23.12.18

Il Servizio sanitario nazionale compie 40 anni. Lunga vita al Ssn! Le riflessioni di Gimbe


Purtroppo il 40° compleanno del SSN, la più grande conquista sociale dei cittadini italiani, avrebbe richiesto un clima ben diverso, visto che ormai da anni il centro del dibattito è inevitabilmente occupato dal tema della sostenibilità del SSN, che vive una “crisi esistenziale” senza precedenti.  Considerato che numerosi paesi hanno già abbandonato il modello di sanità pubblica, i 40 anni del SSN devono rappresentare un momento di riflessione per chiedersi a cosa serve realmente un servizio sanitario nazionale

23 DIC - Il 23 dicembre 1978 il Parlamento approvava a larghissima maggioranza la legge 833 che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per attuare l’art. 32 della Costituzione. Un radicale cambio di rotta nella tutela della salute delle persone, un modello di sanità pubblica ispirato da princìpi di equità e universalismo, finanziato dalla fiscalità generale, che ha permesso di ottenere eccellenti risultati di salute e che tutto il mondo continua ad invidiarci.

Uno studio molto complesso della Fondazione GIMBE.
Leggi l'articolo completo su quotidianosanità.it

20.12.18

CITTADINANZaTTIVA, presentato il XXI Rapporto PIT Salute

fonte: cittadinanzattiva.it Studio condotto nel 2017

Costi e liste di attesa bloccano l’accesso alle cure: abrogare il Superticket in Legge di Bilancio e approvare subito il nuovo Piano Nazionale sulle Liste di Attesa.

Sempre di più le segnalazioni di cittadini che denunciano di non poter accedere ai servizi sanitari: nel 2017 si tratta di oltre un cittadino su tre (37,3%, il 6% in più rispetto all’anno precedente) fra quelli che si sono rivolti a Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Le liste di attesa, soprattutto per esami diagnostici come mammografie, risonanze e tac, e i costi a carico dei cittadini, in particolar modo per ticket, farmaci e prestazioni in intramoenia, restano le note dolenti per curarsi nel nostro Paese.
...
Assistenza territorialeCirca il 15% dei cittadini segnala carenze nell’assistenza territoriale, in particolare incontrano difficoltà nell’assistenza primaria di base, ossia quella erogata da medici di famiglia, pediatri e guardie mediche: si segnala il rifiuto delle prescrizioni (30,6%), l’inadeguatezza degli orari (20,7%), la sottostima del problema segnalato dal paziente (15,6%).
Seconda voce è quella dell’assistenza residenziale, per la quale i cittadini lamentano i costi eccessivi (35%), la scarsa assistenza medico-infermieristica (28,9%), le lunghe liste di attesa (24,6%).
Scarsa qualità del servizio, carenza di strutture e di posti letto sono invece i problemi indicati come prioritari per la riabilitazione in ricovero (50,3%), domiciliare (26,9%) e ambulatoriale(23,7%). In particolare, per i servizi di riabilitazione a domicilio, le persone lamentano disagi nella erogazione del servizio (58,7%) e ore insufficienti (41,3%).
In tema di assistenza domiciliare, un terzo circa dei cittadini segnala problemi di informazione e di eccessiva burocrazia, mentre circa il 14% lamenta l’inesistenza del servizio sul proprio territorio.
Chi ne risente di più sono adulti con gravi disabilità (47.3%), anziani appena operati o dimessi (27,7%), malati cronici (18%) e bambini con disabilità (7%).
...
Invalidità ed handicapPur in calo rispetto allo scorso anno, le segnalazioni inerenti l’invalidità civile (12,2%) evidenziano come sempre la lentezza dell’iter burocratico (50,5%), a seguire l’esito negativo degli accertamenti (26,7%) e i lunghi tempi per l’erogazione dei benefici e delle agevolazioni (16,6%). Per la convocazione a prima visita si può attendere fino a 7 mesi e mezzo, per la ricezione del verbale fino a 9 mesi e mezzo e per la erogazione dei benefici economici anche 12 mesi. In media per tutto l’iter il cittadino attende 12 mesi.

Leggi l'articolo completo

19.12.18

Crisi della sanità. Parte prima, l'informazione


Tutto sommato, anche se con qualche crepa, ancora regge la leggenda del buon servizio sanitario italiano. E come un mantra ci viene ripetuto che in Veneto c'è la miglior sanità d'Italia.

Leggende e miti che si sostengono anche grazie alla pigrizia con cui l'informazione tratta l'argomento: pronta a gridare allo scandalo per qualche macroscopico caso di malasanità, trascura ciò che accade tutti i giorni, lo stillicidio che erode piano piano la qualità e la quantità dei servizi; ignora la progressiva, strisciante, privatizzazione; registra le rassicurazioni dei direttori generali delle Ulss senza verificarle poi nei fatti.

Chi segue questo blog e ciò che accade in Veneto e, in particolare, in polesine, sa che la nostra sanità è in gravissima crisi.
Il personale scarseggia, mancano infermieri, tecnici e operatori sociosanitari. I medici ospedalieri vanno in pensione e non vengono sostituiti, quelli che restano sono costretti a turni massacranti e, chi può o non ce la fa più, scappa verso le cliniche private.
Ora cominciano a scarseggiare anche i medici di famiglia o medici di base o medici di medicina generale come dir si voglia (vedi il post Incognite sull'ambulatorio di medicina di base di Castelguglielmo). Entro due o tre anni una grossa fetta di questi andrà in pensione e non si vede chi li possa sostituire perché mancano laureati specializzati.

Una sanità con l'acqua alla gola, insomma. A conferma arriva uno studio di Eurostat rilanciato da quotidianosanità.it che titola:
Spesa sanitaria. Eurostat certifica gap negativo tra Italia e i maggiori partner UE: spendiamo il 68% in meno della Germania, il 47% in meno della Francia e il 19% in meno del Regno Unito.
Per la sanità investiamo troppo poco e, per il momento, nessuno fa miracoli.

