29.3.13

Procreazione assistita: sono quasi 5 mila le coppie che ne hanno fatto ricorso nel 2011

dalla pagina facebook del consigliere regionale Claudio Sinigaglia.

Sono quasi 5 mila le coppie che nel corso del 2011 hanno fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita rivolgendosi ai 36 centri autorizzati presenti in Veneto. Le coppie assistite sono state 1571 nei centri di primo livello (per il 60 per cento sono pubblici), e 3202 nei centri di secondo e terzo livello (22 per cento pubblici). Mentre i centri della sanità pubblica sono in flessione (due chiusure nell'ultimo quinquennio), quelli privati sono passati da 15 a 21. Le media regionale dei tempi di attesa per le coppie che fanno ricorso alle tecniche di inseminazione per avere un figlio oscilla - per il primo colloquio - tra i 4 mesi di Padova e i 12 mesi di Oderzo; per avere il primo trattamento bisogna aspettare 6 mesi a Padova e 24 mesi sempre ad Oderzo, con una media regionale di attesa che si attesta sui nove mesi. In aumento, infine, il numero delle coppie che provengono da altre Regioni. Questi i primi dati forniti alla commissione Sanità dall'assessore alla Sanità sull'attività e i tempi di attesa nei centri di procreazione medicalmente assistita in Veneto. Ad una prima informativa farà seguito una relazione più dettagliata.
In quella sede saranno dettagliati e analizzati i dati su provenienza delle coppie, percentuali di successo anche in relazione all'età delle donne, ripartizione dell'attività tra centri pubblici, centri privati e privati convenzionati, costi delle diverse tecniche, nel pubblico e nel privato.
Il consigliere Sinigaglia ha chiesto, inoltre, di verificare le ricadute della decisione veneta di autorizzare la fecondazione assistita in regime di servizio pubblico nelle donne fino ai 50 anni di età.

28.3.13

Centri medici. La crisi dopo anni di lauti guadagni a spese degli ospedali pubblici

Il vice presidente dell'amministrazione provinciale Guglielmo Brusco interviene sul problema causato dalla drastica riduzione delle prestazioni autorizzate alle strutture sanitarie private da parte della Regione Veneto. Il meccanismo che lega l'amministrazione regionale alle strutture private convenzionate è ben spiegato in questo articolo pubblicato su La Voce di Rovigo, 15 marzo 2013.
Dopo la delibera della giunta regionale n. 2621 del 18 dicembre 2012 e il decreto attuativo dell'Ulss 18, i centri medici hanno dichiarato guerra alla pubblica amministrazione con una pioggia di ricorsi al tribunale amministrativo regionale.
Ora l'amministrazione provinciale fornisce una serie di dati molto interessanti per comprendere come siano andate le cose.
Nella lettera di Guglielmo Brusco, indirizzata all'assessore regionale alla sanità Luca Coletto e al dirigente Domenico Mantoan, si legge:

.... il Centro Medico, il Centro Medico Polesano e il Centro Attività Motorie, tutti ricompresi nei budget-convenzioni dell’ULSS 18, hanno duramente protestato per i tagli a loro inflitti grazie alla DGR n. 2621 del 18 dicembre 2012 e al Decreto del Direttore Generale dell’ULSS 18, n. 4 dell’8 gennaio 2013.

L'impennata dei badget ai privati tra il 2006 e il 2007
.... I proprietari dei centri succitati, che oggi lamentano i tagli, non si erano certo lamentati quando dal 2006 al 2007 i loro budget erano aumentati in maniera, chiamiamola così, incredibile. In un solo anno i cittadini del Polesine, avevano evidentemente avuto un preoccupante aumento di patologie verificabili e curabili presso i centri medici succitati. Se i dati in mio possesso sono giusti, il budget previsionale annuo assegnato al Centro Medico, passò da quasi 1.900.000 euro a più di 3.240.000 euro (+ 71%), quello del Centro Medico Polesano (di Giacciano con Baruchella) da poco più di 480.000 a più di 1.530.000 euro (+ 217%) e quello del Centro Attività Motorie da quasi 2 milioni a quasi 5 milioni di euro (+ 154%).

Nelle strutture private costi e prestazioni medie 10 volte più alte che negli ospedali pubblici
Nella nota dell'assessore Brusco si legge:
.... Il Dott. Marcolongo, aveva addirittura analizzato, in un periodo di tempo, i costi a paziente medio per prestazioni di fisioterapia. Nelle strutture pubbliche, il costo più alto era riferito all’ospedale civile di Rovigo (poco più di 100 euro e circa 10 prestazioni medie), quello del Centro Attività Motorie e del Centro Medico Polesano erano superiori ai 500 euro e alle 50 prestazioni per paziente.

