22.4.07

Riabilitazione pneumologica, a che punto siamo

E' stato diffuso in questi giorni nei comuni dell'alto polesine un ciclostilato intitolato Giù le mani dal San Luca, un titolo esplicativo per un progetto che mira a raccogliere tutte le risorse disponibili a salvare l’ospedale di Trecenta, indipendentemente dagli schieramenti e dalle appartenenze politiche.
Poiché mi è stato chiesto un contributo sulla situazione dei pazienti del reparto di riabilitazione pneumologica dopo l'accorpamento dello stesso con altri due reparti del San Luca, ho pensato di riepilogare i fatti principali registrati dallo scorso mese di settembre ad oggi.
Ciò che segue è il testo che ho pubblicato su 'Giù le mani dal San Luca'.

Colpito un esempio di buona sanità
Un caso emblematico, il reparto di riabilitazione pneumologica.
La realtà smentisce le smentite del direttore generale. Il reparto viene accorpato a medicina. Servono garanzie sui livelli di assistenza.

In settembre arrivano le prime voci: il reparto chiude, secondo alcuni è scontato, una decisione presa da tempo. A inizio mese registro la sospensione del servizio domiciliare ai pazienti tracheostomizzati, comincio a contattare quelli che conosco e a trovare conferme. Sulla stampa però il direttore generale dell’Ulss continua a smentire ogni cosa, anzi afferma che i servizi saranno potenziati (Gazzettino e Resto del Carlino del 20 settembre); gioca sul termine ‘riabilitazione’ e nasconde l’intenzione di cancellare il reparto di riabilitazione pneumologica. Sapremo poi che lo stesso direttore, in data 26 settembre 2006, ha emanato un decreto (il n. 699) con cui ‘scioglie’ il reparto all’interno di quello di medicina. Tra fine settembre e i primi di ottobre i degenti verranno frettolosamente dimessi o trasferiti a Rovigo.I pazienti pneumologici non cessano mai di essere tali, si conoscono e parlano tra loro. Provo ad organizzare la ‘resistenza’, il passaparola funziona e il 22 settembre ci troviamo in varie decine davanti all’ospedale. Raccogliamo le firme dei presenti e dei visitatori su una petizione popolare che chiede il mantenimento del reparto e l’aiuto degli amministratori comunali e dei parlamentari polesani. A fine mattinata le firme saranno 270, oltre 1000 a fine mese, diventeranno 2.324 alla fine della raccolta. Viene creato questo blog e iniziamo un’assidua attività di mailing per informare pazienti e amministratori locali.
Si attivano i comuni del distretto sanitario e altre istituzioni. Il 28 settembre se ne parla in consiglio a Castelguglielmo, il 29 a Lendinara. L’immediata mobilitazione dei pazienti e dei loro familiari, costituitisi in comitato, ottiene la ripresa del servizio domiciliare già dal mese di ottobre.Una delegazione della conferenza dei sindaci incontra, il 3 ottobre, il direttore generale dell’Ulss. Il 2 ottobre il comune di Trecenta approva i contenuti della petizione popolare. L’assessore provinciale alla sanità chiede l’intervento della giunta regionale. Vengono presentate due interrogazioni in consiglio regionale (Carlo Alberto Azzi e Pietrangelo Pettenò). A fine ottobre, come