13.12.18

Badia Polesine, la Casa di riposo verso forti aumenti delle rette. La protesta dei famigliari

Aumenti per 200mila euro l'anno

Il Comitato Famigliari degli ospiti della Casa di riposo, preoccupato per le pesanti ricadute economiche, ha diffuso il comunicato sotto riportato.


-----inizio documento

RETTE CASA DI RIPOSO


Perché sono sempre gli anziani a pagare?


Il Consiglio di amministrazione della Casa di riposo di Badia intende aumentare considerevolmente le rette, tra i 60 e i 150 euro al mese per ospite.
Secondo gli amministratori ciò è dovuto all'aumento dei costi per il personale, alle spese per la manutenzione straordinaria di alcuni impianti e all'aumento delle spese ordinarie per luce, acqua, gas e, persino, degli alimenti.
Eppure più volte nel corso degli ultimi anni ci è stato detto che la retta pagata era sufficiente per mantenere il servizio. Ora, improvvisamente, le rette aumentano per 200mila euro l'anno.
Chiediamo al CdA:

Perché non si impegna la politica, locale e regionale, a sollecitare l'approvazione della riforma delle case di riposo (Ipab)? La regione Veneto è l'unica a non averlo fatto.
Perché non si chiede all'Ulss un effettivo riconoscimento dei casi di non autosufficienza? Eppure il CdA ammette che, in tal caso, non ci sarebbe bisogno di aumentare le rette: la Regione dovrebbe corrispondere un consistente contributo.
E perché non sollecitare il consiglio comunale, i partiti, a promuovere una riforma del trattamento fiscale che parifichi le strutture pubbliche a quelle private convenzionate?

Badia Polesine, 12 dicembre 2018


Comitato Famigliari degli ospiti della Casa di riposo

-----fine documento

Scarica il comunicato in formato pdf

6.12.18

Incognite sull'ambulatorio di medicina di base di Castelguglielmo


A fine dicembre il dott. Maurizio Passerini andrà in pensione ma non si sa ancora chi lo sostituirà nell'ambulatorio di Via Magenta.


L'Ulss ha fatto recapitare ai pazienti del dott. Passerini (circa 1.700) l'invito a scegliere un nuovo medico. Nessuna indicazione su chi farà servizio a Castelguglielmo nell'ambulatorio recentemente ristrutturato dall'amministrazione comunale.

Ai cittadini che si sono rivolti al punto sanità sono state date risposte che non mancano di preoccupare. Dall'invito a scegliere un nuovo medico nelle vicinanze, prima che raggiunga il massimale, all'affermazione che nell'ambulatorio di Castelguglielmo non verrà nessuno.

Oggi pomeriggio c'è stata la riunione della conferenza dei sindaci dell'Ulss 5 ma, invece di chiarirsi, il problema si è complicato. Oltre al dott. Passerini, infatti, andrà in pensione anche il dott. Ferrigato (quasi 1.300 pazienti) della medicina di gruppo di Ceneselli-Trecenta. Si assottiglia così il ventaglio dei professionisti tra i quali poter scegliere mentre aumenta il numero dei pazienti che rimarranno senza medico di fiducia.

Al momento non si sa se, ed eventualmente chi, farà servizio presso l'ambulatorio di Via Magenta a Castelguglielmo.

21.11.18

Il coordinamento dei comitati polesani in difesa della salute a sostegno della protesta dei medici

Le ragioni dello sciopero sono le emergenze del polesine.
Personale cortese e disponibile non può supplire alla miseria dei numeri.
Ogni medico in meno nel servizio pubblico spinge il paziente verso il privato.
Non c'è riorganizzazione che tenga: l'esiguità dei numeri penalizza i servizi.


Venerdì 23 novembre, ore 8.00, troviamoci davanti all'ospedale di Rovigo


----Comunicato stampa

Il 23 di novembre i medici ospedalieri scenderanno in sciopero.

Quando categorie di lavoratori tanto importanti decidono di attuare forme di protesta tanto forti ci sono sempre ragioni non negoziabili e anche stavolta sono inevitabilmente tali.

Ragioni che riguardano l'intero territorio nazionale, ma che in Polesine assumono i connotati dell'emergenza grave.

Anche un recente report del giornale economico Italia Oggi denuncia il fatto che gli ospedali pubblici della Provincia di Rovigo soffrono di una carenza di personale che soffoca i servizi.

Non si tratta quindi di un capriccio di una categoria di privilegiati, ma della sofferenza di un settore fondamentale per il vivere dei cittadini.

Chi avesse avuto la disavventura di dover ricorrere ai servizi ospedalieri avrà toccato con mano le difficoltà in cui versano.

Personale cortese e disponibile non può supplire alla miseria dei numeri.

Una miseria frutto di scelte politiche avventurose, poco oculate e, pure, un po' sospette: ogni medico in meno nel pubblico spinge il paziente verso il privato.

E l'esiguità dei numeri diventa motivo di stravolgimenti organizzativi penalizzanti.

Per questo i comitati polesani che difendono  il diritto alla salute  sentono il dovere di essere solidali coi medici che manifestano e di portare tale solidarietà con una delegazione al presidio che si terrà il giorno 23 davanti all'ospedale di Rovigo.

La difesa della salute passa anche attraverso il sostegno dei lavoratori che se ne occupano.

Coordinamento dei comitati polesani per la difesa sella salute
(Comitato Altopolesano dei cittadini per il "San Luca", Comitato in difesa dell'ospedale di Adria "Santa Maria degli angeli", Comitato per l'art. 32, sanità e sociale)

13.11.18

Scioperano i medici dell'Ulss 5: "Siamo troppo pochi"

Sciopero con manifestazione davanti all'ospedale di Rovigo venerdì 23 novembre.


* 620 medici in pianta organica
* 533 il fabbisogno certificato dall'Ulss 5
* 503 l'ulteriore riduzione imposta dalla giunta Zaia
* 479 i medici effettivamente in servizio


Sono i numeri che ben rappresentano lo stato di difficoltà della sanità polesana.