La regione costretta a rivedere la spesa. Pesanti le riduzioni, fino al 70%
E ancora:.... Per questo credo siano sostanzialmente giuste le scelte regionali sugli erogatori privati succitati. Soprattutto se le risorse regionali assegnate, in contrazione, mettono a rischio i servizi erogati dalle strutture pubbliche. Perché ai privati grandi utili e al pubblico grandi deficit? Finalmente la Regione ha fatto un passo nella giusta direzione.

Il problema dei lavoratori in esubero
Infine Brusco si occupa delle conseguenze per l'occupzione:
.... Ma resta il problema grave dei lavoratori in esubero, che qualcuno potrebbe voler licenziare. E’ un fatto da evitare accuratamente. Come? Nel caso non ci fosse volontà di percorrere vie che portano ad ammortizzatori sociali e aziendali capaci di aiutare i lavoratori in questo periodo difficile a trovare nuova occupazione, la mia proposta è che alla struttura privata proponente gli esuberi, sia tolto il residuo budget pubblico (resterà sempre l’attività privata erogata). Tale pacchetto di prestazioni, sarebbero da far eseguire dai lavoratori messi eventualmente in mobilità. Il tutto per conto dell’ULSS 18.

Scarica il testo integrale.

26.3.13

Lo stato della sanità. Fare lo stesso, ma con meno risorse è una formula destinata al fallimento

Fare lo stesso, ma con meno risorse è una formula destinata al fallimento, soprattutto se parliamo di sanità. È quanto annuncia l’ultimo rapporto Oasi realizzato dal CERGAS Bocconi. Quali le conseguenze di ulteriori tagli? Chi ne farà le spese?

E' disponibile il Rapporto OASI 2012, lavoro statistico a cura del Centro di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza Sanitaria e Sociale (CERGAS) dell’Università Bocconi, che prende in considerazione i servizi offerti dal Ssn nelle varie regioni e il rapporto con i costi relativi e il peso fiscale  che i contribuenti hanno dovuto sostenere nel 2011 e 2012. Le cifre non sono per nulla rassicuranti, visto che individuano un generale aumento dei costi, con una percezione al ribasso della qualità dei servizi e del numero dei presidi.
In 640 pagine il resoconto annuale dell’attività di analisi e monitoraggio dei sistemi sanitari nazionale e regionali con particolare attenzione alle dinamiche evolutive delle aziende coinvolte e ai loro processi di innovazione. Quel che emerge è un quadro preoccupante e che suscita ulteriori perplessità sull’efficacia delle manovre per il risanamento elaborate dal Governo Monti.

Vai al commento su www.avoicomunicare.it (molti link di approfondimento).
Vai al Rapporto. I vari capitoli, ricchi di annotazioni, sono liberamente scaricabili in formato pdf.

25.3.13

Pensioni di invalidità e limiti di reddito: appello al Parlamento

fonte: sito web FISH Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, 25 marzo 2013


Giungono alla FISH forti segnali di preoccupazione dopo il recente pronunciamento della Corte di Cassazione (Sezione Lavoro, Sentenza n. 7320 del 22 marzo 2013) sulla questione dei limiti reddituali da applicare ai fini della concessione della pensione agli invalidi civili.
La Corte, dopo indicazioni di segno opposto, afferma che il reddito a cui fare riferimento non è solo quello individuale, ma deve essere sommato a quello del coniuge, se presente. Ribadisce, quindi, quanto già affermato nella Sentenza del 2011 (Sezione Lavoro, n. 4677 del 25 febbraio 2011).
La Sentenza non è legge e non incide immediatamente sulle prestazioni di milioni di invalidi civili, ma potrebbe condizionare il confronto in corso fra INPS e Ministero del Lavoro proprio su questo tema.
Ricordiamo che a fine 2012 INPS aveva emanato una circolare che già prevedeva il computo del reddito coniugale (e non più individuale) ai fini della concessione della pensione. In seguito alle proteste delle Associazioni e dei Sindacati e al conseguente intervento del Ministero del Lavoro, la circolare era stata ritirata da INPS in attesa, appunto, di un’istruttoria fra il Dicastero e l’Istituto.
Riteniamo che questo ‘pasticcio’ debba essere sanato politicamente dalle Camere, che il Parlamento debba riappropriarsi della propria funzione legislativa, intervenendo sulla delicata materia e pronunciando quella che è l’interpretazione esatta di una normativa farraginosa.”
Questo il richiamo di Pietro Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, che approfitta per ricordare che nella precedente legislatura era stata depositata una precisa Proposta di Legge (Atti della Camera, 4231) che però non è mai giunta alla discussione.
Ci appelliamo a tutti i Parlamentari affinché quella Proposta non solo venga ripresentata, ma che sia anche calendarizzata al più presto, discussa e approvata. Il rischio che, in forza di una decisione assunta nelle aule di tribunale, migliaia di persone rimangano prive di protezione (già minima) è elevatissimo.”
Il testo della Proposta di Legge 4231 è consultabile al seguente indirizzo:http://leg16.camera.it/_dati/leg16/lavori/stampati/pdf/16PDL0048730.pdf

