9.6.16

Quando tremano i “pilastri” della sanità. Appello ai sindaci


Comitato altopolesano dei cittadini per il “San Luca”
presso Jenny Azzolini, Via Matteotti 82 – 45027 Trecenta (Ro) - Tel. 0425701126 – Cell. 3473490340

Trecenta 6 giugno 2016

Quando tremano i “pilastri” della sanità

Davanti a chi finge di scoprire ora le carenze del San Luca o di sorprendersi e dolersi di casi di sanità carente, proviamo delusione e irritazione come cittadini e come utenti. Perché, se le disfunzioni sanitarie” ora sono tante e pesanti, non sono un male solo di oggi ma durano da tempo e sono da tempo ben note “a chi di dovere”.
La causa principale è la mancanza di personale (medici, infermieri, tecnici): e la conseguenza più vistosa e poco tollerabile è la lunghezza (sfacciata) delle liste d’attesa, che danneggia soprattutto (guarda caso!) i più poveri, mentre i cittadini più abbienti trovano risposte rapide nel privato. Che ingrassa a vista d’occhio.
Tra l’altro rimangono anche scarsamente produttivi vari costosi macchinari non accompagnati da personale tecnico qualificato.
Il Veneto resta la Regione con meno medici, i primari non vengono sostituiti e mancano infermieri.
Se non si sono raggiunti obiettivi non è per scarso impegno degli operatori, ma per carenza di risorse e se il denaro scarseggia non dipende solo dai tagli romani, ma dalla scelta di iniziative che sono solo spot. La trovata delle visite di notte, senza centrare l’obiettivo, è costata ai Veneti, in un anno, 7 milioni di € e molte ULSS per aprire gli ambulatori di notte li hanno chiusi di giorno. Ora, visto che i maggiori fruitori sono anziani …
Con la realizzazione del Piano socio-sanitario regionale ci troveremo con ulteriore carenza di posti letto, ulteriore insufficienza di medici, di infermieri, di operatori socio-sanitari.
Con le schede ospedaliere, uscite nel 2012, pareva che la regione razionalizzasse le risposte sanitarie creando una continuità assistenziale tra ospedale e territorio.
Invece, soprattutto per mancanza di personale, mentre nella realtà viene smantellato il San Luca, contemporaneamente è ridotta l’attività di assistenza sul territorio (Adi - ambulatori - punti sanità).
E intanto un fiume di denaro è affluito e affluisce costantemente a cliniche e centri medici privati in modo molto discutibile. Un fenomeno definito “spreco “ in più relazioni del dott. Marcolongo. Il dirigente aveva più volte detto al Governo della Regione Veneto che l’ULSS 18, se avesse realizzato in proprio parte dei servizi regalati ai privati, avrebbe potuto risparmiare quasi 14 milioni di euro all’anno. Nessuno ha mai detto che Marcolongo aveva fatto conti sbagliati, ma si è continuato ad andare avanti come se lui non avesse detto niente.
Adesso però si esagera con gli interventi riduttivi: al San Luca è già stata dimezzata l’attività chirurgica e si teme che nelle prossime settimane si debba sospendere del tutto.
Questo perché gli anestesisti non sono più numericamente sufficienti a garantire il servizio.
La gara indetta dall’azienda per appaltare temporaneamente le guardie a professionisti esterni è stata vinta da una cooperativa di Bo che però per ora non è in grado di assicuraci i turni richiesti.
E situazione più o meno simile hanno i ginecologi, che pur ricorrendo all’istituzione di convenzioni libero-professionali esterne, non sono a tutt’oggi in grado di sostenere i reparti di Trecenta e Rovigo.
E desta preoccupazione pure il servizio di Terapia Antalgica.
Dicono che non si trova un numero di specialisti sufficiente a colmare le carenze di organico date da pensionamenti e turnistica europea. E, pur essendo queste evenienze prevedibili, purtroppo non è stata fatta adeguata programmazione nelle università.
Dicono che il problema è su scala regionale.
Lo slogan “meno ospedale e più territorio” che ha accompagnato tutto l’iter di approvazione del nuovo piano socio-sanitario, alla realtà dei fatti, si sta sempre più modificando in “meno ospedale e meno territorio”, che non significa certo tutti più sani, significa invece sicuramente meno servizi.
I principali strumenti di integrazione socio-sanitaria e di sviluppo delle attività territoriali non decollano.
Il Comitato Altopolesano dei cittadini per il San Luca pertanto rinnova l’invito ai sindaci dell’Ulss 18 a rispettare fedelmente il significato della loro carica istituzionale e il mandato ricevuto dai loro concittadini.
Abbiamo difficoltà a credere nell'impegno dei nostri rappresentanti regionali, impegno promesso ripetutamente, ma altrettanto ripetutamente disatteso.
Speriamo che i sindaci, che vivono la realtà del territorio, diano prova concreta di voler difendere il diritto alla salute dei propri cittadini.
Siamo stanchi di impegni di facciata (spesso illogici e offensivi); chiediamo azioni ferme nei confronti della Regione per difendere l’efficienza dei nostri ospedali.
L’assessore Coletto ha spiegato in questi giorni ai colleghi della giunta veneta che “gli esperti”(?) hanno scoperto (!?) «Dall'analisi dei bilanci preventivi… una perdita previsionale complessiva delle aziende sanitarie pari a circa 660 milioni di euro.”
Per cui, viste le risorse finanziarie disponibili per il 2016 e dati gli interventi di razionalizzazione dei costi già programmati, si rende necessario migliorare le previsioni di almeno 240 milioni di euro».
Domenico Mantoan, direttore dell'Area sanità e sociale, dovrà«effettuare una puntuale ricognizione sui costi», integrandola con «dettagliate relazioni aziendali contenenti proposte di azioni di razionalizzazione».
In seguito a questa verifica lo stesso Mantoan dovrà proporre eventuali adeguamenti alla programmazione regionale, in modo da rimettere in linea gli obiettivi generali con i vincoli di bilancio.
Detto brutalmente: taglieranno ancora. E il taglio non sarà indolore per noi cittadini. Siamo colpevoli di delegare una fiducia eccessiva a chi non la merita.
Mettiamoci il cuore in pace: pagheremo caro, pagheremo tutto.

Per il Comitato Altopolesano dei cittadini per il San Luca
La portavoce Jenny Azzolini


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