E ancora:

* Guardie notturne di un solo medico con 160 ricoverati in più servizi;
* Frequente utilizzo di medici con contratti di collaborazione già andati in pensione e/o ricorso ad appalti con cooperative esterne (Pronto Soccorso, Suem 118);
* Attività chirurgica mantenuta solo grazie ad un costante straordinario ben oltre l’orario di lavoro e che rischia la riduzione per la mancanza di anestesisti;
* Reparti dove i medici fanno costantemente 45/50 ore di lavoro settimanali con un numero di casi da seguire ben al di sopra di quella soglia che ti permette di assicurare la qualità e la sicurezza, come nell’area internistica ma non solo;
* Reparti, come la pneumologia, dove il servizio viene integrato da personale medico di altri reparti internistici già fortemente in difficoltà (Medicina, Geriatria, Oncologia/Oncoematologia e Malattie Infettive) con ricadute drammatiche anche sull’organizzazione dove nello stesso reparto di 15 posti letto ruotano 5 specialità;
* Servizi con una riduzione drammatica del personale fino al 50% come la Pneumologia e l’Oncologia di Adria”.

Venerdì 23 novembre 2018
manifestazione davanti all'ospedale di Rovigo
Rassegna stampa:
RovigoInDiretta
RovigoOggi.it
Il Gazzettino
La Voce nuova

4.11.18

Terapia antalgica, Il Comitato Altopolesano risponde al sindaco di Trecenta


Comitato altopolesano dei cittadini per il “San Luca”
presso Jenny Azzolini, Via Matteotti 82 – 45027 Trecenta (Ro) - Tel. 0425701126 – Cell. 3473490340 - sito internet: http://ospedaletrecenta.blogspot.it/

data 3 novembre 2018

Terapia antalgica
Il Comitato Altopolesano risponde al sindaco di Trecenta

A una interrogazione della minoranza, a seguito di quella che il COMITATO ALTOPOLESANO definì “la quasi abolizione della terapia antalgica”, il sindaco di Trecenta, Antonio Laruccia, in consiglio comunale si è posto la domanda “anche i comitati diffondono fake news e bufale destinate a creare inutile allarmismo o l’Ulss risponde in modo poco credibile?”

I dati nudi dovrebbero bastare a valutare e trarre conclusioni non inquinate da pregiudizi.

  • 2012 servizio di Terapia Antalgica dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 16 (articolato in terapia, visita e controllo).
  • Primi mesi 2018 lunedì dalle 8 alle 18 – giovedì dalle 8 alle 18 - venerdì dalle 8 alle 14.
  • Oggi il servizio è attivo solo lunedì dalle 8 alle 17 e giovedì dalle 8 alle 17. Però non è sempre garantita la presenza del medico.

Di conseguenza i tempi di attesa sono aumentati. Ad esempio giorni fa una visita di inizio ottobre ha trovato posto per la terapia a gennaio.

Il calo della frequenza e quindi l’insufficienza del servizio di terapia del dolore è piuttosto evidente. Soprattutto se si considera il bisogno, per molti sofferenti, di trovare un rimedio efficace (anche se non risolutivo) a tipi di dolore fisico spesso intollerabile e invalidante.

Quanto ai commenti espressi in consiglio comunale dal sindaco che dire? Appartengono al peggio del politichese, come la pratica del dire e non dire, del lanciare un’accusa usando la finzione formale del dubbio, con la volontà, neppure velata, di gettare discredito sul lavoro di (corretta) informazione del nostro comitato.

E’ il metodo di spargere veleno, usato dai soggetti deboli e falsi per danneggiare la credibilità degli onesti.

Per non parlare della strategia scelta dal sindaco per accertare la verità sui servizi del San Luca: solo una mente “ingenua” può chiedere all’oste se ha buon vino! E l’ingenuo Laruccia verifica la fondatezza della notizia presso la dirigenza sanitaria.

Comunque, egregio signore, le sue insinuazioni non ci preoccupano, perché chi ci conosce “bene” da tempo sa che non siamo né complottisti né propalatori di false informazioni.

Il nostro UNICO scopo è quello di difendere il diritto alla salute dei cittadini altopolesani.

Nell’articolo del Gazzettino non emerge la reazione dell’opposizione alle affermazioni del sindaco di Trecenta. Una pausa di riflessione?

Per il Comitato Altopolesano dei cittadini per il “San Luca”
Jenny Azzolini Rossi

20.9.18

Trecenta, ospedale "San Luca". Quasi azzerato il servizio di terapia antalgica

La terapia del dolore è fondamentale per alleviare la sofferenza di persone colpite da gravi patologie, come i malati neoplastici

Il bastione della sanità pubblica, forse il primo dei servizi pubblici essenziali, continua a sgretolarsi. Intanto a Venezia gli spacciatori di propaganda continuano a dipingere la sanità veneta come la migliore del mondo.


   Nei giorni scorsi, al TgR, il direttore sanitario dell'Ulss 5, alle proteste del Comitato altopolesano dei cittadini per il "San Luca", ha risposto vantando proprio il servizio di cure palliative. Si veda il precedente post TGR Veneto. Trecenta, cittadini contro i tagli all'ospedale.
Proprio alla dirigenza dell'Ulss 5 si rivolge ora Jenny Azzolini, portavoce del comitato, con il testo che segue.