I tagli alla sanità negli ultimi tre anni

I Tagli negli ultimi 3 anni: 
72.000 posti letto in meno; i Posti letto ogni mille abitanti sono diminuiti da 5,1 a 3,82 dal 2009 al 2012; tagliati 26 miliardi di spesa sanitaria sul totale di 112 miliardi dal 2010 al 2015.. stiamo parlando di tagli lineari molto ma molto consistenti.

PRESA DIRETTA, domenica 24 marzo 2013.

Le conseguenze del malgoverno nel Lazio: 7, 5 miliardi di debito. Pagheranno i cittadini per trent'anni

Ignazio Marino (ieri sera) a Presadiretta contro l’ex presidente Polverini che ha nominato negli ultimi mesi della sua presidenza un certo numero di dirigenti delle ASL del Lazio: “Questo è qualcosa che fa cadere le braccia, i cittadini dovrebbero andare a cercare a casa quei Presidenti di Regione che hanno fatto atti di questo tipo. Il presidente Polverini ha nominato a 40 giorni dalle elezioni delle figure apicali di direttori all’interno delle aziende sanitarie del Lazio e sa che cosa accade se chi è stato eletto decide di sostituirli? Che colui o colei che è stata nominata dal Presidente Polverini andrà a casa, si , ma con lo stipendio per cinque anni pagato dai cittadini del Lazio! Già i cittadini del Lazio pagano con tasse più alte un muto di oltre trent’anni che la Regione Lazio ha dovuto aprire con le banche per ripianare i sette miliardi e mezzo di debito creato negli anni dalla presidenza Storace in poi. Il frutto di amministratori incapaci, sleali e alcuni anche delinquenti lo pagano per 30 anni, per il prossimo terzo di secolo, coloro che abitano nel Lazio.”

Nuovo ospedale di Padova. Finalmente qualcosa di sensato.

fonte: http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2013/03/23/news/nuovo-ospedale-non-e-una-priorita-1.6754403

«Nuovo ospedale? Non è una priorità»
«Per i padovani il nuovo ospedale è davvero una priorità?». Se lo chiede Roberto Marinello del comitato “Lasciateci respirare” di Padova in un intervento diffuso tramite la newsletter di Legambiente

«Per i padovani il nuovo ospedale è davvero una priorità?». Se lo chiede Roberto Marinello del comitato “Lasciateci respirare” di Padova in un intervento diffuso tramite la newsletter di Legambiente. La posizione di Marinello nei confronti del nuovo policlinico di Padova Ovest è critica. Facendo riferimento a un sondaggio commissionato dalla Provincia lo scorso gennaio, spiega che tra le priorità dei padovani non c'era il nuovo ospedale. «Ma questo lo si capisce anche girando tra le piazze e i quartieri di Padova» si legge nell'intervento, «avete mai sentito qualcuno dire che serve un nuovo ospedale? Oltretutto stiamo parlando di un progetto che prevede un taglio di posti letto e di personale; non vorremmo sentirci ripetere che il nuovo ospedale serve da “motore” per la ripresa dell'economia, se no parliamo di affari e non di salute; o ancora peggio non vorremmo che il tutto si risolvesse con un'enorme speculazione edilizia sulle aree interessate dal progetto». Non è tutto: «Anche l'ospedale Sant’Antonio avrebbe diritto di uscire dall'incertezza» continua l'intervento, «lo si vuole chiudere per far cassa vendendo l'area su cui sorge, ma allora perché costruire il nuovo reparto psichiatrico e il nuovo parcheggio per i dipendenti spendendo fior di milioni?»

23.3.13

La meglio sanità, DOMENICA a PRESA DIRETTA, Rai3 ore 21.30

Non è vero che la Sanità produce dappertutto buchi spaventosi di bilancio, offrendo pessime prestazioni sanitarie, così come non è vero che l'unica soluzione è la distruzione del sistema sanitario nazionale e la consegna della prevenzione e cura ai privati.