pazienti e loro familiari del reparto di pneumologia, proponiamo ai 22 comuni del distretto sanitario l’adozione di un ordine del giorno che, ad oggi, è stato approvato da quattordici consigli comunali. Il documento chiede al direttore generale dell’Ulss il ripristino dei posti letto e dei livelli di assistenza sanitaria, che sia assicurata la presenza del personale medico e infermieristico proprio del reparto di pneumologia, che non venga disperso il bagaglio di competenze maturato a Trecenta in anni di esperienza ospedaliera e domiciliare.
Il 13 novembre la V commissione del consiglio regionale riceve una delegazione di amministratori comunali. Sono così illustrati anche i problemi dei pazienti pneumologici e consegnate le firme raccolte sulla petizione.
Il 20 novembre si riunisce la conferenza dei sindaci dell’Ulss 18, che decide di inviare una delegazione al San Luca. Il sopralluogo verrà effettuato il 30 novembre. Con molto ritardo, il 15 gennaio, viene pubblicato il relativo verbale. Pesanti le critiche. Innanzi tutto sul mantenimento dei posti letto, non conformi alle dotazioni previste dalle schede regionali. Ma i sindaci temono una progressiva e silenziosa spoliazione di funzioni del San Luca, tale da provocare i presupposti per poter ridimensionare, o accorpare o, ancora, trasferire servizi o reparti presso l’ospedale di Rovigo. Concludono minacciando la mobilitazione della popolazione se non saranno richiesti e considerati i loro pareri e dichiarando che è stato istituito il diritto dei comuni alla vigilanza sull’operato della direzione dell’Ulss. Insomma ‘del direttore generale non ci fidiamo più’, questa sembra essere la convinzione maturata.
A metà dicembre un nuovo decreto del direttore generale (il n. 921) propone alla regione Veneto di ridurre da 222 a 208 i posti letto del San Luca, un taglio di 14 unità che corrispondono esattamente ai posti letto che aveva pneumologia (10 ordinari e 4 di terapia semintensiva).
In gennaio, nuova riunione della conferenza dei sindaci che decide un secondo sopralluogo al San Luca per il 6 febbraio. Il relativo verbale non è ancora stato reso noto ma trapela qualche anticipazione. Alla domanda per noi essenziale “i pazienti che prima del decreto venivano accolti nell’ospedale di Trecenta, troveranno, tutti, ancora posto nelle corsie del San Luca?” è stata data una risposta preoccupante: “dipenderà dalla gravità”. Attenzione, questo non è accettabile! Il decreto 699 trasferisce tutte le funzioni, il personale e le attrezzature precedentemente di pertinenza del reparto di pneumologia al reparto che l’ha assorbito. Per i pazienti tutto deve essere come prima.
Ai comuni, alla provincia e ai parlamentari polesani chiediamo che esprimano tutto ciò che è in loro potere affinché, presso l’ospedale di Trecenta, siano garantiti, per i pazienti pneumologici, le medesime possibilità di cura che esistevano prima dell’accorpamento. Quindi serve, innanzi tutto, ripristinare i posti letto e mantenere la presenza del personale specialistico.
Ringrazio la stampa locale per l’attenzione che dedica ai nostri problemi.