Comitato altopolesano dei cittadini per il “San Luca”
Portavoce Jenny Azzolini, Via Matteotti 82 – 45027 Trecenta (Ro) - Tel. 0425701126 – Cell.  3473490340
sito internet: Pietro Tosarello http://ospedaletrecenta.blogspot.it/

20 settembre 2018
E non venite a dirci:
“... il tutto deve essere visto in
un'ottica diversa da quella di 15/20 anni fa...”
e
“... abbiamo delle specialità”

   Nella storia (breve) del San Luca c’era una speranza/certezza e una qualità garantite dalla nobiltà morale del nome.
   Ora, dopo non molti anni, la nobiltà beneaugurante sta per essere sconfitta da una povertà progressiva, che sarà anche evangelica, ma certo non giova all’efficacia del servizio e ancor meno alle necessità dei malati, molto ... pazienti e, molti, anziani.
   Ora si assiste all’ultimo(?) sfregio: la quasi abolizione della Terapia antalgica.
Come se qualcuno potesse pensare che la eliminazione del servizio sia dovuta alla scomparsa del Dolore.
   Certo in Altopolesine si fatica ad essere tranquilli sulle garanzie offerte dai dirigenti della sanità. Ogni tanto perde un pezzo, le cose buone si diradano.
   Come i bravi medici. Che se ne vanno con fondate motivazioni.
   Fino a quando, esimi dirigenti, (Compostella & c.) abuserete della nostra pazienza?
   Quando ci verrà restituita la Sanità sottratta negli anni, più o meno furtivamente?
   Visto il malcostume dominante, non vorremmo che la (poco probabile) restituzione di servizi fosse diluita in tempi così lunghi (diciamo: 2094?) da vedere la scomparsa non solo di generazioni di cittadini, ma anche di quel po’ di speranza che ancora vive nell’aria.

Per il Comitato la portavoce prof. Jenny Azzolini Rossi

12.9.18

TGR Veneto. Trecenta, cittadini contro i tagli all'ospedale


Il Comitato altopolesano dei cittadini per il "San Luca" ha incontrato mercoledì della settimana scorsa la giornalista della TGR Rossana Caviglioli. Il servizio è andato poi in onda nei giorni successivi. E' possibile rivederlo cliccando qui.
Alle proteste del comitato per il taglio dei posti letto e dei servizi, che costringono gli utenti a spostamenti disagevoli, ha risposto il direttore sanitario dell'Ulss 5 con la favola dei servizi territoriali.

Un servizio breve, un minuto e mezzo, dove però trova spazio la favola, raccontata per l'ennesima volta dalla dirigenza dell'Ulss, di servizi territoriali che compenserebbero il taglio dei posti letto.
Noi osserviamo però che i posti letto sono spesso insufficienti e che i servizi territoriali non hanno avuto alcun incremento.

L'aver schiaffato la medicina di gruppo, praticamente i medici di famiglia del circondario, all'interno dell'ospedale, non è aumentare i servizi territoriali. I medici di base potevano essere in qualsiasi altro luogo del centro cittadino e svolgere ugualmente la loro funzione. Vantare questa scelta come un servizio territoriale aggiuntivo è un trucco, un vero e proprio imbroglio.

Ma l'impoverimento dei servizi erogati dall'ospedale non coinvolge solo gli utenti che si rivolgono da "esterni" al San Luca. Riguarda anche i pazienti ricoverati.

L'aver spostato alcuni esami strumentali a Rovigo impegna il personale in un estenuante lavorio organizzativo e i pazienti a lunghe trasferte a causa della scarsa disponibilità di ambulanze. Per la sorveglianza dei malcapitati pazienti in attesa del loro mezzo di trasporto, spesso, vengono mobilitati i parenti dei degenti.

Di questo il direttore sanitario, ovviamente, non parla.

10.8.18

Mangiare o curarsi?


Comitato altopolesano dei cittadini per il “San Luca”
Portavoce Jenny Azzolini, Via Matteotti 82 – 45027 Trecenta (Ro) - Tel. 0425701126 – Cell.  3473490340
sito internet:Pietro Tosarello http://ospedaletrecenta.blogspot.it/

Data 10 agosto 2018

Mangiare o curarsi?
Ci piaccia o no, quasi tutti, almeno una volta, hanno fatto ricorso alla sanità privata, perché obbligati dalle attese nel servizio pubblico, che non riesce a dare risposte in tempi ragionevoli all’ansia dei cittadini afflitti da malattia.
Allarmati come tanti dal profilarsi di un nuovo modello sanitario copia di quello statunitense, più che sulle disfunzioni della sanità pubblica ci preme, in questa lettera, richiamare l’attenzione su un aspetto inquietante della realtà, già rilevato da Istat e Censis, e solo ora denunciato da Confcooperative - Sanità e da parte della stampa.
I dati sono impietosi e dovrebbero creare sconforto e disagio anche nelle coscienze tiepide di amministratori e politici.
La brutale oggettività dei numeri crea notevole preoccupazione nella mente e nella sensibilità di quanti (esistono ancora) si pongono domande sul mestiere di vivere e sulla possibilità di modificarne gli aspetti non accettabili.
12,2 milioni di italiani rinunciano a curarsi per difficoltà economiche; più di 7 milioni si sono indebitati per farlo; 2,8 milioni hanno venduto la casa per sostenere le spese per la salute.
Insomma può curarsi solo chi può pagare. E’ una sanità solo per chi se la può permettere.
Ben 7 famiglie su 10, fra quelle a basso reddito, dichiarano che la spesa per la salute incide pesantemente sul bilancio familiare, mentre il 47% afferma di tagliare altre spese (utili) per potersi curare.
D’altra parte, se 7 milioni di persone sono in grave stato di deprivazione (12% della popolazione), e 18 milioni (30% della popolazione) sono a rischio di povertà o esclusione sociale, trova completamento la riflessione sulla “salute” dei poveri.
Altroché diritti per tutti ed uguaglianza sociale! Il nostro è sempre più un paese disuguale. 
Le famiglie più ricche (il 10% del totale) possiedono il 46% della ricchezza privata, quelle molto meno ricche (50% del totale) posseggono solo il 9,4%. Quindi se i poveri, già costretti ad una vita pesantemente difficile, si ammalano, sono cavoli loro. E così sia.
Eppure esistono possibili soluzioni per ridurre l’abisso tra blocchi sociali e raccattare qualche soldo per migliorare la vita dei meno abbienti e garantire loro un possibile accesso alle cure mediche. Per esempio, una lotta seria all’evasione fiscale, che ormai ammonta a 110 miliardi l’anno. Una perdita enorme che si potrebbe recuperare.
Poi c’è la corruzione, che ogni anno si mangia 50 miliardi. Per non parlare delle spese militari (armamenti, “missioni di pace” ecc.), contrarie all’art. 11 della Costituzione; oppure i soldi buttati nei salvataggi delle banche, gestite in maniera scriteriata; o, peggio ancora, i soldi persi nelle scommesse fatte con le grandi banche internazionali sull’andamento dei tassi d’interesse: 18 miliardi nel periodo 2013-2016.
Intanto il debito pubblico italiano è diventato un bubbone enorme che, secondo osservatori esperti e qualificati, ha tre gravi conseguenze: crea povertà, aggrava le disuguaglianze e provoca disoccupazione.
Quindi è la povertà di troppi che si estende come una condanna odiosa e attacca duramente quella voce sacra della qualità della vita che è la salute.
E’ un vero peccato che finisca così la “pacchia” dei poveri cristi italiani e non.