Vai al sito web.

21.3.13

Ma assessore dove vive? Non si è accorto che il problema è la sopravvivenza della sanità pubblica?

Leonardo Raito, contro ogni logica, propone nuove convenzioni con strutture sanitarie private

La sanità è in crisi per carenza di risorse? I tagli colpiscono anche la sanità privata convenzionata? E allora "aumentiamo il numero delle strutture private convenzionate"!
E' questa la singolare, originalissima proposta dell'assessore provinciale Leonardo Raito. Non solo, secondo Raito, di cui fino a oggi non si conosceva alcun particolare impegno sulla sanità, il punto non è la carenza di risorse e la loro gestione ma la mancanza di ulteriori "strutture private convenzionate".
Idee che però fanno a cazzotti con la dura realtà: i tagli della spending review, il piano socio sanitario regionale, le schede ospedaliere e territoriali che minacciano di ridurre ulteriormente posti letto e risorse. Argomenti che non sfiorano l'assessore tutto proteso a garantire un'amplissima possibilità di scelta tra sanità pubblica e tantissima sanità privata. Come si trattasse di acquistare un'automobile: "a me piace rossa", "a me bianca", "io la voglio metallizzata", "per me decappottabile".
Ma assessore dove vive? su Marte? Non si è accorto che il problema è la sopravvivenza della sanità pubblica?
In questo paese, per la sanità, già ora si spende il 34% in meno degli altri principali paesi europei. In questa regione già si spende una montagna di soldi per mantenere convenzioni con strutture private convenzionate. In questa Ulss il 10% del bilancio è vincolato dalle convenzioni con i privati e i direttori generali devono "garantire", ribadisco "garantire", che queste risorse vengano erogate, altrimenti vanno a casa, parola del presidente Luca Zaia.
E non si è accorto Leonardo Raito che le liste di attesa sono spesso più lunghe per le prestazioni richieste agli ospedali pubblici e assai più brevi per le private? A fronte di questo problema che si deve fare, concedere ulteriori convenzioni o rafforzare la sanità pubblica? Incredibilmente Raito ritiene che siano necessarie altre strutture private.
Alla fine del suo articolo su La Voce di Rovigo di giovedì 21 marzo, l'assessore si chiede perché a Venezia non abbiano già pensato ad allargare la platea delle convenzioni e allude alla possibilità che si intenda salvaguardare interessi consolidati, quelli dei privati che hanno già una convenzione.
A Venezia, dove sanno bene quanto hanno profuso per la sanità privata, non ci hanno pensato perché la proposta non sta in piedi, perché è priva di ogni logica e perché diventerebbe tragicamente ridicola in un momento in cui la giunta regionale sta tagliando il 30% delle prestazioni convenzionate. E poi si potrebbe alludere che la proposta tenda non tanto a una sanità più efficiente ed economica ma alla sponsorizzazione interessata di nuovi operatori privati.

Scarica l'articolo de La Voce.

20.3.13

Spesa sanitaria al lumicino. Spendiamo il 34% in meno dei nostri partner europei

Da quotidianosanita.it

Un seminario della Fondazione per la Sicurezza in sanità rilancia il tema della tenuta del sistema. I dati presentati da Spandonaro (Tor Vergata) dimostrano che spendiamo molto meno dei  principali Paesi UE. E viene fuori la proposta di un ticket "mobile" in base alle necessità di finanziamento.

E’ giusto parlare ancora di sostenibilità del sistema sanitario italiano? La domanda non è retorica perché, nonostante i dati dimostrino inequivocabilmente che la nostra spesa sanitaria (sia pubblica che privata) sia molto inferiore a quella dei nostri partner europei più importanti, il tema della tenuta del sistema alla luce della crisi economica resta di massima attualità.

A dire il vero nessuno dei programmi elettorali dei partiti oggi rappresentati in Parlamento mette in discussione l’esistenza di un sistema sanitario pubblico e universale e nessuno sembra, almeno sulla carta, propenso a intraprendere strade alternative.
Ma resta il fatto che tutti, tranne il Movimento 5 Stelle che in campagna elettorale ha detto di voler restituire al Ssn le risorse tagliate dalle ultime manovre, sembrano convinti che con la penuria di soldi pubblici a disposizione si dovrà per forza fare i conti.
Per questo il seminario di studio promosso l'altro ieri dalla Fondazione per la Sicurezza in Sanità presieduta da Vasco Giannotti, ha fatto bene a porre la sostenibilità come il primo nodo da affrontare se si vuole provare a parlare della sanità del futuro.

