19.2.25

Case e Ospedali di Comunità. La denuncia della Cgil: “Forti ritardi e manca il personale”

fonte: https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=127800

Data 18-02-2025


Dall’analisi della Confederazione emerge che a dicembre 2024 risultano finanziati 10.084 progetti per 19,2 miliardi di euro complessivi. Dei 8871 progetti di cui è possibile monitorare l’iter, solo il 35% risulta concluso, mentre il 40,8% presenta ritardi in almeno una delle fasi di attuazione. Particolarmente preoccupante e incerta la situazione per la realizzazione delle Case della Comunità e degli Ospedali di Comunità, strutture strategiche per l’attuazione della riforma dell’assistenza territoriale.

Per quanto riguarda le Case della Comunità, da ReGis risultano finanziati progetti per 1.416 strutture (circa 1000 con fondi Pnrr), per un valore complessivo di 2,8 miliardi di euro. A dicembre 2024 risultano effettuati pagamenti per soli 261 milioni: è stato speso meno di un decimo dei fondi disponibili. Dei progetti monitorati, ne risultano completati e collaudati solo 25, mentre ben 885 (62,6%) presentano almeno uno step in ritardo. Nel dettaglio, sono in corso i lavori per la realizzazione di 598 strutture (42,4% del totale delle opere previste), ma ci sono ritardi evidenti e diffusi nell’esecuzione dei lavori per più della metà dei progetti. In particolare, ci sono ritardi nell’avvio dei lavori di esecuzione di 631 strutture (44,8%), a cui si aggiungono altre 103 Case della Comunità (7,3%) con ritardi nella fine dei lavori. Completati i lavori dei cantieri solo per 53 Case della Comunità (3,8%).
Allarmante la distanza proibitiva dal traguardo del collaudo per 454 progetti, ancora fermi alla fase della progettazione esecutiva, step che di fatto impedisce l’avvio dei cantieri.


“In questo scenario - commenta Barbaresi - risulta davvero difficile credere che il Governo possa immaginare di riuscire a terminare tutti i lavori per collaudare le strutture entro giugno 2026, data prevista per la scadenza definitiva. Inoltre - sottolinea - resta il nodo del personale: non basta costruire strutture se non si mettono nelle condizioni di essere operative ed efficienti. Senza prendere in considerazione i possibili e auspicabili sviluppi della figura dei medici di medicina generale alle dipendenze del Ssn, solo per Case e Ospedali di Comunità, per cui non si vedono atti di interessamento concreto da parte del Ministero della salute, è necessario assumere 33 mila unità di personale". Per la segretaria confederale della Cgil "sarebbe l’unico concreto intervento che migliorerebbe i tempi di attesa riempendo il vuoto degli spot governativi o l’inconsistenza degli atti ministeriali. Quanti ricoveri impropri si potrebbero evitare garantendo la presa in carico da parte di un’adeguata rete di assistenza territoriale? Quanta pressione negli ospedali, a partire dagli accessi impropri nei Pronto soccorso, si potrebbe evitare?”.



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17.2.25

La migrazione sanitaria sfonda il tetto dei 5 miliardi: si aggravano gli squilibri Nord-Sud

fonte: https://finanza.repubblica.it/News/2025/02/12/la_migrazione_sanitaria_sfonda_tetto_5_miliardi_si_aggravano_squilibri_nord_sud-99/

I dati sono relativi al 2022. Nel frattempo la situazione probabilmente è peggiorata.
Le strutture private convenzionate incassano la maggior parte delle prestazioni.

Nel 2022 la migrazione sanitaria fra regioni italiane ha conosciuto una forte accelerazione, sfondando il tetto dei 5 miliardi di euro di valore. In sole tre regioni del Nord - Lombardia, Emilia Romagna e Veneto - si concentra circa il 94% del saldo attivo del SSN, mentre il 78,8% del saldo passivo grava sul Centro-Sud. Il 54,4% delle prestazioni fuori Regione va al privato accreditato. E' quanto emerge in sintesi dal rapporto della Fondazione GIMBE sulla mobilità sanitaria.

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12.2.25

Nell’ultimo decennio tagliati 10 mila posti letto e chiusi oltre 70 ospedali. Cresce il privato



Il ministero della Salute pubblica l'Annuario del Servizio sanitario nazionale relativo al 2023
Medicina del territorio sempre più in affanno

Sorprendente: in calo gli accessi ai pronto soccorso
Impietoso il raffronto tra i il 2013 e il 2023.

