30.4.18

«L'Ulss 5 sull'altalena spinta dal direttore» (Gazzettino di Rovigo, 29 aprile 2018)

La sanità polesana tra bugie e rassicurazioni. Il silenzio dei partiti


Ricapitoliamo. Lo scorso febbraio il Comitato dei Cittadini per la tutela della salute e del San Luca, dopo molto tempo di significativo silenzio, ha diffuso, tra le famiglie di Trecenta, un volantino in cui riferiva le mille rassicurazioni del direttore generale dell'Ulss 5 Polesana sul futuro dell'ospedale.

A molti non è sfuggito il fatto che quel comitato si faccia vivo, sempre con l'intento di narcotizzare l'opinione pubblica, in occasione di qualche consultazione elettorale e che, in particolare, il 4 marzo ci sarebbero state le elezioni politiche e che il prossimo 10 giugno, a Trecenta, ci saranno le comunali.

Il Comitato "Camomilla" ottiene di poter affiggere il proprio comunicato nelle bacheche dell'ospedale.

Ma la realtà si incarica di chiarire le cose: emerge il fenomeno della fuga del personale medico dagli ospedali pubblici e il 3 aprile il direttore generale dell'Ulss dichiara al Gazzettino che sarà «Difficile mantenere aperti tre ospedali» (vedi post su questo blog).

Il Comitato altopolesano dei cittadini per il San Luca - quello 'vero', quello che non tira la volata a nessun candidato politico, quello che segue e informa con costanza e correttezza sui problemi della sanità in altopolesine - denuncia, ancora una volta, i problemi dell'ospedale (vedi post su questo blog). Chiede di poter affiggere il proprio lavoro sulle stesse bacheche che avevano accolto il comunicato del Comitato "Camomilla" ma l'Ulss lo vieta.

Segnalo in proposito, e per altre interessanti osservazioni, l'articolo a firma "Amanita Muscaria", pubblicato sul Gazzettino di Rovigo di domenica scorsa: "L'Ulss 5 sull'altalena spinta dal direttore".
Scarica l'articolo del Gazzettino.

18.4.18

“Aiutaci a migliorare la sanità veneta”, un cittadino ci prova.

Un cittadino prende in parola la campagna della Regione Veneto “Aiutaci a migliorare la sanità veneta” e, oltre ad inserire le sue osservazioni e le sue domande, le invia ai giornali locali e a questo blog.

Scopriamo così che, ancora nel 2018, la tanto pubblicizzata ricetta elettronica non serve a un fico secco: o hai con te quell'assurdo promemoria di carta o paghi per intero la prestazione. E che per donare il sangue è necessario presentare: tesserino Avis (con foto), tessera sanitaria e documento d'identità.

Ma leggete com'è andata.

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Sig. Direttore Ulss 5 Polesana
Alla stampa locale 

   Egregio Sig. Direttore Generale, colgo il suo invito a presentare suggerimenti, reclami e apprezzamenti con lo slogan “Aiutaci a migliorare la sanità veneta”, lanciato con un vistoso “baldacchino”, corredato della sua foto e di quella dei massimi dirigenti dell’Ulss, presso il Punto sanità di Lendinara. 
   Nelle prime ore del mattino del 17/03 u.s. sono stato colto da una colica renale, recatomi dalla guardia medica mi è stato consigliato di ricorrere al Pronto Soccorso. A Rovigo sono stato accettato con codice verde e dopo un’attesa di circa mezz’ora, vista la mia sofferenza sono stato tempestivamente curato.
   Fin qui tutto bene: tempi brevi, attenzione ed efficienza del personale infermieristico e medico. 
Il medico curante ha ritenuto di non fare nessuno degli accertamenti che (mi è stato detto) sono normalmente previsti in casi del genere: TAC e/o Ecografia. Nei giorni successivi, con impegnativa del medico di base ho prenotato un’ecografia tramite CUP: prima data disponibile il 30/03 a Porto Viro, 60 Km. di andata e 60 Km. di ritorno da Lendinara dove risiedo. I disagi li lascio immaginare, vista la necessità di presentarsi con la vescica piena a 1 ora da casa (salvo imprevisti del viaggio di cui tenere conto). Arrivato in accettazione a Porto Viro, ho scoperto di aver colpevolmente dimenticato l’impegnativa a casa: ero però tranquillo considerata la prenotazione tramite CUP, con registrazione di tutti i dati. Cortese ma ferma l’impiegata, a nulla è valso l’impegno a spedire un fax o a riportare l’impegnativa nel pomeriggio. La sentenza è stata questa: senza carte non si fa l’esame.   
   Per fortuna (!) la soluzione si trova sempre: pagando per intero (82,00 € invece dei 46,00 € di ticket, che già non sono pochi) faccio l’esame. Medico ed infermieri gentilissimi ed efficienti e in pochi minuti concludo gli accertamenti. 
   Per concludere, mi permetto di fare qualche domanda:
1) per il surplus di costo si potrebbe dire “chi è causa del suo mal pianga se stesso” ma è possibile che, nonostante tutta l’informatica utilizzata, l’impegnativa del medico, la prenotazione al CUP, il tesserino sanitario, senza carta non si riesca a fare niente? A proposito di carte l’ultima volta che ho donato il sangue ho dovuto esibire tessera Avis con foto, tesserino sanitario e documento di identità. Spero la prossima volta non siano necessari anche due testimoni;
2) perché le strutture pubbliche, magari vicine al luogo di residenza, non riescono a farsi carico almeno delle urgenze riducendo costi e disagi per i pazienti spesso anziani?
3) visto l’alto numero di pazienti in attesa a Porto Viro e la velocità di effettuazione diagnostica, è possibile conoscere tempi e numeri delle strutture private e di quelle pubbliche?
Ringraziando per l’attenzione, auguro buon lavoro e porgo cordiali saluti.
Lendinara, 12 aprile 2018
Carlo Alberto Merlo