In questo contesto la scelta di affidare a Federico Spandonaro la relazione introduttiva dei lavori è emblematica di un approccio diverso al tema.
Per il docente di Economia di Tor Vergata, infatti, piuttosto che parlare ancora di sostenibilità è bene che si inizi a discutere di “compatibilità”, intesa come compatibilità tra finanziamento disponibile e obiettivi di assistenza da perseguire come espressione di una precisa scelta politica.
I dati di Spandonaro, infatti, non lasciano dubbi. Comunque li si intrecci, e considerando anche l’aliquota di spesa privata, l’italiano ha un “portafoglio” sanità a disposizione inferiore del 34% a quello dei cittadini dell’Europa a 10, se si considera pubblico e privato, e del 32% in meno se si prende in esame solo la sanità pubblica.
16 marzo 2013
Leggi la notizia completa.

Certificati di Esenzione per reddito validi fino al 31 maggio 2013

Dal sito dell'Ulss 18, Rovigo

Attenzione: i certificati di Esenzione per reddito rimangono validi fino al 31 maggio 2013

L’Azienda Ulss 18 desidera informare i cittadini che la Regione Veneto ha deciso di prorogare, per chi ne ha diritto, la validità dei certificati di esenzione in base al reddito.
I certificati stessi rimangono quindi validi fino al 31 maggio 2013. I codici in essere riferiti alle esenzioni sono :

7R2: reddito familiare;
7R3: disoccupazione;
7R4: titolari di assegno sociale;
7R4: titolari di assegno sociale;
7R5: titolari pensione al minimo.

Maggiori informazioni, numeri di telefono e indirizzi di posta elettronica sulla pagina della notizia originale.

18.3.13

Liste d'attesa: promesse non mantenute dalla Regione

Il Comitato altopolesano per il "San Luca" segnala tre casi.
Sanità privata convenzionata: l'altra faccia della medaglia.

Tre casi in cui per normali visite e accertamenti richiesti al Cup di Trecenta, vengono proposti appuntamenti molto più ravvicinati nelle strutture private convenzionate. Le differenze sono talmente marcate che l'utente è condizionato a scegliere la prestazione offerta dal privato.
Ricorderete gli impegni solenni del presidente della giunta regionale Luca Zaia alla riduzione delle liste di attesa. Nei mesi scorsi è stato istituito un recapito di posta elettronica per raccogliere le segnalazioni degli utenti. Ma i problemi continuano. Le liste d'attesa sono ancora lunghissime e, troppo spesso, l'unica possibilità offerta in tempi accettabili è quella della sanità privata convenzionata.

Jenny Azzolini, portavoce del Comitato Altopolesano per il San Luca, ha raccolto le ultime segnalazioni ricevute dai cittadini e le ha inviate, tra gli altri, al direttore generale e all'ufficio relazioni con il pubblico dell'Ulss 18, al prefetto e al presidente della conferenza dei sindaci, al presidente della giunta e all'assessore regionale alla sanità.
Ecco il testo della mail inviata.
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Ogg: liste d'attesa: promesse non mantenute dalla Regione

Al CUP di Trecenta è stato richiesto appuntamento per visita cardiologica, senza urgenza, martedì 12 marzo: date proposte 14 gennaio 2014 al San Luca; 10 aprile 2013 a Santa Maria.
La signora che mi autorizza a segnalare nome e cognome (prof. Mariateresa Muraro, riv. Miani, Badia Pol.) desidera far arrivare tutta la sua amarezza ed il disagio che la obbligano a fissare l'appuntamento a Santa Maria.
Per una ecografia tiroidea Trecenta si attesta a marzo 2014, però si offre l'"occasione" di tempi brevi di Porto Viro; per una densitometria Trecenta propone agosto o invia ad Adria per maggio.
Sono tre degli ultimi dati segnalati.
Il Comitato Altopolesano vuole segni tangibili da parte della Regione e del Direttore Generale che confermino l'impegno per la valorizzazione della sanità pubblica e non ignorino le promesse ripetute (dai consiglieri regionali) di mantenimento della qualità del San Luca "ospedale per acuti con pronto soccorso".
Ribadiamo la nostra opinione che il servizio privato convenzionato è un valore aggiunto se non si sostituisce al pubblico.
Disponibile al confronto, alla collaborazione, ma fermo nell'impegno di pretendere per l'Altopolesine un trattamento rispettoso dei diritti e della dignità dei suoi cittadini.
Comitato Altopolesano per il San Luca. portavoce Jenny Azzolini
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16.3.13

I centri medici hanno dichiarato guerra

Da La Voce di Rovigo, 15 marzo 2013

Raffica di ricorsi al Tar contro la riduzione del budget dalla Regione

E' scoppiata la guerra della sanità privata convenzionata. Numerose strutture di questo tipo hanno presentato una vera e propria pioggia di ricorsi al Tar.