Pietro Tosarello
Pazienti e loro familiari del reparto di Pneumologia di Trecenta
e-mail: tosarello@alice.it

Giù le mani dal San Luca, dateci i servizi promessi

E' stato diffuso in questi giorni nei comuni dell'alto polesine un ciclostilato intitolato Giù le mani dal San Luca, un titolo esplicativo per un progetto che mira a raccogliere tutte le risorse disponibili a salvare l’ospedale di Trecenta, indipendentemente dagli schieramenti e dalle appartenenze politiche.

Pubblichiamo di seguito l'intervento di Guglielmo Brusco, assessore provinciale alla sanità.


Problemi del S. Luca: come prendere in giro una comunità

Le vicende dell’Ospedale S. Luca hanno portato l’Altopolesine ad essere spogliato di 4 ospedali che poco più di 20 anni fa avevano circa 600 posti letto. In cambio ne abbiamo uno con soli 208 posti letto.
Agli altopolesani furono fatte promesse che non sono mai state mantenute. Si partì con una prima ipotesi di un nuovo ospedale con 500 posti letto, poi si passò ad un’altra che ne prevedeva 450 (quella presentata nel 1988 a Trecenta dal Presidente del Veneto Bernini e dal Dr. Gianni Tessari) per passare via via a 350, a 270, a 241, a 177, a 222 fino agli odierni 208.
Insomma, all’Altopolesine la Regione ha dato circa un terzo di quello che aveva promesso. In compenso però ha speso più del doppio.
Per cercare di essere concreto cercherò di fornire informazioni utili a capire la gravità della situazione. A proposito del S. Luca valutiamo qualche numero:
1 nel 1995 c’erano in totale 241 posti letto diventati 193 verso fine 2002 e 208 nel 2007. In sostanza ne abbiamo persi 33, pari al - 13,7%.
2 nel 1995 c’erano 97 posti letto nell’Area di Medicina contro i 76 odierni (- 21 posti e – 21,7%).
3 Sempre nel 1995 l’Area Chirurgica aveva 74 posti letto che oggi invece sono solo 52 (- 22 posti e - 42%).
4 L’Area Materno Infantile nell’anno sopraccitato aveva 30 posti contro i 20 attuali (- 10 letti e - 33%).
5 Nello stesso periodo passiamo dai 15 primari del 1995, ai 6 del 2002, per finire ai 3 del 2007 (- 12 primariati - 800%).
Se a questo aggiungiamo che:
- al Pronto Soccorso c’è poco personale per affrontare i bisogni della gente
5 si sono indeboliti in questi ultimi 4 anni i servizi di cardiologia e di oculistica
6 si è praticamente chiuso il reparto di Riabilitazione Pneumologica
7 si sono persi professionisti come il Dr. Furlani, la D.ssa Roveran, il Dr. Ronchin, il Dr. Fantinati, il Dr. Mari, ecc.
8 non si sono attivate le previste riabilitazioni
9 dopo le ore 17 al Pronto Soccorso di norma non si trovano pediatri, cardiologi e ortopedici
10 si è indebolito il servizio di otorino, ecc. ecc.
In compenso si sono rafforzati i Privati e si può ben capire che non siamo certo in buone acque. Non dobbiamo però perdere la speranza. Infatti laddove i servizi ci sono, grazie anche allo spirito di sacrificio del personale, la qualità delle prestazioni è buona e i cittadini vengono volentieri. Non è vero che la gente è scoraggiata dagli articoli che appaiono sulla stampa. La gente non va al S. Luca perché non trova certi servizi e certe figure. Per fare qualche esempio: chi va in un Pronto Soccorso con una frattura, sapendo che non c’è l’ortopedico? Chi porta sempre al Pronto Soccorso un bimbo, sapendo che non c’è il pediatra?
Insomma, dateci i servizi promessi per i nostri 85.000 abitanti e il S. Luca ritroverà il ruolo per il quale era stato costruito.

Guglielmo Brusco
Assessore provinciale alla Sanità


20.4.07

Giù le mani dal San Luca, Trecenta non sia secondaria a Rovigo

E' stato diffuso in questi giorni nei comuni dell'alto polesine un ciclostilato intitolato Giù le mani dal San Luca, un titolo esplicativo per un progetto che mira a raccogliere tutte le risorse disponibili a salvare l’ospedale di Trecenta, indipendentemente dagli schieramenti e dalle appartenenze politiche.

Pubblichiamo di seguito l'intervento del dott. Massimo Lincetto, consigliere comunale di Trecenta, rappresentante dell'Associazione per la difesa del San Luca.