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15.4.18

Servi e bugiardi


Comitato altopolesano dei cittadini per il “San Luca”
presso Jenny Azzolini, Via Matteotti 82 – 45027 Trecenta (Ro) - Tel. 0425701126 – Cell.  3473490340
sito internet: http://ospedaletrecenta.blogspot.it/
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Data, 5 aprile 2018
Servi e bugiardi
A Trecenta, le persone che hanno tolto il cellophane dal cervello si interrogano su un problema che riguarda un settore della vita pubblica fondamentale, imprescindibile, come la sanità.
Fino a pochi mesi fa (Trecenta, consiglio comunale del 2 maggio 2017) il direttore generale dell'Ulss 5 "Polesana" Antonio Compostella affermava, rassicurante, che non era il caso di preoccuparsi per il "San Luca", che anzi sarebbe stato oggetto di miglioramenti tali da garantire, dopo una intelligente razionalizzazione, una presenza qualificata e di lungo respiro nel panorama dell’offerta di servizi sanitari polesani.
Le rassicurazioni del direttore non convincono quanti seguono con costante interesse e giustificata apprensione la situazione sanitaria polesana. Con un po’ di malizia, nata da un recente passato, qualcuno fa notare che le acque intorno al “San Luca” si agitano sempre di fronte all’avvicinarsi di qualche evento elettorale.
Infatti, marzo 2018: poco prima delle ultime elezioni politiche, Trecenta viene coperta di manifesti e volantini inneggianti soddisfatti al magnifico e solido futuro dell'ospedale.
Nasce l’affermazione trionfante: “il San Luca ha un futuro certo”.
La gloriosa (?) iniziativa è firmata da un sedicente Comitato dei cittadini per la tutela della salute, un numerino di individui che diventano attivi in fase preelettorale, sollecitati opportunamente da chi di dovere, sorretti e motivati dal desiderio di servire, ma non il prossimo tutto.
Ora leggiamo (Gazzettino 3 aprile 2018) un’affermazione da brividi del direttore Compostella: “difficile mantenere aperti 3 ospedali” . L’affermazione è sorretta da motivazioni raggelanti in cui la fanno da padroni i numeri dei bilanci e alcune valutazioni che si prestano a qualche riflessione.
A questo punto chiediamo al dott. Compostella come possa aver condiviso, il 29 gennaio scorso, con il Comitato cui abbiamo accennato “il progetto di stabilità all’ospedale San Luca”, per dichiarare poi al Gazzettino il 3 aprile “il finanziamento assegnato potrebbe comportare, per l’anno 2018 e successivi, difficoltà per il mantenimento sul territorio di 3 strutture ospedaliere pubbliche, 3 case di cura private accreditate, e di tutte le strutture territoriali”.
Ma Zaia non aveva affermato (24 giugno 2012): “taglieremo le Ulss e i funzionari, non certo gli ospedali” chiamando “atto di sciacallaggio” l’eventuale “demagogia” di parlare di chiusura di ospedali?
Dottor Compostella, non ci è molto chiaro quali “numerose strutture siano state attivate e mantenute per servire adeguatamente gli utenti e ridurre le fughe dei pazienti”. A noi risultano tagli di servizi nel territorio e nel "San Luca" (doloroso il taglio del servizio nascite, taglio ora bocciato del Tar) e la riduzione di offerta di 600-700 ricoveri l’anno con la trasformazione di letti per acuti e lunga degenza in letti intermedi (ospedale di comunità).
Stupisce, a dir poco, la sua affermazione di “ impegno massimo nell’individuare e adattare le misure più idonee per contenere la spesa”. La soluzione era già stata consigliata alla Regione dal dott. Marcolongo. Nella relazione 13-3-2012 diceva che il contenimento dei costi  è condizionato” ... dall’importante rilievo riconosciuto dalla Regione ai privati accreditati ( per le degenze e per le prestazioni specialistiche ambulatoriali) ... l’azienda Ulss 18 potrebbe far fronte con proprie  risorse all’erogazione di tali prestazioni permettendo così un fortissimo risparmio.
Il risparmio di questo tipo non è mai stato preso in considerazione.
La Regione ha scelto invece di tagliare servizi nel pubblico e aumentare posti letto per acuti nel privato. Inoltre ai privati sono state "regalate" garanzie di previsioni triennali che potrebbero significare, dal 2017, oltre 60 milioni annui (Delibere di Compostella n.1004-1007-1028 (per S.Maria M. -Porto Viro - Città Rovigo del 11.08.2017 / Derivanti da indicazione della delibera di giunta regionale n. 597/2017)
E lei, direttore, dice oggi di preoccuparsi per la fuga di pazienti. Questo finto alibi è già stato abbracciato tempo fa da più di un rappresentante regionale.
Fuggono i pazienti o li fate fuggire?
Tutti capiscono che più ambulatori, liste di attesa a misura d’uomo, pronto soccorso di efficienza garantita con specialisti disponibili, più posti letto possono dissuadere da ogni fuga. 
Ammesso che si possa chiamare fuga la stanchezza impotente di chi non trova risposte soddisfacenti ai suoi problemi di salute.
Ora sentiamo parlare di corsa ad incontri con “occasionali” difensori del San Luca per mostrare l’efficienza di eccellenze e servizi che solo un personale serio, preparato, “generoso” garantisce. Nonostante tutto.
Sia chiaro che chi si impegna seriamente per difendere il diritto alla salute non dimentica la carenza di personale, le riduzioni di posti letto, lo spostamento improvvisato di infermieri, la risposta insufficiente di servizi ambulatoriali (le prestazioni sono patologicamente distanziate nel tempo; ad esempio: Andrologia: 1 giovedì al mese; Pneumologia Pediatrica 2 volte al mese; Gastroenterologia Pediatrica: 1 volta al mese; Nefrologia Pediatrica: 1 volta al mese ; Terapia Antalgica: ridotta a 2 volte la settimana).
Il taglio colpevole del personale, il sovraccarico di lavoro per tutti i lavoratori, lo spreco di denaro conseguenza dei cambi di progetti, il rapporto malato con la sanità privata: ma siamo sicuri che sia questo un modo competente di amministrare la salute?