L'articolo è molto interessante perché spiega il meccanismo che lega l'amministrazione regionale alle strutture private convenzionate.
Un sistema che va in crisi per effetto dei tagli decisi dal governo nazionale e per la drastica riduzione dei fondi dedicati ai rimborsi alle strutture sanitarie che operano in regime di convenzione. E la giunta regionale, così prodiga nel recente passato con i privati, inverte la rotta con la delibera n. 2691 del 18 dicembre 2012.

Scarica l'articolo completo.

15.3.13

Le schede ospedaliere e territoriali devono affrontare il dibattito pubblico


Se ne parla da molto ma restano un mistero chiuso nei cassetti della Giunta Regionale.
Disattesi gli impegni alla trasparenza.
Di schede ospedaliere si parla da molto tempo. Dovrebbero definire, ospedale per ospedale, i posti letto assegnati. Le schede territoriali dovrebbero individuare le strutture intermedie presso le quali trattare i pazienti una volta superata la fase acuta.
"Massima trasparenza" hanno promesso gli amministratori regionali da altrettanto tempo. "Le schede saranno discusse con i Comuni": è la promessa che a partire dal 27 gennaio 2012, in prefettura, viene ripetuta da funzionari e assessori regionali.
Durante i mesi scorsi è stato un ininterrotto susseguirsi di anticipazioni, una peggiore dell'altra. Gli ospedali di Rovigo e Trecenta sono minacciati da tagli che andrebbero molto oltre gli effetti della spending review e dello stesso piano socio sanitario regionale (Pssr).
E la trasparenza?
Come Comitato altopolesano per la difesa del "San Luca" abbiamo chiesto più volte che siano avviate consultazioni concrete sulle intenzioni della giunta regionale. L'ultima volta lo scorso 28 febbraio (ore 16,36). Ma alle nostre mail non hanno risposto né il presidente della giunta Zaia né l'assessore regionale alla sanità Coletto. Non ha risposto nemmeno l’assessore Coppola, che in altre occasioni ha rassicurato sul futuro dell’ospedale di Trecenta. Nessun riscontro né da Corazzari, né da Mainardi, né da Azzalin.
Noi continuiamo a tenere informati dei nostri problemi e delle nostre richieste, coinvolgendo tutti i sindaci del distretto 2 e il presidente Bombonato, il direttore dell’Ulss 18 dottor Orsini, il Prefetto dottor Provolo, la presidente della provincia dott. Virgili, il vescovo Soravito, i sindacati e consiglieri regionali che hanno dimostrato attenzione, anche se non polesani, come Pettenò e Sinigaglia. Non rispondono il segretario della sanità veneta Mantoan, non risponde il padre del Pssr Padrin.
Le schede però rimangono un mistero e il timore è che vengano imposte senza alcun confronto con i comuni e la società.
Il dottor Orsini, con ironica deformazione professionale ma giudizio condiviso, ne parla come un “mal di pancia”
Dopo le recenti elezioni politiche si parla di crisi dei partiti politici tradizionali. Una perdita di fiducia che, in Veneto, ha colpito molto duramente i partiti alla guida della giunta regionale.
Gli impegni e le promesse non mantenute e il dovere della trasparenza non onorato seminano sfiducia e preoccupazione sul destino della nostra sanità.
Le schede ospedaliere e territoriali devono affrontare il dibattito pubblico. La giunta regionale deve tirarle fuori dai cassetti e sottoporle alla valutazione della pubblica opinione, dei comuni, degli operatori sanitari, dei sindacati, della società nel suo complesso.
La sanità è un bene fondamentale. E’ un servizio essenziale che deve essere protetto al massimo da tutti. Se ci sono scelte da fare, ogni decisione va presa alla luce del sole.
Trecenta, 14 marzo 2013
Comitato Altopolesano per il "San Luca"
La portavoce, Jenny Azzolini

14.3.13

I risultati dell'ultima riunione della Conferenza Stato-Regioni

da http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=13911

Intese raggiunte oggi in Stato-Regioni e Unificata anche sul riparto 2012 dei fondi per la sanità penitenziaria e sul riconoscimento degli Irccs. Chiesto il rinvio degli standard ospedalieri e sul parere in merito al programma annuale di attività dell’Aifa. Sì al nuovo statuto Agenas.