No ad un unico ospedale su due sedi: Trecenta non sia secondaria a Rovigo

Ringrazio il Consigliere Comunale Michele Franchi, che s’è fatto promotore di questa campagna di sensibilizzazione ed informazione nei confronti della popolazione, sull’attuale situazione del S. Luca di Trecenta, per avermi invitato ad esprimere la mia opinione.
A lui, come a me ed ad altri amministratori, sono giunte e giungono le lamentele dei Cittadini per com’è attualmente strutturato ed organizzato il nostro ospedale. Sono le stesse persone che ci hanno delegato a rappresentarli e che l’attuale Amministrazione dell'ULSS sembra considerare così poco. Cittadini a cui dobbiamo invece dar voce e render conto. E’ evidente come il presente, ma ancor più il futuro, del S. Luca destano fondate preoccupazioni.
La mia opinione su com’è strutturata la sanità nell’Altopolesine, è nota da tempo. Le mie critiche sono iniziate ancora nel 2003, non appena s’è rivelato il piano gestionale dell’attuale Direttore Generale dott. Marcolongo. Piano poi attuato in sostanza, senza colpo ferire, nonostante le proteste di alcune figure istituzionali (poche) e grazie al silenzio di quegli amministratori (molti), che hanno troppo spesso ritenuto la materia sanitaria un tabù al di la delle loro competenze e/o capacità. Quasi un fastidio da delegare al “Tecnico” di turno. Spesso trincerandosi dietro alla realtà che ”tanto il Direttore Generale fa quello che vuole e risponde direttamente a Galan”; dimenticando che la politica è partecipazione, presa di posizione ed anche ricerca di soluzioni non codificate.
Il risultato di tutto ciò che noi oggi ci troviamo di fronte, discende dalla concezione di Marcolongo di avere: “un unico(!) ospedale su due(!) sedi”. Ciò significa, in estrema sintesi, che c’è una suddivisione dei compiti assistenziali: a Trecenta è relegata parte dell’attività programmata, mentre Rovigo copre l’acuzie (oltre a tutto il resto).
Non è un caso se tutte le strutture direttive o sono a Rovigo, o sono in procinto d’esservi trasferite. I due ospedali proclamati paritetici, hanno nella realtà peso specifico ben diverso ed evidente agli occhi di tutti noi. A Trecenta abbiamo un ospedale dove per troppe patologie si trova assistenza solo secondo l’ora od il giorno in cui si arriva. Dopo, tutti a Rovigo o dove meglio si preferisce.
Ma per Marcolongo questo non è certo un problema, tanto secondo lui (sono sempre parole del Direttore Generale) i cittadini altopolesani “sono abituati tropo bene” ed “è ora che imparino a spostarsi”.
E’ ora invece che la gente conosca queste cose, prenda posizione e si schieri anche contro quei politici locali che giustificano e sostengono l’operato di questo Direttore che tiene in poco o nullo conto la precaria viabilità esistente, l’età media avanzata della nostra gente, le sfavorevoli condizioni climatiche e la conformazione del territorio.
Non dobbiamo dimenticare mai che il S. Luca è nato lì, perché lì serviva. Ed è il risultato della riunificazione dei quattro ospedali prima esistenti in Altopolesine. Ora fattivamente vogliono toglierci anche questo? E in nome di cosa poi, forse della razionalizzazione? Una razionalizzazione che in molte province del Veneto è ancora solo sulla carta! O forse sulla base di chissà quale economia di gestione, che dall’analisi dei conti dell’ULSS 18 fatta dall’Assessore Provinciale alla Sanità (non ho letto smentite in proposito) tanto economica non pare.
O forse più semplicemente c’è dell’altro che al momento… ci sfugge.
Io e gli altri componenti il Tavolo di Lavoro, che a Trecenta opera in collaborazione con le Associazioni dei cittadini per la salvaguardia del S. Luca, abbiamo già portato nelle varie sedi istituzionali (Regione Veneto, V Commissione, Assessore alla Sanità Tosi, Comuni) questa problematica che riteniamo fondamentale ed irrinunciabile per il nostro territorio. Abbiamo raccolto le firme di protesta di oltre 5000 cittadini e ci battiamo, in modo trasversale alle varie componenti politiche, perché il S. Luca ritorni ad essere un vero ed autonomo ospedale per acuti e non una dependance di Rovigo. Se poi, all’interno della struttura, c’è spazio per delle “eccellenze” che ben vengano! Ma devono essere in aggiunta e non in sostituzione dell’operatività di base.
Attenzione! non lasciamoci abbagliare dal solito specchietto per le allodole.
L’integrità della salute è troppo importante per trascurarla. Non dimentichiamo che riguarda tutti, indistintamente dal credo e dalla fede politica, ragion per cui tutti siamo indistintamente chiamati ad impegnarci.
Solo se faremo sentire forte la nostra voce, possiamo ancora sperare di cambiare questa situazione che si consolida sempre più ogni giorno che passa.

Massimo Lincetto
consigliere comunale di Trecenta
rappresentante dell'Associazione per la difesa del San Luca.