Ma il dato più sorprendente è quello riguardante gli accessi al pronto soccorso. In questi mesi ci hanno fatto una testa così affermando l'esatto contrario: "troppi codici bianchi e verdi", "troppi accessi impropri" e via di questo passo. Invece se nel 2023 si sono registrati 18.353.118 accessi nei pronto soccorso (311 accessi ogni 1000 abitanti), nel 2013 erano stati 20.551.053 con una media di 338 accessi ogni 1.000 abitanti. Nel 2023 sono quindi stati 2 milioni in meno.

Domanda: ma quante balle ci raccontano?

Sempre meno ospedali. In 10 anni ne sono stati chiusi 74, ben il 7%.

Posti letto: Rispetto a 10 anni fa tra pubblico e privato ne sono stati tagliati oltre 10.000. Nel 2013 ce n’erano 226.387 contro i 215.827 del 2023.

Chiuso un decimo dei Consultori.

Centri di Salute mentale - 17% (erano 1.603 dieci anni e fa sono diventati 1.334 nel 2023).

Meno medici convenzionati. I medici di famiglia dai 45.203 che erano nel 2013 sono diventati 37.983 nel 2023 (-7.220). In calo anche i pediatri (-999 in 10 anni per un totale nel 2023 di 6.706 unità). In frenata anche i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica) che dagli 11.533 che erano nel 2013 sono diventati 10.050 nel 2023 (-1.483).

Le Ulss/Asl sono passate dalle 143 del 2013 alle 110 del 2023.

Cresce l’assistenza domiciliare integrata (Adi). In 10 anni sono praticamente raddoppiate le persone assistite: dai 732.780 pazienti del 2013 nel 2023 esse sono state 1.645.234. A peggiorare però sono le ore dedicate a ciascun paziente: nel 2013 erano 18 contro le 15 ore del 2023.

Invito a leggere l'articolo nella sua interezza con la possibilità di scaricare gli annuari 2023 e 2013.

Vedi anche la sintesi prodotta dall'Ansa.

9.2.25

Liste d’attesa, l’allarme Gimbe: “Approvato un decreto attuativo su sei”: a che punto è la riforma

fonte: https://www.fanpage.it/politica/liste-dattesa-lallarme-gimbe-approvato-un-decreto-attuativo-su-sei-a-che-punto-e-la-riforma/

La riforma sulle liste d’attesa, nata per garantire un accesso più rapido alle cure, è bloccata a causa dei ritardi nei decreti attuativi. Mentre milioni di pazienti restano senza risposte, la Fondazione GIMBE denuncia lo stallo: “Per risolvere il problema servono investimenti mirati e riforme coraggiose”.

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Solo un decreto attuativo su sei ha ricevuto il via libera

I decreti attuativi rappresentano il cuore pulsante di qualsiasi riforma, ma a sei mesi dall’approvazione della legge il meccanismo sembra essersi inceppato: dei sei provvedimenti previsti, infatti, soltanto uno ha ricevuto il via libera, mentre tre sono già scaduti e per gli altri due non è stata neppure fissata una scadenza. Un quadro che, secondo Cartabellotta, ricalca un copione già visto nella storia parlamentare italiana: tra lungaggini burocratiche, ostacoli politici e mancanza di coordinamento tra ministeri e Camere, spesso le norme restano sulla carta, senza mai tradursi in cambiamenti concreti.

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Odissea senza fine per i pazienti

Nel frattempo, per i cittadini la situazione non cambia: milioni di pazienti continuano infatti a scontrarsi con liste d'attesa interminabili, rinunciando spesso alle cure per mancanza di alternative. Il paradosso sembra essere evidente: la legge esiste, ma senza i decreti attuativi rimane solo un insieme di buone intenzioni prive di effetti concreti.

"Le liste d’attesa non sono altro che il sintomo di una crisi strutturale del Servizio Sanitario Nazionale. Per risolvere il problema servono investimenti mirati e riforme coraggiose. Limitarsi a tamponare l'emergenza senza affrontare le cause profonde equivale a guardare il dito e non la luna", ha concluso Cartabellotta.

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Sulle liste d'attesa consulta anche, in questo blog, il post Liste d'attesa, la normativa nazionale e regionale (Veneto) dove consultare anche il testo del DECRETO-LEGGE 7 giugno 2024, n. 73 Misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie. Decreto-Legge convertito con modificazioni dalla L. 29 luglio 2024, n. 107. Testo unificato, link a normattiva.it