Leggi l'articolo completo.

12.3.13

Tre nuovi medici al pronto soccorso di Rovigo



Dal Gazzettino del 12 marzo 2013

Nei due precedenti post "Pronto soccorso di Rovigo, pazienti e medici in difficoltà per la scadenza di una convenzione" e "Rovigo, al Pronto soccorso per sette ore" ho rilanciato sul blog le segnalazioni delle lunghe attese arrivate alla stampa.
Oggi sul Gazzettino la dirigenza dell'Ulss 18 annuncia una prima soluzione temporanea con l'aggiunta di medici per la copertura del secondo turno e una soluzione definitiva, a partire da luglio, con l'assunzione di tre medici provenienti da altre Ulss venete.
«Abbiamo preferito puntare su medici nostri come garanzia di qualità. La soluzione della cooperativa è una delle varie che si potevano effettuare. Noi abbiamo scelto, invece, di procedere con l'incremento dell'organico puntando su delle alte professionalità delle Ulss» ha affermato il direttore generale.
In coda all'intervista si è parlato anche del taglio di 10 milioni di euro attuato dalla regione e del problema dei centri medici convenzionati.
Infine, a proposito del rischio di declassamento dell'ospedale di Rovigo da centro di riferimento a ospedale di rete, Arturo Orsini ha dichiarato: «Speriamo ardentemente che non succeda. Siamo dell'avviso che una cosa del genere sia un mero depauperamento dell'offerta e non un risparmio in termini economici».

Leggi l'intervista completa.

9.3.13

Pronto soccorso di Rovigo, pazienti e medici in difficoltà per la scadenza di una convenzione


da La Voce di Rovigo, giovedì 7 marzo 2013

Dal vicepresidente della Provincia Guglielmo Brusco, un appello alla Regione affinché non indebolisca l'ospedale di Rovigo.

Scaduta la convenzione con la Cooperativa Efds di Casalecchio di Reno che contribuiva al rinforzo del turno notturno medico e a integrare temporaneamente alcune assenze in Ps a Rovigo.
Brusco sollecita il rinnovo della convenzione e il potenziamento anche del Ps di Trecenta per evitare che pazienti dell'altopolesine vadano a pesare sul Ps di Rovigo.

Leggi l'articolo completo.

5.3.13

Rovigo. Al Pronto soccorso per sette ore

Dal Gazzettino del 5 marzo 2013

Nuovo caso sabato sera di attesa prolungata: protagonista una coppia coinvolta in un incidente stradale
Entrano alle 19, escono dopo le 2 di notte
In servizio c'era solo un medico

Il pronto soccorso di Rovigo è al collasso? Stando ormai alle esperienze di molti rodigini, sembra di sì.
È sabato sera, il signor Roberto Galuppo è rimasto coinvolto con la moglie in un tamponamento a catena lungo la strada regionale 88, nei pressi del casello autostradale di Rovigo. Dopo i rilievi ... hanno deciso di recarsi all'Ospedale Civile di Rovigo per alcuni accertamenti.
... Alle 19.23, con il "codice bianco" dell'accettazione del pronto soccorso, si preparano all'attesa ... il tempo medio di attesa in quel momento segnava circa tre ore e mezzo. In servizio, gli spiegano le infermiere, c'è solo un medico e armati di pazienza attendono il proprio turno.
Alla fine saranno 7 ore e 20 minuti.
...La coppia ha spiegato nella lettera pervenuta in redazione che il personale è stato eccellente, non hanno nulla da recriminare per il trattamento, ma l'accusa è nei confronti dell'amministrazione. «Questo mio sfogo - spiega Galuppo - non è, ovviamente, verso di loro che fanno il bene il loro mestiere ma per la cosiddetta dirigenza che evidentemente non coglie, da anni, l'importanza vitale di questo servizio».
Leggi l'articolo completo.

4.3.13

Pronto Soccorso di Rovigo e Ospedali Polesani


Una migliore organizzazione è possibile, per gli ospedali pubblici e per le strutture convenzionate.
Una proposta, anche economica, di Guglielmo Brusco.

Pubblico il testo del comunicato dell'assessore provinciale alle sanità.

