardio i pazienti dei reparti o del Pronto Soccorso perché non è in servizio un cardiologo specialistico; che le rotture di apparecchiature (stampante, ecografo, holter ecc.) o malfunzionamento di altre non sono celermente risolte.
Ci preoccupano anche i problemi legati ai punti sanità.
Certo che si continua a parlare di tagli, ma si sorvola sugli sprechi.
Noi cittadini dobbiamo aver ben presente che se la spesa personale sanitaria nel privato convenzionato è la stessa del pubblico, lo stato spende molto di più per i servizi del privato e spende soldi nostri che sborsiamo noi, anche se non direttamente.
Un argomento questo preso pochissimo in considerazione.
Lo dice lo stesso direttore generale Marcolongo nella sua relazione annuale ed è proprio questo documento che ci ha dato la possibilità di continuare la denuncia di sprechi della Regione presso il Ministero e presso la Corte dei Conti.
Perciò abbiamo chiesto alla Corte dei Conti notizie circa un esposto dell'assessore provinciale Brusco, a proposito del denaro pubblico dato alle cliniche private del Veneto, allegando relazione del dottor Marcolongo che parla di un possibile risparmio di milioni di euro annui con prestazioni erogate dal servizio pubblico, anziché dalle cliniche private.
E’arrivata questa risposta.
E' una buona notizia.
Ci ha colpito recentemente anche un riferimento al problema affitto locali per il punto sanità di Santa Maria, che noi, sospettosi, abbiamo inteso come segno di preoccupazione per costi molto, forse troppo, importanti.
Ma qualcosa si sta muovendo. Speriamo ci siano spiegate le ragioni degli incrementi finanziari ai privati in una fase politica-economica di contenimento di costi.
Abbiamo notificato al Ministro Balduzzi il problema della riduzione di servizi e della creazione di situazioni di difficoltà per una popolazione di 85000 altopolesani.
Abbiamo segnalato al Presidente Monti gli sprechi già denunciati alla procura.
Abbiamo ricordato al Presidente Zaia la gravità del problema liste d’attesa (citando esempi concreti con nome e cognome).
Abbiamo incontrato rappresentanti sindacali.
Teniamo un blog aggiornato per essere in contatto con i cittadini di tutti i 25 paesi.
Al convegno della Cgil di venerdì 16 novembre sulla sanità, presenti Coletto, Coppola, Corazzari, Azzalin, abbiamo ascoltato con molta attenzione gli interventi.
Accettiamo volentieri l’invito dell’assessore Coppola a “fare squadra” e ci fa ben sperare l'affermazione “già si è fatto in Regione e per il Polesine quanto si chiede dalla spending review”.
Noi, cittadini del Comitato Altopolesano, continuiamo a seguire con attenzione il succedersi delle scelte di politica sanitaria e vorremmo che l’impegno fosse unitario, per non cadere nel gioco del divide et impera.
Su questo fronte o si vince insieme o perdiamo tutti, e sono in maggiore difficoltà soprattutto i più deboli.
Jenny Azzolini, portavoce del Comitato
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