“Ulteriori riduzioni di spesa metterebbero a rischio livello, accesso e qualità dell’assistenza”
L’aveva annunciato ieri la capogruppo del Pd in Commisione Sanità del SenatoNerina Dirindin, invitando il Governo a riferire in Parlamento. Con una nota espressamente redatta su richiesta dei parlamentari italiani, l’Ocse non fa sconti alla spending sanitaria: “Non si è valutata la situazione di crescente svantaggio del Ssn rispetto ai sistemi sanitari europei”. Il REPORT OCSE.
“I dati forniti a supporto delle riduzioni di spesa sanitaria proposte nella spending review non consentono di apprezzare appieno la situazione di crescente svantaggio del Servizio Sanitario Nazionale rispetto ai sistemi sanitari di altri paesi europei”.
Questa la prima conclusione del report a cura della Divisione Salute dell’Ocse redatto a seguito della richiesta di chiarimenti da parte della Commissione Igiene e Sanità del Senato italiano che è giunta proprio ieri all’attenzione dei parlamentari.
“L’Italia – spiega l’Ocse - ha una spesa sanitaria pubblica pro capite di oltre un terzo inferiore alla media degli altri paesi dell’area Euro considerati nella spending review, e il divario si è triplicato dall’inizio degli anni 2000”. Ma non basta. Secondo l’Ocse, “il livello di prestazioni sanitarie erogate in Italia è sensibilmente inferiore a quanto osservato nella quasi totalità degli altri paesi dell’area Euro considerati nella spending review”.
Per questo, secondo l’Ocse, “nella situazione descritta, eventuali riduzioni di spesa non finalizzate soltanto al recupero di inefficienze si ripercuoterebbero ulteriormente sull’accesso, in particolare da parte dei cittadini più svantaggiati, sui livelli e sulla qualità dell’assistenza sanitaria”. Senza contare, concludono i redattori del report, che “il benchmark (di Cottarelli ndr.) proposto (5,25% del PIL) per la spesa sanitaria pubblica non è compatibile con il modello di Servizio Sanitario Nazionale esistente in Italia”.
Questa la prima conclusione del report a cura della Divisione Salute dell’Ocse redatto a seguito della richiesta di chiarimenti da parte della Commissione Igiene e Sanità del Senato italiano che è giunta proprio ieri all’attenzione dei parlamentari.
“L’Italia – spiega l’Ocse - ha una spesa sanitaria pubblica pro capite di oltre un terzo inferiore alla media degli altri paesi dell’area Euro considerati nella spending review, e il divario si è triplicato dall’inizio degli anni 2000”. Ma non basta. Secondo l’Ocse, “il livello di prestazioni sanitarie erogate in Italia è sensibilmente inferiore a quanto osservato nella quasi totalità degli altri paesi dell’area Euro considerati nella spending review”.
Per questo, secondo l’Ocse, “nella situazione descritta, eventuali riduzioni di spesa non finalizzate soltanto al recupero di inefficienze si ripercuoterebbero ulteriormente sull’accesso, in particolare da parte dei cittadini più svantaggiati, sui livelli e sulla qualità dell’assistenza sanitaria”. Senza contare, concludono i redattori del report, che “il benchmark (di Cottarelli ndr.) proposto (5,25% del PIL) per la spesa sanitaria pubblica non è compatibile con il modello di Servizio Sanitario Nazionale esistente in Italia”.
"La spending review attualmente in corso in Italia - osserva l'Ocse - rappresenta un importante e necessario sforzo di razionalizzazione della spesa pubblica ed esistono sicuramente margini per la riduzione di sprechi e inefficienze, e molte delle proposte formulate finora vanno in questa direzione". Ma, concludono gli estensori della nota, con le proposte finora formulate si rischia di accrescere uletriormente "il divario nei livelli di prestazioni erogate" con gli altri Paesi europei. Un divario - sottolineano ancora - che "è cresciuto nel corso del tempo e ha raggiunto e superato il 50% rispetto a paesi come la Francia, l’Olanda e la Germania. Le riduzioni di spesa proposte rischiano di esacerbare le differenze osservate".
03 aprile 2014
03 aprile 2014
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