23.9.11

L'ospedale di Trecenta in gabbia

fonte: http://rovigooggi.it/articolo/2011-09-21/l-ospedale-di-trecenta-in-gabbia/

SANITA' ROVIGO La Regione Venete prevede 10 milioni di euro in meno per l'Ulss 18. I sindaci dell'altopolesine gridano allo scandalo e pretendono tutela da Luca Coletto assessore regionale


La Regione Veneto prepara un piano di rientro per 10 milioni di euro all’ulss18 di Rovigo (leggi articolo ). I sindaci dell’altopolesine fanno quadrato e pretendono delle garanzia di servizio dall’assessore regionale Luca Coletto. Per Antonio Laruccia, sindaco di Trecenta, il San Luca è passato da ospedale di rete ad ospedale in gabbia. Il leghista Cristiano Corazzari si fa garante delle promesse della Regione. Muaro Mainardi: "Le peculiarità del territorio andranno rimarcate".
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11.9.11

Sanità, un taglio da 850mila euro per l'Ulss n. 18

fonte: http://www.ilrestodelcarlino.it/rovigo/cronaca/2011/09/08/576903-sanita_taglio.shtml

L’allarme parte dalla Cgil, Benazzo: "Solo la politica può salvare il nostro ospedale Ma deve parlare chiaro, ecco come"

Rovigo, 7 settembre 2011 - L’UNICO MODO per salvare l’Ulss 18 è riconoscere le peculiarità del nostro territorio nero su bianco e l’unica che lo può fare è la politica. Torna sulla questione sanitaria Davide Benazzo, segretario della Cgil funzione pubblica, dopo la drastica riduzione del costo per il personale previsto dalla Regione Veneto per l’ospedale di Rovigo. «Partendo dal presupposto che l’Ulss 18 è costantemente sottofinanziato per 45 milioni di euro l’anno e nel 2010 il bilancio è stato chiuso a meno 35 milioni, dopo aver risparmiato 8 milioni di euro come richiesto dalla Regione stessa — premette in sindacalista — la delibera regionale di riparto 2011 che ad agosto ha assegnato i finanziamenti alle aziende sanitarie, prevede un taglio del costo per il personale di 850mila euro, poco meno del turn over di un anno per noi. In altre parole — precisa Benazzo — significa blocco delle assunzioni e, tanto per fare un esempio, non arriveranno i due tecnici di radiologia che mancano a Trecenta, il cui vuoto ora è riempito da personale di Rovigo». Senza contare che, a fronte di un finanziamento di circa 406 milioni di euro, pare sia già stato informalmente chiesto al direttore generale, Adriano Marcolongo, un risparmio di altri 10milioni di euro. «Impossibile da ottenere senza un taglio dei servizi — spiega Benazzo — allora, serve un atto politico: a che serve sbandierare 13 assunzioni se dopo tre mesi i fondi per il personale vengono tagliati? Per garantire i servizi serve personale, le due cose vanno di pari passo e, al di là delle butade, la politica deve chiarire che strada intende percorrere».
STESSO DISCORSO, secondo Benazzo, vale per le previsioni del nuovo piano sociosanitario regionale. «Il futuro ridimensionamento dell’ospedale di Rovigo è già scritto — precisa — e avrà ricadute sulle specialità, gli specialisti e il San Luca di Trecenta». In pratica, la razionalizzazione ospedaliera prevede solo cinque ospedali principali (hub), il cui bacino d’utenza arriva al milione di persone - in pratica, Padova, Verona, Venezia, Treviso e Vicenza - e una rete di aziende sanitarie di secondo livello (spoke) collegate ai primi e con molte meno specializzazioni. Il rischio di perdere specialità nelle quali sono state investite risorse consistenti negli ultimi anni, come neurochirurgia, otorinolaringoiatria, medicina nucleare, malattie infettive e nefrologia, sarebbe quindi più di una possibilità per il polesine. «Se la politica non riesce più a finanziare la sanità polesana, lo deve dire e noi saremo pronti a partecipare a qualsiasi tavolo per la riorganizzazione sanitaria — conclude Benazzo — ma per mantenere i servizi e le specialità che abbiamo sul territorio, c’è bisogno di un atto politico forte, deve essere messo nero su bianco che l’ospedale di Rovigo ha bisogno di garantire alcune specialità perchè copre un certo tipo di territorio. L’eventuale accorpamento con l’Ulss 19 di Adria — sottolinea il sindacalista, d’accordo con Marcolongo — non è la panacea, anzi, mantenendo Adria, se non altro, si garantisce la sopravvivenza all’ospedale che, altrimenti, potrebbe fare la fine di Trecenta».

5.9.11

Castelmassa, all’ospedale fuori provincia? Sempre più difficile

La piccola odissea di Tullio Boschini, 64 anni, per un'ecografia addominale

Rovigo, 31 agosto 2011 - Andare all’ospedale può diventare un’impresa ardua, soprattutto se, per evitare lunghe liste d’attesa, si cerca di andare fuori provincia. Ne sa qualcosa Tullio Boschini, 64 anni, la cui piccola odissea per un’ecografia addominale, per fortuna, ha un lieto fine ma fa capire quanto anche gli ospedali pubblici, in tempi di tagli, cerchino di razionalizzare il più possibile le poche risorse rimaste a favore dei ‘propri’ pazienti. Dunque, all’inizio di agosto, Boschini aveva bisogno di prenotare un’ecografia entro novembre, per andare ad una visita specialistica.


«Ho chiamato il punto sanità di Castelmassa per un appuntamento a Trecenta e c’era posto il 22 febbraio 2012», racconta il paziente. La soluzione più facile sarebbe stata rivolgersi ad una struttura privata convenzionata con l’Ulss. «L’ho fatto in passato — precisa Boschini — ma hanno sbagliato la diagnosi e da allora ho deciso di rivolgermi sempre al pubblico». Così, ha chiamato il cup dell’ospedale di Legnago a cui spesso si rivolgono molti altopolesani. «L’operatore mi ha dato un appuntamento per ottobre, quando ha capito che non ero della provincia di Verona, voleva togliermelo — confida Boschini, sbigottito — a quel punto mi sono arrabbiato e gli ho detto che avrei reclamato e sarei andato fino in fondo, così ha cambiato idea e mi ha fissato l’appuntamento per quella visita».


Un chiaro esempio di una prassi non scritta secondo la quale l’ospedale pubblico cerca di dare la precedenza ai residenti del suo territorio per rispettare le tempistiche. «E più si allunga la fila, più le persone sono costrette a rivolgersi ai privati — afferma il vicepresidente della Provincia, Guglielmo Brusco, interpellato da Boschini sulla situazione — questo è il motivo per cui dobbiamo difendere l’ospedale di Trecenta: non è così scontato che al bisogno i cittadini altopolesani siano accolti in ospedali fuori provincia». D’altra parte, l’indebolimento del San Luca, in alcuni casi, costringe le persone a rivolgersi altrove. E’ il caso di un’anziana signora di Bergantino che, qualche settimana fa, per una visita oculistica urgente ha dovuto farsi accompagnare il tre ospedali: Trecenta, Pieve di Coriano e Legnago, l’unico, alla fine, attrezzato per il pronto soccorso oculistico.
 
fonte: http://www.ilrestodelcarlino.it/rovigo/cronaca/2011/08/31/572493-castelmassa_ospedale_fuori_provincia_sempre_difficile.shtml