18.4.07

Giù le mani dal San Luca: rimettere al primo posto il paziente

E' stato diffuso in questi giorni nei comuni dell'alto polesine un ciclostilato intitolato Giù le mani dal San Luca, un titolo esplicativo per un progetto che mira a raccogliere tutte le risorse disponibili a salvare l’ospedale di Trecenta, indipendentemente dagli schieramenti e dalle appartenenze politiche.
Il suo promotore, Michele Franchi, consigliere comunale di Ficarolo, ha aperto la pubblicazione con l'articolo che riproduciamo di seguito.

L'azione vessatoria della direzione generale ha portato disaffezione dei cittadini.

Parte un progetto per una sanità diversa. Per rimettere al primo posto il paziente.

E' tempo che chi amministra la nostra sanità torni ad ascoltare la voce della gente.


"Giù le mani dal S.Luca" è un progetto a cui ho dato vita e che ha l'obiettivo di sensibilizzare i cittadini sui problemi della sanità altopolesana, attraverso conferenze come quelle già realizzate a Bagnolo Po e Ficarolo e attraverso questo giornalino che verrà distribuito a cadenza periodica nei locali pubblici dell'altopolesine. Importanti alleati in questa battaglia sono l'ass. provinciale alla sanità Guglielmo Brusco, il dr Massimo Lincetto, cons.comunale a Trecenta e Piero Tosarello, in rappresentanza dei pazienti e dei familiari del reparto pneumologico del S.Luca. La gran parte dei politici altopolesani non sta facendo molto per difendere il nostro ospedale, sembra quasi si tratti di un tema di serie B. Parlando dell'argomento, suscitando interesse tra la gente, vogliamo indurre i parlamentari nonchè assessori regionali dell'altopolesine a rendersi conto della gravità della situazione, affinchè si diano da fare a livello regionale per un maggior rispetto della nostra sanità.
Già a partire dal prossimo numero del giornale spero di poter ospitare i vostri commenti, non importa se contrari o favorevoli al nostro operato o alla nostra opinione, l'importante e che se ne parli, che si discuta, che i cittadini tornino padroni della loro sanità.

Non si tratta di politica, alcune delle persone sopra citate (come me) sono di centro-destra, altre di sinistra; si tratta di sanità, un bene di tutti e per il quale è necessario, se non doveroso, superare certe barriere partitiche.
L'ospedale S.Luca di Trecenta era classificabile, fino a pochi anni fa, come uno dei migliori d'Italia nel suo genere. La struttura da un punto di vista del budget si automanteneva, la produzione ospedaliera causata dalla forte mobilità attiva riusciva a coprire le spese gestionali. Il pronto soccorso era in guardia attiva 24h su 24, con la possibilità di utilizzare gli specialisti nelle diverse branche. Soprattutto, l'ospedale S.Luca rappresentava un luogo sereno dove lavorare per i medici e per il personale infermieristico e un punto di riferimento per tutti i cittadini altopolesani.

Oggi non è più cosi. L'azione vessatoria nei confornti della struttura ha portato disaffezione del personale, riduzione dei ricoveri, dell'attività specialistica, della mobilità. Tuttavia, contrariamente a quanto si penserebbe, le spese sono aumentate, perchè meno pazienti significa meno introiti. I primari sono passati da 9 a 3, anche i posti letto con il recente accorpamento sono stati ridotti di qualche unità. Il pronto soccorso dopo le 17:00 non è più associato ad attività specialistica, laddove sia necessario un intervento più specifico il paziente è mandato a Rovigo. Per non parlare poi dei servizi e dei reparti venuti a mancare e di altri accorpati tra loro (pneumologia, cardiologia ecc ecc). Oggi la popolazione non trova più elementi di sicurezza nell'ospedale e si rivolge ad altre strutture, pubbliche (Ferrara, Legnago, Pieve di Coriano), o private (S.Maria Maddalena).
Ad aggravare la situazione si aggiungono i commenti del direttore generale Dottor Marcolongo, che in una recente Conferenza dei Sindaci, ha dichiarato che la rimodulazione organizzativa non ha portato alcun disagio per i pazienti. "Non sono i trenta chilometri che fanno la differenza, i pazienti erano abituati bene contro il loro interesse"-ha sostenuto Marcolongo, e poi ancora:"è bene che si sposti il paziente, non sempre decentrazione è eccellenza, a volte è decadimento. Si dice che prima l'opedale funzionasse bene, in realtà prima era considerato funzionante da chi non era attrezzato da un punto di vista tecnico. Noi abbiamo esperienza e i numeri ci danno ragione". Oltre a queste pesanti affermazioni è necessario sottolineare l'assoluto disinteresse del Dr Marcolongo verso il parere delle associazioni e degli amministratori che ne criticano o più in generale ne mettono in discussione l'operato. Non c'è da parte sua nessuna volontà di confornto.