Per il Comitato Altopolesano dei Cittadini per il "San Luca" - Jenny Azzolini Rossi
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12.4.18

Ulss 5 Polesana, il direttore: «Difficile mantenere aperti tre ospedali»


E i sindaci stanno a guardare



Il direttore generale ha preparato tagli per 7 milioni al bilancio 2018 dell'Ulss 5 Polesana. Rispetto al 2017, infatti, il finanziamento della Regione Veneto scenderà di pari importo e ai dirigenti dell'Ulss non resta che obbedire.

La solita storia, dirà qualcuno, ricordando i precedenti, ogni anno la sanità pubblica regionale viene definanziata. Ma questa volta c'è qualcosa in più, un'ulteriore minaccia.

«Il finanziamento assegnato - dice Antonio Compostella, direttore generale dell'Ulss - potrebbe comportare difficoltà per l'anno 2018 e successivi per il mantenimento, come sino ad ora è stato, sul territorio dell'Ulss 5 di tre strutture ospedaliere pubbliche, di tre case di cura private accreditate, e di tutte le strutture territoriali».

Il dg mette nel calderone gli ospedali pubblici e le strutture private convenzionate ma, considerato che gli ospedali privati non sono nella disponibilità dell'Ulss, a correre rischi sono gli ospedali di Rovigo, Adria e Trecenta. E se Rovigo non si può toccare perché è la struttura più attrezzata e consistente, rimangono sulla graticola Adria e Trecenta.

Ma mentre Adria può contare su comuni che hanno manifestato più volte e con una certa decisione la propria contrarietà a tagli dei servizi, per il "San Luca" non si può dire altrettanto. Gli amministratori altopolesani appaiono completamente disinteressati di quanto sta avvenendo all'ospedale di Trecenta, il quale, a questo punto, è il più esposto a pericoli, addirittura per la sua esistenza.

Le reazioni che ci saranno - o NON ci saranno - alle dichiarazioni del direttore generale potrebbero essere un ulteriore elemento di giudizio per l'Ulss e la Regione Veneto: si colpirà dove ci sarà meno "resistenza", meno opposizione. Dove, in altre parole, si pagherà un minor costo politico.

Per le dichiarazioni di Antonio Compostella, direttore generale dell'Ulss 5, vedere:
Il Gazzettino, 3 aprile 2018, Il direttore: «Difficile mantenere aperti tre ospedali»