Ospedale di Rovigo: esistono ancora camere senza bagno.
In entrambi i casi, lamentele per il cibo.
Con una lettera aperta ai responsabile della sanità polesana e regionale Guglielmo Brusco, ex assessore provinciale, denuncia vari casi di disagio per i cittadini polesani.
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SANITA’ –
ODISSEA DI FAMIGLIE ALTOPOLESANE –
Lettera aperta al
Direttore Generale dell'Ulss 18, Dr. Arturo Orsini, al Presidente
della Conferenza dei Sindaci Dr. Antonio Bombonato e al Presidente
della Regione Veneto, Dr. Luca Zaia.
In questi ultimi 3
mesi, vissuti da semplice cittadino altopolesano, mi sono reso conto
che, come Assessore Provinciale alla Sanità, nei miei interventi
pubblici a difesa dei nostri concittadini, ho un po’
esagerato. Si, sono stato troppo tenero, troppo moderato.
Naturalmente a
sostegno di questo mia convinzione porto la testimonianza di due
famiglie altopolesane, alle quali in questi ultimi mesi sono successe
alcune spiacevoli cose.
- Per una risonanza magnetica ad una famigliare (schiena-anca), per tempi e modalità più rapidi si è dovuto, nonostante la preferenza per le strutture pubbliche…. ricorrere al privato Centro Medico di Rovigo. Stessa cosa, per far accertare ad un figlio, l’entità di un infortunio al piede.
Insomma, per gli
altopolesani la Risonanza Magnetica è un miraggio da rincorrere non
nel proprio ospedale, il San Luca, ma emigrando almeno a Rovigo e
probabilmente in strutture private.
- Per un altro esame a famigliare, l’elettromiografia (una volta eseguita per gli esterni anche al San Luca), per avere tempi rapidi c’è stata emigrazione persino in un Centro privato del Padovano!
- Infine, la più anziana della famiglia, il 22 gennaio 2015, per esame di densitometria, andrà all’Ospedale di Adria. Tale esame sarebbe possibile anche a Trecenta, ma con più lunghi tempi d’attesa (il macchinario del San Luca funziona solo poche ore la settimana).
Per onor del vero, mi
si dice che in tutti i casi elencati e già finiti , l’accoglienza
e le modalità di erogazione degli esami eseguiti dai soggetti
privati, è stata giudicata buona. Io rimango comunque convinto che
tali esami, con una più forte organizzazione, potrebbero
tranquillamente essere eseguiti in ospedali ed ambulatori pubblici,
anche con notevoli vantaggi economici per le casse regionali.
Per completare le
testimonianze e passare dallo specialistico-ambulatoriale
all’ospedaliero, informo che un’altra famiglia mi ha informato di
una parente che dopo un soddisfacente accesso al Pronto Soccorso di
Rovigo ( perché quello di Trecenta evidentemente non è all’altezza
di quello dell’ospedale del Capoluogo) è stata ricoverata al
Blocco M 1 – SOC Oncologica dell’Ospedale di Rovigo,
fortunatamente senza gravi problemi. Lì, oltre al cordiale ed
efficiente personale, ha trovato, udite udite, una camera senza il
bagno e con servizi igienici promiscui (donne e uomini!), situati in
corridoio. Una vergogna, pensando a quanto speso per la nuova entrata
dell’ospedale di Rovigo ed alle decine di camere con bagno che
esistono al San Luca e che non sono utilizzate per pratiche di
ricovero ospedaliero!!!
Termino riprendendo un
tema già da me sollevato alcuni mesi fa, nelle vesti di assessore
provinciale. L’ultima signora citata, mi ha dichiarato che riusciva
a mangiare ben poco del cibo fornito dall'Ulss 18. Cibo non gradito,
come tanti altri mi hanno testimoniato. Sarebbe il caso di sapere se
ciò deriva da un problema di qualità del cibo fornito o è dovuto
alle particolari e troppo raffinate esigenze alimentari di tutti
quanti mi hanno segnalato questo problema. Situazione conosciuta dal
Direttore Generale? E se si, cosa ha fatto per risolverla?
Domanda finale: cosa
pensano di fare gli altopolesani e i loro sindaci? Patire ancora e
stare zitti? O chiedere con forza ai Dottori Orsini, Bombonato e
Zaia, di fare molto di più per loro?
Trecenta, 13 gennaio
2015
Guglielmo Brusco –
Cittadino altopolesano.
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