Noi abbiamo in mente un'idea di sanità diversa da quella che attualmente viene messa in pratica in polesine, un' idea di sanità dove al primo posto non siano i bilanci, i soldi, gli interessi, ma dove al primo posto sia il paziente, la persona.
Per questo non possiamo dirci d'accordo con chi ritiene che Trecenta debba essere trasformata in una struttura secondaria rispetto a Rovigo, con chi ritiene che il paziente debba spostarsi. Si tratta di idee assurde, da falsi medici. Si spostino loro, vengano a sentire cosa ne pensa la gente.
Studiando il caso S.Luca emerge negli ultimi anni una precisa strategia: attraverso riduzioni di servizi, accorpamento di reparti, vogliono creare disaffezione tra la gente nei confronti del S.Luca. Il loro obiettivo è questo: vogliono diminuire il numero di pazienti e poi avere la scusa per chiudere l'ospedale.
A loro noi diciamo: giù le mani dal S.Luca, giù le mani dal nostro ospdale!!

Michele Franchi
cons.comunale Ficarolo
franchifranchi@libero.it

14.4.07

Giù le mani dal San Luca. A Canda pubblico numeroso e partecipe

La sala civica comunale era gremita giovedì sera a Canda, qualcuno è rimasto in piedi sulla porta d’ingresso. Il tema, evidentemente, era molto sentito dalla popolazione: il futuro dell’ospedale di Trecenta.
Giù le mani dal San Luca è un progetto che si è concretizzato con la pubblicazione di un ciclostilato diffuso in questi giorni. Il suo promotore, Michele Franchi, consigliere comunale di Ficarolo, ha introdotto la serata enunciandone lo scopo: raccogliere tutte le risorse disponibili a salvare l’ospedale di Trecenta, indipendentemente dagli schieramenti e dalle appartenenze politiche.
Subito dopo Guglielmo Brusco, assessore provinciale alla sanità, ha fornito una quantità di dati che mirano a dimostrare la fallimentare gestione dell’Asl 18 da parte del suo direttore generale, Adriano Marcolongo. Nonostante i tagli, le riduzioni di servizi e gli accorpamenti che hanno colpito, in particolare, il San Luca l’ultimo bilancio consuntivo reso noto si è concluso con un disavanzo record di 51 milioni di euro.
Stefano Pelà, sindaco di Canda, ha dichiarato che sull’ospedale di Trecenta non ci devono essere steccati: l’unico obiettivo è tenerci saldo il San Luca.
Per quanto mi riguarda ho raccontato le vicende del reparto di riabilitazione pneumologica attirando l’attenzione dei presenti sul ruolo del direttore generale dell’Asl e sull’importanza della mobilitazione popolare a difesa dei servizi resi dall’ospedale. Il problema attuale è garantire il ripristino dei posti letto per i pazienti pneumologici. E su questo ho chiesto l’intervento decisivo dei sindaci, le figure istituzionali che meglio rappresentano le comunità locali e le necessità della popolazione.
Gilberto Bianchini, in rappresentanza dell'Associazione per la difesa del San Luca, ha sostenuto che l’idea del direttore generale dell’Asl di un ospedale su due sedi, Rovigo e Trecenta, è deleteria per il San Luca. Ha citato, come altri intervenuti il grave problema della funzionalità del pronto soccorso dopo le ore 17 e nei giorni festivi e prefestivi. Bianchini ha riservato una nota polemica al presidente della conferenza dei sindaci Oscar Tosini di cui, ha dichiarato Bianchini, non condivide l’azione.
Michele Franchi, a conclusione degli interventi dei relatori, è tornato sul problema del pronto soccorso e ha ricordato che, in questi anni, i primari del San Luca sono stati ridotti da 12 a 3 soltanto. Suscitando un certo scalpore ha riferito alcune dichiarazioni del direttore generale dell’Asl in occasione della conferenza dei sindaci del 20 novembre scorso, quando ha affermato che alcuni medici andrebbero licenziati perché parlano troppo.
Dal pubblico sono intervenuti alcuni cittadini di Canda e l’ex sindaco di Lendinara Piero Bassani, il quale ha affermato che i comuni devono mettere i bastoni fra le ruote al direttore generale e ha proposto di non approvare, per protesta, il bilancio dell’Asl per i servizi sociali.