Per il Comitato Altopolesano dei cittadini per il San Luca
la portavoce Jenny Azzolini Rossi

1.8.18

L'ALLARME DI FP CGIL: “Pochi medici, consultorio a rischio, servizi al collasso”. Altro che valutazione positiva del direttore generale dell'Ulss 5

Mentre la Conferenza dei sindaci "promuove" col massimo dei voti l'attività del direttore generale dell'Ulss 5, i problemi si aggravano.

Scarseggiamo i medici, a rischio chiusura alcuni servizi. E la regione riduce le impegnative sanitarie alle case di riposo.


da rovigoindiretta.it

“Basito leggo sulla stampa della posizione assunta dalla Conferenza dei sindaci in merito all’operato del direttore generale dottor Compostella: ma allora nel sistema sanitario e socio sanitario del Polesine tutto va bene?”. Se lo domanda Davide Benazzo, segretario generale per il Polesine della sigla sindacale Fp di Cgil, che segue anche i lavoratori della sanità, all’indomani del giudizio positivo espresso dai primi cittadini sull’operato del numero uno dell’Ulss 5 Polesana Antonio Compostella.
...
Perché, assicura Benazzo, i problemi che potrebbero giustificare una valutazione non così positiva ci sono tutti, davvero tutti. “Servizi al collasso per mancanza di personale, basti pensare che nell’area delle Medicine mancano almeno 9 medici, il Consultorio e la Tutela Minori (servizio che i Sindaci hanno delegato all’Ulss) dove per la carenza di personale si rischia l’interruzione di pubblico servizio, le case di Riposo che si sono viste ridurre le così dette impegnative sanitarie senza chiare motivazioni con riflessi drammatici sui bilanci e perciò su lavoratori e famiglie, la mancanza di strategia che ha visto l’apice con la chiusura del punto nascite di Adria, l’Ospedale di Trecenta dove sulla carta molto si è programmato, ma che continua ad essere l’ombra dell’Ospedale che potrebbe essere, l’ospedale di Rovigo che rischia il declassamento con la drammatica situazione successiva che porterebbe alla perdita delle alte specialità e lo spostamento del baricentro sanitario del Polesine verso Padova con i conseguenti riflessi negativi per il nostro territorio e per i cittadini. Ma la Conferenza dei sindaci dà il massimo dei voti al direttore generale”.

Leggi l'articolo completo

Febbre del Nilo, il medico. "La battaglia va fatta con la disinfestazione"

Parla il medico, Emilio Ramazzina, che diagnosticò il primo caso

di GIULIANO RAMAZZINA

14.7.18

Punti nascita, già chiuso quello di Piove di Sacco. Adria e Valdagno a breve

Coletto vola a Roma ma è solo fumo negli occhi. In realtà la regione ha attivato i direttori delle Ulss a chiudere.


L'assessore regionale alla sanità Luca Coletto vola a Roma per bloccare la chiusura dei punti nascite di Adria, Piove di Sacco e Valdagno.

Contemporaneamente una nota della "Segreteria regionale della Sanità ha esortato i direttori generali delle Usl Polesana, Antonio Compostella, Euganea, Domenico Scibetta, e Berica, Giovanni Pavesi, ad adempiere alle disposizioni contenute nel decreto ministeriale 70 del 2015, che prevede appunto la dismissione in tutta Italia dei 561 punti nascita sotto i 500 parti l'anno."

Lo rivela il Corriere del Veneto di venerdì 13 luglio 2018 (scarica l'articolo completo).

Il viaggio di Coletto è solo teatro. Trova conferma (vedi post precedente) che l'amministrazione regionale - in realtà - voglia chiudere i punti nascita più piccoli e che il decreto ministeriale sia solo il paravento per nascondere convenientemente le proprie intenzioni. Vuoi per motivi di costi, per carenza di personale, o per la mania di accentrare, concentrare. "Razionalizzare", dicono.

Cittadini del Polesine, quando ci ribelleremo?

10.7.18

Ulss 5 Polesana, sempre peggio: si nasce in un posto solo

La Regione Veneto vuole autonomia ma per che accidenti farne? Niente di niente o, peggio, massacrare ulteriormente la sanità pubblica.

Dopo Trecenta chiude anche il punto nascite di Adria.
L'eterno imbroglio sulla sanità.


Il massacro della sanità pubblica va avanti a passi da gigante in un'accelerazione esponenziale. La Regione Veneto non oppone resistenza, lascia scorrere come acqua fresca un decreto del governo "centralista e statalista" di centro sinistra senza opporre un decimo della resistenza attuata sulle norme riguardanti i vaccini. Perché?
Il motivo è che fa il loro gioco, quello di Zaia, di Coletto, della Lega e di Forza Italia, a rimorchio, o al guinzaglio ormai, della Lega. Ci hanno fracassato i genitali con la loro "autonomia" per mesi, ci hanno imposto un referendum che li ha legittimati a chiedere un'autonomia ai limiti dello statuto autonomo al governo centrale - ovviamente "centralista e statalista" - e ora, prendono atto di un decreto ministeriale vecchio come il cucco per avere il pretesto di chiudere nel giro di dieci giorni - ripeto "dieci giorni" - il punto nascite di Adria.

Ma non basta, ci prendono pure per i fondelli quando fanno dichiarare al direttore generale dell'Ulss più scassata d'Italia che "Non ci saranno altre sorprese". E che ci dobbiamo aspettare direttore Antonio Compostella, cecchini sui tetti per evitarci la sofferenza di una lenta dipartita in avanzata vecchiaia?
Cittadini del Polesine
quando ci ribelleremo?