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Ieri sera alle ore 23, mi sono recato, come ogni tanto faccio, al Pronto Soccorso di Rovigo per verificare la situazione, dal lato dell’utenza. C’erano molte persone e i tabelloni informavano che i pazienti presenti erano 29, di cui 21 in Trattamento e 8 in Attesa. Per i codici Bianchi (i meno gravi ma pur sempre riferiti a persone sofferenti) i tempi di attesa erano previsti in 3 ore e 50 minuti. Per i codici Verdi, 1 ora e 20 minuti.
Per il P.S. di Trecenta, c’erano 5 persone in trattamento e nessun paziente in attesa. Ora, sapendo che studi recenti indicavano che il 20% delle persone soccorse dalle ambulanze di Castelmassa e Trecenta, non andavano al Pronto Soccorso del San Luca, bensì a Rovigo, mi sono chiesto: perché non si potenzia l’organizzazione del nosocomio altopolesano, onde evitare a tanti cittadini spese e disagi e contemporaneamente favorire un alleggerimento di lavoro per il sovraffollato Pronto Soccorso di Rovigo?
Persino una signora presente ha detto sostanzialmente queste cose: “Era meglio andare a Trecenta. Io ci sono stata e ci sono bravi operatori e i tempi di attesa non esistono”.

Detto questo, credo di dover ringraziare tutto il personale del Pronto Soccorso di Rovigo e del San Luca di Trecenta. Ho avuto notizie di un possibile indebolimento della squadra del Pronto Soccorso di Rovigo. Spero non sia vero e auspico invece che il personale di queste unità, sia rafforzato in modo che questi operatori guidati dal Dr. Kusstatscher, fondamentali per salvare vite umane, siano messi nelle condizioni migliori e non nelle peggiori.

Detto questo, credo che qualcuno si chiederà: dove troviamo le risorse?

Io credo che sia la stessa domanda che si è posto in questi giorni il Direttore Generale dell’ULSS 18, quando ha affermato che 6 ospedali per acuti sono troppi per 240 mila abitanti.

La risposta certamente non è semplice, ma non può partire come fatto in questi ultimi due decenni, dal taglio dei posti letto e dei servizi gestiti dal pubblico e dalla quasi intoccabilità dei posti letto e dei servizi dei privati.
Basta con questo comportamento della Regione. Prima, con i fatti e non solo a parole, faccia gli interessi delle strutture pubbliche. Faccia funzionare bene gli ospedali pubblici per acuti, li rafforzi sia nella loro pianta organica (acquisendo al proprio servizio, eventualmente anche personale proveniente dalle strutture private) che nell’ambito impiantistico e tecnologico. Le macchine per diagnosi e cura pubbliche, devono essere fatte funzionare molto di più. Anche dal punto di vista economico questa è la strada vincente.

I soggetti privati vanno salvaguardati, per i ruoli che possono svolgere al di fuori di quello che fanno e possono fare gli ospedali ed ambulatori pubblici. Ad esempio, il settore Urgenza-Emergenza di Porto Viro, non deve essere indebolito.
Si potrebbe pensare all’uso di qualche struttura privata quasi solo per utenza extraregionale, oppure alla conversione di gran parte degli attuali posti letto privati polesani, adibiti a prestazione già erogate dagli ospedali pubblici (i cosiddetti doppioni) a letti di ospedale di Comunità, quelle strutture intermedie di cui parla il Piano Regionale Socio Sanitario.

Dopo vent’anni sarebbe ora che la regione pensasse molto di più al pubblico, rispetto a quello che è stato fatto fino ad oggi. Questo indipendentemente dalle indagini in corso sul discutibile uso di tanto denaro pubblico andato ai privati della sanità veneta, in questi ultimi anni.

Auspico anche che a difesa degli ospedali pubblici, le amministrazioni comunali interessate facciano veramente una difesa forte, chiamando in causa se purtroppo ce ne fosse bisogno, sia l’autorità giudiziaria (interruzione di pubblico servizio?) sia la giustizia amministrativa (TAR).

Rovigo, 2 marzo 2013

Brusco Guglielmo – Assessore Provinciale alla Salute
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2.3.13

Il direttore generale dell'Ulss: "Sei ospedali per acuti sono troppi"

Da La Voce di sabato 02-03-2013

Le parole di Orsini arrivano nel corso del convegno, organizzato ieri mattina nel municipio di Rovigo, da Uil Pensionati, per discutere i problemi della non autosufficienza e le nuove politiche per il welfare. Un argomento che Orsini ha affrontato dati alla mano dando però, nello stesso tempo, una stoccata al sistema ospedaliero fin qui esistente.
"Sei ospedali per acuti? Un po' troppo per 240mila abitanti: rischia di diventare uno spreco di denaro".
Leggi la dettagliata cronaca del convegno.