Pietro Tosarello

8.4.07

I medici di medicina generale criticano l'ASL 18

DOCUMENTO

Riportiamo il testo della lettera con cui la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, sezione di Rovigo, pone in evidenza una nutrita serie di problemi rilevati nella nostra Asl. Primo destinatario è ovviamente il massimo dirigente dirigente dell’Asl stessa, il direttore generale.
Si tratta di un documento molto specialistico che richiederebbe un approfondimento a scopo divulgativo. Data la rilevanza delle critiche avanzate rispetto alla gestione della sanità nel medio e nell’alto polesine abbiamo ritenuto opportuno pubblicarlo subito integralmente, con l’impegno a riportare eventuali approfondimenti in successive occasioni.

FIMMG
Federazione Italiana Medici di Medicina Generale
Sezione Provinciale di Rovigo – Via Silvestri 6, 45100 Rovigo
Tel. 0425 28426 Fax 0425 28620
Rovigo lì, 02 Aprile 2007

-AL DIRETTORE GENERALE ASL18 ROVIGO DOTTOR ADRIANO MARCOLONGO
-AL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI MEDICI DELLA PROVINCIA DI ROVIGO DOTTOR FRANCESCO NOCE
-AL PRESIDENTE CONFERENZA DEI SINDACI DELLA PROVINCIAA DI ROVIGO OSCAR TOSINI
-ALL’ASSESSORE ALLA SANITA’ DELLA PROVINCIA DI ROVIGO GUGLIEMO BRUSCO
-AL PRESIDENTE DEL COMITATO REGIONALE VENETO PER LA MEDICINA GENERALE
-AL SEGRETARIO REGIONALE FIMMG VENETO DOTTOR GIUSEPPE GRECO

Oggetto: criticità nella assistenza territoriale delle ASL 18 Rovigo della Regione Veneto