20.6.18

QUALE FUTURO PER LA SANITÀ POLESANA? Incontro pubblico Venerdì 22 giugno 2018 a Trecenta

Promosso dal Comitato altopolesano dei cittadini per il San Luca, con la partecipazione dei consiglieri regionali Patrizia Bartelle e Graziano Azzalin



QUALE FUTURO PER LA SANITÀ POLESANA? 
Revisione del Piano Socio Sanitario Regionale e 
nuove schede ospedaliere 


INTERVENGONO I CONSIGLIERI REGIONALI 

GRAZIANO AZZALIN 
PATRIZIA BARTELLE 


Sono invitati organizzazioni sindacali, ordini professionali, medici di base, sindaci ed amministratori locali, comitati cittadini, associazioni 


Venerdì 22 giugno 2018, ore 21.00 
Sala civica "Ugo Grisetti" - TRECENTA 


LA CITTADINANZA E' INVITATA

19.6.18

Piano Socio Sanitario regionale 2019-2023, il progetto di legge

Segui i lavori di revisione del piano


Lo scorso 31 maggio la giunta regionale ha presentato il PDL n. 357 "Piano Socio Sanitario regionale 2019-2023".
Per seguire l'iter di approvazione vai alla pagina dedicata sul sito del consiglio regionale. Scarica il testo presentato dalla giunta (formato pdf di circa 26 MB).

Convocato il comitato dei sindaci e si parlerà del nuovo piano socio sanitario regionale

All'ultimo punto dell'ordine del giorno ma se ne parlerà

Attenzione! La riunione è stata rinviata a venerdì 13 luglio alla stessa ora

Per l'esattezza l'o.d.g. parla di "Presentazione" del disegno di legge regionale sul piano socio sanitario regionale 2019-2023. Un'iniziativa della giunta Zaia che avvia il procedimento di revisione dell'attuale programmazione sociosanitaria.

La riunione si terrà presso l’Aula Magna dell’Azienda ULSS 5 Polesana - Cittadella Socio Sanitaria –
Viale Tre Martiri, 89 – Rovigo - Blocco A – 1° piano, il giorno Lunedì 25 Giugno 2018 alle ore 15,30.

Vedi precedenti post:

8.6.18

Fondazione Gimbe. La sanità pubblica di fronte a un bivio: rilanciare o smantellare?

IL RAPPORTO
La Fondazione Gimbe analizza le criticità del Ssn e propone un piano di salvataggio in 12 punti
6 Giugno 2018

Segnalo questa sintesi dell'ultimo rapporto della Fondazione Gimbe sul servizio sanitario nazionale.
Pagina della fondazione dalla quale scaricare il rapporto integrale, il comunicato stampa e la presentazione (pdf).

31.5.18

L'amministrazione regionale si inventa gli ospedali Hub di serie A e quelli di serie B


Padova e Verona saranno Hub regionali

L'ospedale di Rovigo diventa Hub provinciale, sostanzialmente declassato



Con un espediente lessicale, utile solo per dare un appiglio alle prossime immancabili rassicurazioni del direttore generale dell'Ulss, Antonio Compostella, gli ospedali dei capoluoghi di provincia rimangono Hub.
Ma l'ospedale di Rovigo viene accreditato di un bacino d'utenza di soli 200mila abitanti e questo avrà inevitabilmente un effetto negativo sulle risorse umane e strumentali che potrà ottenere dalla regione.

Segnalo in proposito un interessante articolo, ricco di informazioni, pubblicato dal Corriere del Veneto. Scarica

30.5.18

Ospedale di Rovigo, per i sindaci il problema non esiste


Si è riunito oggi il comitato dei sindaci del distretto 1 (ex Ulss 18) ma nessuno ha voluto sollevare il problema dell'annunciato declassamento dell'ospedale di Rovigo con il prossimo piano socio-sanitario regionale (vedi precedente post).

Assenti i sindaci di Rovigo, Lendinara, Badia e Occhiobello; qualcuno ha mandato un delegato.

Insomma. per i sindaci il problema non esiste. I casi sono due: o sanno qualcosa che i comitati non sanno - ma, se positiva, perché non dirlo - o hanno scansato la questione, come disciplinati soldatini che non vogliono disturbare il manovratore, Luca Zaia.

Intanto si affollano le segnalazioni di disagio per gli utenti della sanità polesana. Intanto altri medici si apprestano a lasciare l'Ulss 5.

29.5.18

Ulss 5, convocato il comitato dei sindaci. Ma non si parlerà del declassamento dell'ospedale di Rovigo

Il Comune di Rovigo non ha niente in contrario?


Se c'è qualcosa di cui si parla da un paio di settimane è proprio il declassamento dell'ospedale di Rovigo. L'amministrazione regionale lo sta prevedendo per il prossimo piano socio-sanitario e ne ha parlato in un recente convegno.

Ci si aspetterebbe che il comitato dei sindaci, allarmato, ne parlasse quanto prima ma, invece, l'argomento non figura all'ordine del giorno della prossima riunione. Sembrerebbe che a stilare la convocazione sia il direttore generale dell'Ulss invece del presidente del comitato dei sindaci.

C'è ancora una possibilità: l'ultimo punto all'o.d.g., il solito "Varie ed eventuali", si presterebbe a una discussione. Sempre che ci sia qualcuno, tra gli amministratori comunali, che vorrà, udite udite, sollevare il problema. Il Comune di Rovigo non ha niente da dire? E i sindaci dei comuni più importanti, come Lendinara, Badia Polesine, Occhiobello, seguiranno l'esempio di Rovigo?

La riunione, pubblica, si terrà domani, mercoledì 30 maggio, alle ore 15.00, presso l’Aula Magna dell’Azienda ULSS 5 -  Cittadella Socio Sanitaria – Viale Tre Martiri, 89 – Rovigo - Blocco A – 1° piano.

