10.5.11

Il Pdl blocca il governatore. «Nessun ospedale sarà chiuso»

SANITA'

Dopo la chiusura dei conti, Zaia aveva annunciato le prime dismissioni. Mantoan: da Roma 200 milioni in più, l’addizionale non servefonte: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2011/10-maggio-2011/pdl-blocca-governatore-nessun-ospedale-sara-chiuso-190606834364.shtml

VENEZIA — Le parti oramai sono ribaltate. Un tempo era infatti il Carroccio, maestro della guerriglia in aula e del doppio registro «di lotta e di governo», a tenersi le mani libere mandando ai matti il Pdl e l’allora governatore Giancarlo Galan, ora invece tocca agli azzurri che, superato lo choc del passaggio dal primo al secondo piano, stanno imparando il sottile piacere di dire quel che pensano e pazienza se al nuovo governatore, Luca Zaia, la cosa può provocare qualche orticaria. Il terreno è sempre quello, il più sdrucciolevole: la Sanità. Zaia abbozza: «Penso all’addizionale Irpef», e loro lo stroncano: «No a nuove tasse» (costringendo la giunta ai salti mortali sul bilancio). Lui annuncia dalle colonne di questo giornale: «Adesso chiudo gli ospedali», e loro tirano fuori la paletta: «Alt!, non si chiude proprio un bel nulla». L’hanno detto ieri, a Rovigo, dove c’è un candidato sindaco da sostenere ed un ospedale (quello della vicina Trecenta) in odore di lucchetti, di fronte ad un manipolo di leghisti rimasti silenti ed al segretario generale della Sanità, Domenico Mantoan, che magari senza volerlo ha tirato pure lui una stoccata al governatore: «Per il prossimo anno non servono altre tasse». Con buona pace di Zaia e del suo assessore alla Sanità, Luca Coletto, che invece nell’ultima settimana hanno fatto intendere a mezzo stampa che l’addizionale è indispensabile e giusto dietro l’angolo. Leonardo Padrin, presidente della commissione Sanità, lo dice chiaro e tondo: «Non verrà chiusa alcuna struttura, gli ospedali del Veneto resteranno quelli che sono».

Padrin gioca sul filo sottile dell’interpretazione della «chiusura», che all’uomo della strada suona come giù la serranda e tanti saluti, mentre per i più accorti frequentatori degli uffici della Sanità potrebbe pure farsi coincidere con la «riconversione» di alcuni reparti, con lo spostamento di qualche specialità, con l’addio (ad esempio) del solo centro per le nascite o con il ridisegno della rete per l’emergenza. Tant’è, la cura drastica viene tassativamente esclusa dal Pdl che anzi, sempre con Padrin va all’attacco: «Chi dice che verranno chiusi degli ospedali in Veneto dice delle bugie politiche, usa slogan elettorali». Per saperne di più non resta che attendere il nuovo Piano sociosanitario (più sanitario che socio, da quel che si racconta nel Palazzo: si vedrà che dirà l’assessore di reparto Remo Sernagiotto quando avrà la bozza definitiva), un infinito «work in progress» sconosciuto ai più che Zaia, confortato dalla sua maggioranza, vorrebbe in consiglio entro giugno, altrimenti tanto vale ricominciare tutto daccapo. Seguiranno le schede ospedaliere. Quel che si sa, dunque, sono solo indiscrezioni, silenziate da Coletto: «Tanto poi cambia tutto». Le Usl, per dirne una, resteranno quelle che sono, sia quanto al numero che quanto ai confini, dell’investimento sulla rete territoriale e dell’avvicinamento dei servizi agli anziani (con poderosi investimenti sulla domiciliarietà) si è già detto, verranno centralizzati gli acquisti e sarà definito il criterio, già sperimentato nell’ultimo riparto, «che darà più soldi pro capite alle Usl del Polesine e del Bellunese dove ci sono più anziani e per di più sparsi in un territorio vasto e impervio » annuncia il capogruppo del Pdl, Dario Bond, che non a caso viene proprio dalla montagna. «Viviamo in una situazione di epidemia in carestia - spiega Mantoan - l’epidemia è il crescente numero di anziani, con un’età media che passerà da 82 a 90 anni di qui al 2020 e con una spesa farmaceutica che è 33 volte quella di un neonato; la carestia è invece la penuria di risorse: il Fondo sociosanitario solo 5 anni fa aveva avuto un incremento del 10% mentre nel 2010 si è fermato all’1,8%».
Insomma, crescono le spese e si riducono le entrate. Ed il prossimo anno ci sono pure 60 milioni di euro in più da sganciare, quelli della prima rata degli ammortamenti non pagati finora. «Ma il ministero dell’Economia ci ha assicurato per il prossimo anno 200 milioni di euro in più» avverte Padrin e Mantoan conferma: «Con questi soldi, rendendo più efficienti gli ospedali e controllando la spesa, non solo saremo in grado di chiudere il prossimo bilancio della Sanità senza disavanzi ma lo faremo senza il bisogno di introdurre nuove tasse, a cominciare dall’addizionale Irpef. E potremo pure garantire ulteriori servizi extra Lea». Gran cenni di assenso tra gli uomini del Pdl che vedono così confermata la linea imposta alla giunta tra malumori e baruffe, mentre i leghisti non confermano né smentiscono (Coletto se ne è già andato), sono delle sfingi. Intanto si intensificano le voci su un’imminente defenestrazione di Antonio Padoan, direttore generale dell’Usl di Venezia. Pur di liberarsene, Zaia sarebbe perfino disposto a tenere al loro posto fino a scadenza naturale (dicembre 2012) gli altri due direttori in bilico, Adriano Marcolongo (Rovigo) e Giuseppina Bonavina (Verona). Così da concentrare in laguna tutta la potenza di fuoco dei suoi legali.

Marco Bonet
10 maggio 2011

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