18.4.18

“Aiutaci a migliorare la sanità veneta”, un cittadino ci prova.

Un cittadino prende in parola la campagna della Regione Veneto “Aiutaci a migliorare la sanità veneta” e, oltre ad inserire le sue osservazioni e le sue domande, le invia ai giornali locali e a questo blog.

Scopriamo così che, ancora nel 2018, la tanto pubblicizzata ricetta elettronica non serve a un fico secco: o hai con te quell'assurdo promemoria di carta o paghi per intero la prestazione. E che per donare il sangue è necessario presentare: tesserino Avis (con foto), tessera sanitaria e documento d'identità.

Ma leggete com'è andata.

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Sig. Direttore Ulss 5 Polesana
Alla stampa locale 

   Egregio Sig. Direttore Generale, colgo il suo invito a presentare suggerimenti, reclami e apprezzamenti con lo slogan “Aiutaci a migliorare la sanità veneta”, lanciato con un vistoso “baldacchino”, corredato della sua foto e di quella dei massimi dirigenti dell’Ulss, presso il Punto sanità di Lendinara. 
   Nelle prime ore del mattino del 17/03 u.s. sono stato colto da una colica renale, recatomi dalla guardia medica mi è stato consigliato di ricorrere al Pronto Soccorso. A Rovigo sono stato accettato con codice verde e dopo un’attesa di circa mezz’ora, vista la mia sofferenza sono stato tempestivamente curato.
   Fin qui tutto bene: tempi brevi, attenzione ed efficienza del personale infermieristico e medico. 
Il medico curante ha ritenuto di non fare nessuno degli accertamenti che (mi è stato detto) sono normalmente previsti in casi del genere: TAC e/o Ecografia. Nei giorni successivi, con impegnativa del medico di base ho prenotato un’ecografia tramite CUP: prima data disponibile il 30/03 a Porto Viro, 60 Km. di andata e 60 Km. di ritorno da Lendinara dove risiedo. I disagi li lascio immaginare, vista la necessità di presentarsi con la vescica piena a 1 ora da casa (salvo imprevisti del viaggio di cui tenere conto). Arrivato in accettazione a Porto Viro, ho scoperto di aver colpevolmente dimenticato l’impegnativa a casa: ero però tranquillo considerata la prenotazione tramite CUP, con registrazione di tutti i dati. Cortese ma ferma l’impiegata, a nulla è valso l’impegno a spedire un fax o a riportare l’impegnativa nel pomeriggio. La sentenza è stata questa: senza carte non si fa l’esame.   
   Per fortuna (!) la soluzione si trova sempre: pagando per intero (82,00 € invece dei 46,00 € di ticket, che già non sono pochi) faccio l’esame. Medico ed infermieri gentilissimi ed efficienti e in pochi minuti concludo gli accertamenti. 
   Per concludere, mi permetto di fare qualche domanda:
1) per il surplus di costo si potrebbe dire “chi è causa del suo mal pianga se stesso” ma è possibile che, nonostante tutta l’informatica utilizzata, l’impegnativa del medico, la prenotazione al CUP, il tesserino sanitario, senza carta non si riesca a fare niente? A proposito di carte l’ultima volta che ho donato il sangue ho dovuto esibire tessera Avis con foto, tesserino sanitario e documento di identità. Spero la prossima volta non siano necessari anche due testimoni;
2) perché le strutture pubbliche, magari vicine al luogo di residenza, non riescono a farsi carico almeno delle urgenze riducendo costi e disagi per i pazienti spesso anziani?
3) visto l’alto numero di pazienti in attesa a Porto Viro e la velocità di effettuazione diagnostica, è possibile conoscere tempi e numeri delle strutture private e di quelle pubbliche?
Ringraziando per l’attenzione, auguro buon lavoro e porgo cordiali saluti.
Lendinara, 12 aprile 2018
Carlo Alberto Merlo

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