30.4.18

«L'Ulss 5 sull'altalena spinta dal direttore» (Gazzettino di Rovigo, 29 aprile 2018)

La sanità polesana tra bugie e rassicurazioni. Il silenzio dei partiti


Ricapitoliamo. Lo scorso febbraio il Comitato dei Cittadini per la tutela della salute e del San Luca, dopo molto tempo di significativo silenzio, ha diffuso, tra le famiglie di Trecenta, un volantino in cui riferiva le mille rassicurazioni del direttore generale dell'Ulss 5 Polesana sul futuro dell'ospedale.

A molti non è sfuggito il fatto che quel comitato si faccia vivo, sempre con l'intento di narcotizzare l'opinione pubblica, in occasione di qualche consultazione elettorale e che, in particolare, il 4 marzo ci sarebbero state le elezioni politiche e che il prossimo 10 giugno, a Trecenta, ci saranno le comunali.

Il Comitato "Camomilla" ottiene di poter affiggere il proprio comunicato nelle bacheche dell'ospedale.

Ma la realtà si incarica di chiarire le cose: emerge il fenomeno della fuga del personale medico dagli ospedali pubblici e il 3 aprile il direttore generale dell'Ulss dichiara al Gazzettino che sarà «Difficile mantenere aperti tre ospedali» (vedi post su questo blog).

Il Comitato altopolesano dei cittadini per il San Luca - quello 'vero', quello che non tira la volata a nessun candidato politico, quello che segue e informa con costanza e correttezza sui problemi della sanità in altopolesine - denuncia, ancora una volta, i problemi dell'ospedale (vedi post su questo blog). Chiede di poter affiggere il proprio lavoro sulle stesse bacheche che avevano accolto il comunicato del Comitato "Camomilla" ma l'Ulss lo vieta.

Segnalo in proposito, e per altre interessanti osservazioni, l'articolo a firma "Amanita Muscaria", pubblicato sul Gazzettino di Rovigo di domenica scorsa: "L'Ulss 5 sull'altalena spinta dal direttore".
Scarica l'articolo del Gazzettino.

18.4.18

“Aiutaci a migliorare la sanità veneta”, un cittadino ci prova.

Un cittadino prende in parola la campagna della Regione Veneto “Aiutaci a migliorare la sanità veneta” e, oltre ad inserire le sue osservazioni e le sue domande, le invia ai giornali locali e a questo blog.

Scopriamo così che, ancora nel 2018, la tanto pubblicizzata ricetta elettronica non serve a un fico secco: o hai con te quell'assurdo promemoria di carta o paghi per intero la prestazione. E che per donare il sangue è necessario presentare: tesserino Avis (con foto), tessera sanitaria e documento d'identità.

Ma leggete com'è andata.

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Sig. Direttore Ulss 5 Polesana
Alla stampa locale 

   Egregio Sig. Direttore Generale, colgo il suo invito a presentare suggerimenti, reclami e apprezzamenti con lo slogan “Aiutaci a migliorare la sanità veneta”, lanciato con un vistoso “baldacchino”, corredato della sua foto e di quella dei massimi dirigenti dell’Ulss, presso il Punto sanità di Lendinara. 
   Nelle prime ore del mattino del 17/03 u.s. sono stato colto da una colica renale, recatomi dalla guardia medica mi è stato consigliato di ricorrere al Pronto Soccorso. A Rovigo sono stato accettato con codice verde e dopo un’attesa di circa mezz’ora, vista la mia sofferenza sono stato tempestivamente curato.
   Fin qui tutto bene: tempi brevi, attenzione ed efficienza del personale infermieristico e medico. 
Il medico curante ha ritenuto di non fare nessuno degli accertamenti che (mi è stato detto) sono normalmente previsti in casi del genere: TAC e/o Ecografia. Nei giorni successivi, con impegnativa del medico di base ho prenotato un’ecografia tramite CUP: prima data disponibile il 30/03 a Porto Viro, 60 Km. di andata e 60 Km. di ritorno da Lendinara dove risiedo. I disagi li lascio immaginare, vista la necessità di presentarsi con la vescica piena a 1 ora da casa (salvo imprevisti del viaggio di cui tenere conto). Arrivato in accettazione a Porto Viro, ho scoperto di aver colpevolmente dimenticato l’impegnativa a casa: ero però tranquillo considerata la prenotazione tramite CUP, con registrazione di tutti i dati. Cortese ma ferma l’impiegata, a nulla è valso l’impegno a spedire un fax o a riportare l’impegnativa nel pomeriggio. La sentenza è stata questa: senza carte non si fa l’esame.   
   Per fortuna (!) la soluzione si trova sempre: pagando per intero (82,00 € invece dei 46,00 € di ticket, che già non sono pochi) faccio l’esame. Medico ed infermieri gentilissimi ed efficienti e in pochi minuti concludo gli accertamenti. 
   Per concludere, mi permetto di fare qualche domanda:
1) per il surplus di costo si potrebbe dire “chi è causa del suo mal pianga se stesso” ma è possibile che, nonostante tutta l’informatica utilizzata, l’impegnativa del medico, la prenotazione al CUP, il tesserino sanitario, senza carta non si riesca a fare niente? A proposito di carte l’ultima volta che ho donato il sangue ho dovuto esibire tessera Avis con foto, tesserino sanitario e documento di identità. Spero la prossima volta non siano necessari anche due testimoni;
2) perché le strutture pubbliche, magari vicine al luogo di residenza, non riescono a farsi carico almeno delle urgenze riducendo costi e disagi per i pazienti spesso anziani?
3) visto l’alto numero di pazienti in attesa a Porto Viro e la velocità di effettuazione diagnostica, è possibile conoscere tempi e numeri delle strutture private e di quelle pubbliche?
Ringraziando per l’attenzione, auguro buon lavoro e porgo cordiali saluti.
Lendinara, 12 aprile 2018
Carlo Alberto Merlo