Il Direttivo Provinciale FIMMG, dopo valutazione approfondita e condivisa con gli iscritti
(Verbale assemblea del 28-03-2007) sull’andamento dei percorsi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione oltre che dei progetti ed interventi assistenziali finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di salute enunciati nei Patti Aziendali per il territorio in oggetto,
RITIENE DOVEROSO EVIDENZIARE LE SEGUENTI CRITICITA’ EMERSE:
A)
La mancanza di effettiva traduzione operativa dei progetti, elaborati, discussi e condivisi, relativi a patologie rilevanti e diffuse tra la popolazione che ha determinato:
· inadeguatezza delle risposte ai bisogni emergenti di tali patologie,
· sottoutilizzo delle potenzialità clinico - gestionali dei medici di famiglia e delle forme associative esistenti,
· scarsa integrazione fra i vari servizi distrettuali ed operatori delle cure primarie,
· dubbia razionalizzazione nell’utilizzo delle risorse.
B) La mancata elaborazione o attivazione di strumenti facilitatori nella gestione dei percorsi burocratici, correlati ai processi assistenziali, che ha comportato:
· rallentamenti nell’erogazione delle prestazioni,
· ulteriori disagi ed aggravi economici ai pazienti “fragili” ed ai loro famigliari,
· utilizzo improprio e spesso afinalistico dell’organizzazione del medico di famiglia,
· una burocrazia aggressiva sulle formalità e demotivante sulla sostanza ( richiamo scritto per una confezione di lancette pungidito in più, per contro assenza di un elenco aggiornato di pazienti diabetici)
· continue carenze nella gestione dei Piani Terapeutici, nella notifica delle esenzioni per patologia, nella applicazione delle note AIFA nonostante il contributo dato dai mmg per risolvere le lacune passate ed indicare soluzioni strategiche per il futuro che non fossero di danno per il cittadino e per il sistema,
· conflittualità e sfiducia dei cittadini nei confronti del SSN e degli operatori sanitari.
C) La diffusa sensazione che manchi, in chi deve programmare e gestire la risposta alle reali necessità dell’assistenza sul territorio, la sensibilità, la consapevolezza e l’autorevolezza per:
· lo sviluppo di processi di integrazione ospedale-territorio condivisi, visibili e valutabili oltre che sostenuti da risorse adeguate per la continuità delle cure nel paziente fragile (ADI, dimissioni protette, pazienti oncologici, progetto femore ?, progetto ictus ? percorsi assistenziali preferenziali o agevolati alternativi al ricovero)
· la costruzione ed organizzazione di interventi di prevenzione efficaci, duraturi e partecipati nelle finalità e nell’attuazione da tutti gli operatori interessati.
D) La mancanza di un progetto di partnership fra l’Azienda e la Medicina Generale che si basi:
· sulla condivisione nella formulazione e programmazione delle attività assistenziali sul territorio,
· sulla valutazione ed sul monitoraggio congiunti delle attività distrettuali ai fini di rendere gli interventi assistenziali sempre più consoni ai bisogni rilevati,
· sul riconoscimento puntuale dei sott’obiettivi raggiunti nei Patti attraverso una reportistica appropriata e verificabile,
· sul rispetto e sulla valorizzazione delle funzioni degli istituti previsti e delle commissioni istituite come strumenti di crescita per la professione e per l’organizzazione delle cure primarie.

Il Direttivo rileva come tali criticità costituiscano fattori di ostacolo al perseguimento di qualità ed appropriatezza nelle assistenza socio sanitaria sul territorio e siano altresì d’impedimento per una condivisione di obiettivi di salute per i futuri Patti Aziendali.

Con osservanza.

IL DIRETTIVO PROVINCIALE
FIMMG ROVIGO

7.4.07

Canda, "QUALE FUTURO PER L'OSPEDALE S. LUCA?"

Giovedì 12 Aprile
ore 21.00
presso la Sala civica (all'interno del municipio) del Comune di Canda

Incontro:
“Quale futuro per l'ospedale San Luca?”

Introduce Stefano PELA' - Sindaco di Canda

Interventi a cura di:

Michele FRANCHI
consigliere comunale di Ficarolo, responsabile del progetto “Giù le mani dal San Luca”

Pietro TOSARELLO
in rappresentanza dei familiari e dei pazienti del reparto di pneumologia di Trecenta

Guglielmo BRUSCO
assessore provinciale alla sanità

Gilberto BIANCHINI
consigliere comunale di Trecenta, in rappresentanza dell'Associazione per la difesa del San Luca

PARTECIPIAMO IN TANTI PER DIFENDERE IL FUTURO DEL NOSTRO OSPEDALE!

1.4.07

Ficarolo, approva odg per pneumologia al San Luca


Il consiglio comunale di Ficarolo, nella seduta del 29 marzo 2007, ha approvato all'unanimità la proposta di ordine del giorno che, come pazienti e loro familiari del reparto di pneumologia di Trecenta, abbiamo inviato ai comuni del distretto sanitario.
Ringraziamo gli amministratori comunali di Ficarolo.
Salgono così a quattordici i comuni che hanno approvato questo documento. Per quanto tempo ancora le deliberazioni dei comuni verranno ignorate dal direttore generale dell'Ulss 18?