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15.4.18

Servi e bugiardi


Comitato altopolesano dei cittadini per il “San Luca”
presso Jenny Azzolini, Via Matteotti 82 – 45027 Trecenta (Ro) - Tel. 0425701126 – Cell.  3473490340
sito internet: http://ospedaletrecenta.blogspot.it/
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Data, 5 aprile 2018
Servi e bugiardi
A Trecenta, le persone che hanno tolto il cellophane dal cervello si interrogano su un problema che riguarda un settore della vita pubblica fondamentale, imprescindibile, come la sanità.
Fino a pochi mesi fa (Trecenta, consiglio comunale del 2 maggio 2017) il direttore generale dell'Ulss 5 "Polesana" Antonio Compostella affermava, rassicurante, che non era il caso di preoccuparsi per il "San Luca", che anzi sarebbe stato oggetto di miglioramenti tali da garantire, dopo una intelligente razionalizzazione, una presenza qualificata e di lungo respiro nel panorama dell’offerta di servizi sanitari polesani.
Le rassicurazioni del direttore non convincono quanti seguono con costante interesse e giustificata apprensione la situazione sanitaria polesana. Con un po’ di malizia, nata da un recente passato, qualcuno fa notare che le acque intorno al “San Luca” si agitano sempre di fronte all’avvicinarsi di qualche evento elettorale.
Infatti, marzo 2018: poco prima delle ultime elezioni politiche, Trecenta viene coperta di manifesti e volantini inneggianti soddisfatti al magnifico e solido futuro dell'ospedale.
Nasce l’affermazione trionfante: “il San Luca ha un futuro certo”.
La gloriosa (?) iniziativa è firmata da un sedicente Comitato dei cittadini per la tutela della salute, un numerino di individui che diventano attivi in fase preelettorale, sollecitati opportunamente da chi di dovere, sorretti e motivati dal desiderio di servire, ma non il prossimo tutto.
Ora leggiamo (Gazzettino 3 aprile 2018) un’affermazione da brividi del direttore Compostella: “difficile mantenere aperti 3 ospedali” . L’affermazione è sorretta da motivazioni raggelanti in cui la fanno da padroni i numeri dei bilanci e alcune valutazioni che si prestano a qualche riflessione.
A questo punto chiediamo al dott. Compostella come possa aver condiviso, il 29 gennaio scorso, con il Comitato cui abbiamo accennato “il progetto di stabilità all’ospedale San Luca”, per dichiarare poi al Gazzettino il 3 aprile “il finanziamento assegnato potrebbe comportare, per l’anno 2018 e successivi, difficoltà per il mantenimento sul territorio di 3 strutture ospedaliere pubbliche, 3 case di cura private accreditate, e di tutte le strutture territoriali”.
Ma Zaia non aveva affermato (24 giugno 2012): “taglieremo le Ulss e i funzionari, non certo gli ospedali” chiamando “atto di sciacallaggio” l’eventuale “demagogia” di parlare di chiusura di ospedali?
Dottor Compostella, non ci è molto chiaro quali “numerose strutture siano state attivate e mantenute per servire adeguatamente gli utenti e ridurre le fughe dei pazienti”. A noi risultano tagli di servizi nel territorio e nel "San Luca" (doloroso il taglio del servizio nascite, taglio ora bocciato del Tar) e la riduzione di offerta di 600-700 ricoveri l’anno con la trasformazione di letti per acuti e lunga degenza in letti intermedi (ospedale di comunità).
Stupisce, a dir poco, la sua affermazione di “ impegno massimo nell’individuare e adattare le misure più idonee per contenere la spesa”. La soluzione era già stata consigliata alla Regione dal dott. Marcolongo. Nella relazione 13-3-2012 diceva che il contenimento dei costi  è condizionato” ... dall’importante rilievo riconosciuto dalla Regione ai privati accreditati ( per le degenze e per le prestazioni specialistiche ambulatoriali) ... l’azienda Ulss 18 potrebbe far fronte con proprie  risorse all’erogazione di tali prestazioni permettendo così un fortissimo risparmio.
Il risparmio di questo tipo non è mai stato preso in considerazione.
La Regione ha scelto invece di tagliare servizi nel pubblico e aumentare posti letto per acuti nel privato. Inoltre ai privati sono state "regalate" garanzie di previsioni triennali che potrebbero significare, dal 2017, oltre 60 milioni annui (Delibere di Compostella n.1004-1007-1028 (per S.Maria M. -Porto Viro - Città Rovigo del 11.08.2017 / Derivanti da indicazione della delibera di giunta regionale n. 597/2017)
E lei, direttore, dice oggi di preoccuparsi per la fuga di pazienti. Questo finto alibi è già stato abbracciato tempo fa da più di un rappresentante regionale.
Fuggono i pazienti o li fate fuggire?
Tutti capiscono che più ambulatori, liste di attesa a misura d’uomo, pronto soccorso di efficienza garantita con specialisti disponibili, più posti letto possono dissuadere da ogni fuga. 
Ammesso che si possa chiamare fuga la stanchezza impotente di chi non trova risposte soddisfacenti ai suoi problemi di salute.
Ora sentiamo parlare di corsa ad incontri con “occasionali” difensori del San Luca per mostrare l’efficienza di eccellenze e servizi che solo un personale serio, preparato, “generoso” garantisce. Nonostante tutto.
Sia chiaro che chi si impegna seriamente per difendere il diritto alla salute non dimentica la carenza di personale, le riduzioni di posti letto, lo spostamento improvvisato di infermieri, la risposta insufficiente di servizi ambulatoriali (le prestazioni sono patologicamente distanziate nel tempo; ad esempio: Andrologia: 1 giovedì al mese; Pneumologia Pediatrica 2 volte al mese; Gastroenterologia Pediatrica: 1 volta al mese; Nefrologia Pediatrica: 1 volta al mese ; Terapia Antalgica: ridotta a 2 volte la settimana).
Il taglio colpevole del personale, il sovraccarico di lavoro per tutti i lavoratori, lo spreco di denaro conseguenza dei cambi di progetti, il rapporto malato con la sanità privata: ma siamo sicuri che sia questo un modo competente di amministrare la salute?

Per il Comitato Altopolesano dei Cittadini per il "San Luca" - Jenny Azzolini Rossi
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